4 - Patto

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William sentì dei libri sbattere davanti alla sua postazione al grande tavolo do Grifondoro: "No, tu no!" fece sorpreso e scocciato allo stesso tempo.

"Cosa c'è Weasley? Ti da fastidio la compagnia?" chiese beffardo Lestrange sorridendo e mostrando i denti bianchi.

"La tua assolutamente sì. Sto ripassando un pezzo importantissimo per Cura delle Creature magiche e vorrei tranquillità!" sbuffò il rosso portando il libro più vicino a sé. Sembrava uno scherzo del destino, finita la storia della rissa, negli ultimi giorni si era ritrovato Lestrange ovunque, manco avesse un radar che gli permettesse di captare la posizione. Inoltre appena ne aveva l'occasione si piazzava da lui o in biblioteca o in Sala Grande con il puro scopo di distrarlo e infastidirlo. Il problema era che in quel caso William non poteva proprio farci niente.

"Spero che tu abbia da studiare e che non sia venuto qui con la scusa per darmi noia, non prenderò un altro richiamo per colpa tua" disse acido sporgendosi. Era abbastanza vicino da scrutare nel dettaglio quelle iridi tanto diverse e quelle ciuffo bianco che Copriva quasi mezzo volto. I lividi di entrambi si erano quasi rimarginati tutti ed ora si vedeva solo un lieve segno violaceo dove c'erano quelli più gravi.

Lestrange continuava a guardarlo come se stesse appestando qualcosa, e a William iniziò seriamente ad irritare quel viso odioso e acceso da una strana intenzione, quella di fargliene un'altra a tradimento. Non aveva nessuna intenzione di farsi cogliere di nuovo di sorpresa e qualunque cosa avesse in mente il Serpeverde, lo avrebbe colto preparato.

William sfogliava il libro vigile, assicurandosi di tanto in tanto che il rivale di fronte a lui non stesse allungando troppo le mani o che le sue gambe fossero perfettamente al loro posto. In quella posizione poteva capitare di tutto e non avere nessun aiuto, era come essere tra due fiumi con una sponda in comune, dove l'unico modo che hai per parare oltre è affrontare chi ti sta davanti.

Erano troppi giorni che lo vedeva troppo felice, non sembrava che l'ultima rissa lo avesse abbattuto come nel giorno stesso, o che lo zio fosse venuto in un soccorso fasullo solo per ottenere più ragione e poter eventualmente usare quell'arma in seguito, famiglie del genere venivano inquadrate subito e i Malfoy non facevano eccezione, quindi figurarsi i Lestrange...

Quel giorno in particolare di fine novembre non doveva essere in alcun modo rovinato, per William era importante quasi quanto ormai quattordici anni di duri sforzi e quel Mangiamorte non lo avrebbe mai mandato a rotoli. Quel giorno designato u a nuova vita e nuovi propositi, di solito si vedeva tale considerazione verso la fine dell'anno, ma per William era diverso.

Improvvisamente sentì il libro strisciare bruscamente lontano da lui, vedendolo prendere da Lestrange con quelle lunghe dita: "Ci credo che hai bisogno di concentrazione, con un libro di seconda mano è difficile studiare. O di terza quarta mano... si abbassa sempre di più il prezzo. Tuo fratello usa i tuoi immagino"

"Ma che diavolo vuoi Lestrange?! Lasciami in pace, non voglio finire un'altra volta in presidenza, e credo che non lo voglia nemmeno tu"

"Hai ragione Weasley, non lo voglio" fece Lestrange alzando le mani. I suoi palmi pallidi erano la chiara rappresentazione di chi era più falso di Giuda. Forse non avrebbe voluto finire in presidenza, ma questo non decretava che sarebbe rimasto fermo al suo posto. I suoi occhi erano pozzi di puro che già troppe volte avevano dichiarato la pura irresponsabilità delle sue azioni e troppo spesso William si era ritrovato in mezzo a risolvere la situazione per non perderci troppo. Era costantemente come essere ad un esame in cui non erano ammessi errori e l'occhio critico di chi ti osserva solo dall'esterno davanti solo un motivo in più per dubitare.

La Sala Grande era diventato il nuovo campo da combattimento, una nuova arena dove scontrarsi, solo a parole, ma taglienti come lametta affilate e denti aguzzi di bestia. I loro occhi penetravano uno nel volto dell'altro, in quel silenzio troppo improvviso che aveva spezzato in due la frase del Serpeverde e non aveva deciso che poteva continuare a parlare.

Ma le parole non servivano, la frase era già completa senza doverla pronunciare: non volevano finire in presidenza, ma questo non decretava la fine del loro scontro. Avrebbero avuto altre occasioni per verificare il dominare di uno sull'altro, solo non dovevano farlo davanti agli insegnanti o con occhi indiscreti che potessero spiare. Dovevano destreggiarsi un terreno dove le slealtà fossero impercettibili e invisibili anche al più attento degli osservatori, la voglia di umiliare il proprio avversario era tanta quanta la fame che stava serpeggiando per l'ora di pranzo.

"Dimmi una buona volta che cosa vuoi" disse acido William, deciso a voler cambiare postazione per non vedere ancora la faccia da serpe di Lestrange.

"Quella volta sei stato un emerito stupido, non eri stato tu a dire che la famiglia non doveva essere coinvolta?"

"E allora? Tuo zio era lì ed io che potevo fare?"

"Mmh. Tu sei convinto do aver compiuto una buona azione Weasley vero? Ma ti sbagli. Hai solo avuto l'occasione di mostrar ti per lo sprovveduto che sei"

William aggrottò la fronte. Quel ragazzo lo stava scrutando come un giudice guarda un imputato al Wizengamot. Non era difficile immaginare cosa gli passasse per la testa, i guizzi che aveva nelle iridi erano quanto più visibili. Balzavano da un lato all'altro degli occhi, vedevo gli angoli quasi fare da trampolino a quelle iridi furbetto che percorrevano quei millimetri in neanche un secondo, spostando spesso e volentieri lo sguardo sul foglio degli orari di William. Lui immaginava che lo avrebbe voluto vedere, ma non lo avrebbe fermato: voleva vedere il suo volto sorpreso nello scrutare tutte quelle.lezioni che lui non sarebbe mai riuscito a gestire.

Gli passò piano il foglio quasi invitandolo a prenderlo in mano. Osservò accuratamente i movimenti lenti di Lestrange mentre portava al volto gli orari leggendone uno per uno, spostando di tanto in tanto il pollice per vedere meglio. Il suo sguardo era interrogatorio, attento e riflessivo, si stava sicuramente chiedendo come William facesse a reggere quel percorso di studio. Un punto a suo favore poteva quasi sfiorarlo.

Però, con tutta la calma, Lestrange posò il foglio sul tavolo e glielo restituì con gli stessi movimenti lenti di prima: "È un caso che tu abbia scelto materie per lo più teoriche che pratiche?" chiese con quel sorriso di chi ti sta palesemente prendendo in giro. William rimase leggermente perplesso da un atteggiamento simile, Lestrange pareva aver visto niente di meno che un normalissimo pezzo di carta.

L'altro parve intuire la sua sorpresa, e alzando le sopracciglia e allargando il suo sorriso in un ghigno provocatorio, gli disse: "Non ci vuole chissà che mente per capire che usi una Giratempo, è l'unica cosa che ti permetterebbe di essere puntuale a tutti gli orari a meno che tu non abbia dei cloni in giro per la scuola" si sporse di più per avvicinare il suo volto a quello del ragazzo rosso, scrutando quegli occhi sorpresi di chi è stato colto a giocare sporco.

William lo maledisse nella mente, mentre cercava di non dare a vedere il suo sgomento più del necessario, avrebbe solo decretato una seconda vittoria facile per il rivale e un'altra umiliazione per lui. Quando combatti contro un avversario già sleale è bene non scoprire tutti i punti deboli e non scoprire tutte le carte prima del necessario, serve solo a dimostrarti più vulnerabile di quello che vuoi mostrare. Lestrange era forse uno dei peggiori avversari che gli potessero capitare, pareva avere occhi e orecchie dappertutto; spie e informatori per tutta la scuola nonostante lo odiassero tutti; godeva di troppe abilità per essere definito un avversario equo, e questo davanti solo ostacoli di troppo a William. Doveva guardarsi bene le spalle e attendere il momento propizio per colpire in basso.

Sostenne il suo sguardo in modo altezzoso, ebbe modo di guardarlo dall'alto in basso cercando di comunicargli che avrebbe giocato la sua mossa il prima possibile, poi raccolse le sue cose e si allontanò senza nemmeno salutarlo, ma da lontano sentì una frase che gli fece rivoltare lo stomaco: "Se vuoi proprio darmi una lezione, ti va bene la foresta proibita? Nel pomeriggio dopo le ultime lezioni" disse Lestrange molto tranquillamente, totalmente noncurante delle poche persone che avevano preso posto. William si fermò per un attimo, ma riprese a camminare senza voltarsi verso di lui per rifiutare. Chi tace acconsente.

