Capitolo 3 "Il secondo incontro"

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KATHERINE'S POV

Cercai di cancellare la scritta, riuscendoci con fatica, per non farla vedere ad Alice. Non avrei voluto spaventarla ancora di più. Lei era forte. Più di me. Ma questo l'avrebbe terrorizzata. Una volta pulito tutto, sistemai e cercai qualcosa per far colazione. Appena aprii una delle antine della dispensa, sentii un rumore venire dalle camere da letto. Corsi in camera di Alice e vidi il ragazzo con la felpa bianca, ora sporca di sangue. Stava pugnalando Alice, ormai in una pozza del suo stesso sangue.

«No, Alice...» mormorai, portandomi le mani alla bocca per non urlare e non farmi notare.

Ad un certo punto, il ragazzo alzò il coltello e lo puntò alla gola della mia amica. Spostai lo sguardo, chiudendo gli occhi per non vedere la scena, sapendo che cosa sarebbe successo. Ero terrorizzata, disgustata e disperata. Avevo perso di nuovo qualcuno che amavo. Spostai lo sguardo verso il ragazzo, che ora stava leccando il sangue dal coltello, facendo un verso di approvazione. Subito dopo, incise quel maledetto sorriso sul viso della mia amica.

"Quel sorriso mi perseguiterà tutta la vita..." pensai, deglutendo a fatica.

Lo guardai, immobile, mentre lui si girò verso di me. Il temporale stava ancora infuriando e, quando un lampo lo illuminò, vidi il suo sguardo folle e il suo sorriso innaturale.

«Ora sei sola. Di nuovo» disse, soddisfatto.

«Tu sei Jeff, vero?» domandai, in un sussurro.

«Giusto. I tuoi genitori lo hanno scoperto, prima di morire. Così come la tua amica. Ora è il tuo turno» ribatté, facendo uno scatto verso di me.

Cominciai a scappare, uscendo di casa in pantaloncini e canottiera. Corsi più forte che potevo, sfiorando il mio limite di velocità, e mi inoltrai nel bosco. Diedi un'occhiata dietro di me, vedendo che il ragazzo mi stava raggiungendo senza fatica. Continuai a correre, evitando radici sporgenti e rami bassi ma, mentre mi guardai alle spalle, non vidi una delle radici. Inciampai e caddi. Mi girai sulla schiena, trovando Jeff sovrastarmi per poi inginocchiarsi al mio fianco.

«Ti prego... N-non farlo» supplicai, guardandolo negli occhi.

«Io devo farlo! Non capiresti mai. Come tutti gli altri» rispose, estraendo l'arma.

«Provaci... io non sono come gli altri» affermai, cercando di temporeggiare.

Jeff mi guardò e il suo sorriso sembrò diventare meno folle, ma comunque pericoloso. «Mi dispiace»

Alzò il coltello sopra la sua testa e lo abbassò di colpo. Chiusi gli occhi e aspettai il colpo, mentre le guance si rigarono di lacrime.

Jeff the Killer: il killer dannato e sexyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora