Dalla prima aggressione avvenuta durante il giorno di Halloween, se ne seguirono molte altre in giorni differenti. I sospetti su Lestrange erano sempre più fondati, eppure lui continuava a negare l'evidenza. Non riuscivano a spiegarsi perché volesse rendere le cose più difficili di quanto già non fossero, e intanto il numero di Grifondoro feriti in infermeria aumentavano pericolosamente.
Prima il cerchio era confinato solo sui ragazzi del suo stesso anno, o almeno dello stesso anno dell'aggressore secondo gli Auror; ma ultimamente si era esteso a quelli più piccoli e ad alcuni di un anno più grande. Le supposizioni lasciavano pensare che non ci fosse uno schema preciso e che il movente fosse totalmente inesistente.
Eppure, contro ogni aspettativa da parte di Charlie, William era restio e quella conclusione. Non era mai stato amico di Lestrange, anzi poteva giurare che lo odiasse più della peggiore delle minacce, ma c'era qualcosa che gli imponeva di dubitare della sua colpevolezza.
Non era una questione di amicizia, era una questione di sapienza. William era il peggior nemico in quel momento del Serpeverde, ma questo non implicava che per lui Lestrange era la causa di tutto. Qualcosa gli diceva che qualcuno gli stava giocando un tiro, lo stava incastrando ma non aveva idea né del perché né di chi potesse odiare il Mangiamorte più di lui. Sapeva perfettamente che Lestrange potesse essere il soggetto ideale, lui era perfettamente in grado di commettere una simile pazzia, ma proprio per questo non era colpevole: non era così stupido da farlo in un luogo e in un momento pieno di gente con l'alto rischio di essere scoperto.
"Sei proprio sicuro di quello che dici Bill? A me sembra forse l'unico sospettto possibile" gli disse Charlie una mattina, mentre si dirigevano verso le rispettive aule dopo la colazione.
"Mai stato più sicuro Charlie. Lestrange sarà anche un bastardo, ma non é stupido e sa a cosa va in contro se rischia troppo" fece William pensieroso. Per lui non vi erano vie alternative, si stupì di sé stesso: Lestrange era innocente fino al midollo. E la cosa lo fece stupire ancora di più al pensiero successivo: gli parve un'ingiustizia a tutti gli effetti. Lestrange stava già convivendo con l'arresto e la separazione dei suoi genitori, ed era chiaramente depresso. Ora imbrigliarlo anche in un'indagine senza uno straccio di prova era il culmine.
"E come fai ad esserne tanto sicuro?"
"Be' Charlie, non bisogna fare un grande ragionamento" disse William fermandosi davantivalla porta della sua aula "Devi solo metterti nella sua ottica: Lestrange è odiato da tutti sin da quando é nato, ha visto i suoi genitori finire in prigione e da quello che ho visto non se la passa bene con suo zio" si passò una mano tra i capelli ripendando a Lucius Malfoy "Lui è visto come una minaccia costante ed é ovvio che qualcuno voglia liberarsi di lui"
"Quindi tu credi che qualcuno stia agendo a danno suo?"
"Ne ho motivo, in effetti" fece William alla fine, poi salutò suo fratello e si diresse verso il suo banco nell'aula di Aritmanzia.
L'aula era ancora mezza vuota, molti studenti di Grifondoro erano ancora in infermeria e chi era stato dimesso riusciva a sostenere un tempo limitato di lezione. William vide che Lestrange non era presente, da un po' di tempo si rifiutava di uscire dal dormitorio e nemmeno alla Sala Grande si vedeva. Usciva solo per le lezioni per poi tornare nel suo piccolo spazio. William intercettò due amici del Serpeverde: Zabini e la Parkinson, che stavano parlando con un loro compagno, un certo Felix Rosier. Parevano arrabbiati o frustrati, si vedeva da come la Parkinson gesticolava con le mani e da come Zabini si abbassasse per parlare piano.
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Buon Sanguepuro non mente || Bill Weasley COMPLETATA
FanfictionFANFICTION Ad Hogwarts spesso capita di circondarsi di amici, nemici e rivali, compagni di studio o di squadra. Ma niente può descrivere il terribile rapporto che hanno avuto due maghi sanguepuro appartenenti a due mondi totalmente diversi: William...