Percorse il corridoio principale con ancora la sfida che gli frullava nella testa. Solo un altro motivo per finire nei guai, che poteva aspettarsi. In un primo momento volle quasi tornare indietro e dettare regole pulite, ma sapeva bene che non lo avrebbe ascoltato. A testa alta si sarebbe fatto vivo per rifiutare pubblicamente l'ennesimo pericolo, che lo avesse poi considerato debole non aveva importanza.

L'aula di Antiche Rune aveva un che di tranquillo in quel momento, troppo taciturni quei compagni così chiassosi. Parevano aver saputo tutto senza nemmeno che qualcuno avesse proferito parola, proprio come le solite volte.

Il testo che aveva davanti sembrava essere totalmente indecifrabile, e più si sforzava più quello pareva intimargli di tornare sui suoi passi e di rifiutare in tronco. Avrebbe dato un'altra vittoria a quello là? Certo. Ma che parlasse, se voleva essere espulso, avrebbe compiuto quel passo da solo e non in compagnia di un innocente, anche se era il suo peggiore nemico. Cercò di tradurre qualche riga, ma senza grandi risultati, non aveva la testa nel posto giusto e l'ora pareva troppo intensa tanto da fargli venire l'emicrania. Si massaggiò gli occhi sospirando, ancora una volta era caduto dentro una trappola, quante volte ancora sarebbe successo.

Appena fu l'ora prestabilita, prima che potesse scendere dal suo dormitorio, William si guardò allo specchio del bagno. Non aveva niente da rimproverarsi, non dovranno mostrarsi debole solo per aver rifiutato una sfida che sarebbe sicuramente finita in tragedia. Diceva essere forte e affrontare a testa alta le conseguenze. Dopo quella botta di coraggio, scese le scale.

******

Antheo stava appoggiato contro un albero secco ai piedi della foresta proibita. Era a debita distanza dalla capanna del guardiacaccia Hagrid perché non vedesse quello che aveva intenzione di fare. Non era mai stata un tipo terribilmente sveglio, ma questo non comportava certo che fossero fuori portata. Antheo aveva avuto modo di conoscerlo bene ogni qualvolta che aveva avuto Cura delle Creature Magiche. Si era ritrovato nel grande prato per cercare un Abraxian stallone e lo aveva visto dare da mangiare agli Snasi.

Weasley si faceva attendere, e Antheo già era pronto a credere che gli avesse dato buca per la paura. A lui piaceva definirla paura, ma sapeva bene che rifiutare quella sfida sarebbe stata la scelta migliore. Voleva vedere se Weasley fosse intelligente come tutti decantavano o se fosse solo un pallone gonfiato.

Non avrebbe usato la bacchetta, la magia, soprattutto quella minorile, era tracciabile e arrivare a lui, che usava magia oscura, era fin troppo facile. Finalmente lo vide in lontananza, era venuto davvero, allora era troppo determinato per riflettere sul da farsi come di deve. Lo vide azzerare la distanza a grandi passi, pesanti come quelli di un bue e lo vide fermarsi davanti a lui con le mani suo fianchi.

"Allora sei venuto" gli disse sorridendo beffardo.

"Non sono qui per quello che pensi Lestrange" lo interruppe lui "Sappi che non ci sto un'altra volta, non ti darò corda rischiando l'espulsione. Se tu vuoi sparire da qui, fallo da solo"

Antheo si leccò le labbra con un movimento lento e poco percepibile. Allora Weasley era molto più pacato di quello che credeva. Questo era positivo, ma lui di certo non aveva voglia di complimentarsi dandogli una soddisfazione.

Come un bravo Mangiamorte sa fare, per ottenere la vittoria su tutti i fronti si deve prima confondere l'avversario e colpire al momento più opportuno. Per questo motivo, gli attacchi diretti non erano la soluzione, si vedeva troppo la partenza e la colpa cadeva di netto, quindi occorreva adottare una precauzione che non avrebbe lasciato scampo a nessuno dei due. Un po'come decretare un regolamento che obbligasse entrambe le fazioni ad un gioco pulito in modo che nessuno potesse mettersi in mezzo, e stipulare un patto i inimicizia era lo stratagemma migliore.

Con quel patto, nessuno avrebbe potuto chiedere aiuto a nessuno, dovevano cavarsela da soli, in modo da poter dichiarare a trecentosessanta gradi chi fosse il migliore e chi dovesse soccombere.

"Non ho intenzione infatti di metterti nei guai Weasley, non oggi almeno" ridacchiò Antheo mostrando i denti.

"E che cosa vuoi allora?"

"Ho pensato che il nostro confronto debba ergersi su una base solida e impossibile da percorrere per enti esterni, quindi volevo propositi un patto" fece un paso avanti tendendo la mano "Un patto di inimicizia"

Weasley lo osservò confuso e incerto se accettare o meno. Antheo continuò: "Stipulando questo patto ci dichiariamo ufficialmente acerrimi nemici e ci comporteremo di conseguenza: nessuno dovrà porsi tra i nostri scontri e così noi non dovremmo colpire enti esterni che facciano parte della nostra vita, amici parenti... inoltre sapendo che siamo nemici non abbiano pericolo che qualcuno di noi giochi sporco visto che sarebbe lo scopo primario"

"Quindi tu mi stai proponendo di dichiararti mio nemico giurato e così facendo dovrei essere sicuro che non mi giocherà i un brutto tiro?"

Antheo allargò il sorriso, si aspettava una domanda del genere ma era proprio su quello che si basava il patto: spiegò che, essendo nemici, Antheo non poteva tradire Weasley visto che tra di loro non sorgeva nessun tipo di legame collaborativo; identificarsi come due fazioni diverse implicava che potevano aspettarsi tutto dal nemico ma che, proprio conoscendo le mosse, sarebbero stati in grado i capire se avessero attaccato o meno. Era una tipica strategia da Mangiamorte: la diffidenza era la migliore a le sta e solo se un determinato soggetto poteva essere utile alla missione otteneva una briciola di attenzione e di riguardo, fin tanto che fosse stato una buona risorsa.

Ed era la stessa che stava adottando Antheo: un patto di diffidenza che avrebbe potuto mettere i paletti tra i due e impedire che potessero tirare tiri mancini, perché le vigliaccheria venivano punite da entrambe le parti e chiunque fosse il boss o il leader era autorizzato ad esiliare tale trasgressore.

"Se ho capito bene, ti stai auto-limitando"

"Puoi vederla così. Dovresti essere contento Weasley, almeno sai che tra noi due non si metterà in mezzo nessuno" inclinò la testa verde sinistra scoprendo l'occhio più scuro dal ciuffo bianco "Non sono stato contento dell'intervento di mio zio, così come tu non vuoi che tuo fratello si metta nei guai, quindi ci comportiamo di conseguenza"

Weasley fissò la mano di Antheo ancora a mezz'aria, non era sicuro di voler accettare anche se le condizioni erano davvero allettanti. Era come se al burrone si fosse aggiunto un ponte che si sarebbe spaccato all'inizio e alla fine lasciando solo il corpo in mezzo, e guarda un po' Weasley e Antheo si trovavano proprio in mezzo. Quindi nessuno poteva intervenire tranne loro, nessuno rischiava, solo loro.


Charlie e Adreo sarebbero rimasti fuori dai giochi e così da ogni possibile problema che fosse sorto per futili motivi, se proprio dovevano finire nei guai lo avrebbero fatto loro due e basta, quindi non condannava nessun altro.

"Ok" disse infine, e per Antheo furono note soavi "Accetto, ma se tu per primo dovessi infrangere tale patto..."

"Morirò" disse molto tranquillamente Antheo brando si del viso sbalordito del suo avversario "Sai cos'è un patto infrangibile?"

"Non vorrai farlo davvero spero, ma sai quanto può essere pericoloso?! Sei forse impazzito?!"

Antheo ridacchiò, sapeva perfettamente quanto quel patto sarebbe risultato pericoloso per i due e proprio per questo motivo lo voleva pronunciare, avere il respiro della morte costantemente dietro al collo avrebbe di certo decretato una solida posizione di correttezza su entrambi i soggetti, impedendo così tiri bassi di tutti i generi.

"Hai paura Weasley? Ti tiri indietro?"

Weasley restò un attimo in silenzio, per poi decidere di accettare sapendo che tanto non avrebbe avuto altre scelte. Prese il polso dell'avversario e li ruotarono di novanta gradi.


Buon Sanguepuro non mente || Bill Weasley COMPLETATADove le storie prendono vita. Scoprilo ora