CAPITOLO 7

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All'indomani del volo transoceanico, Tyler le concesse di dormire più del solito per riprendersi dal jet lag. Quando si svegliò, Addison era sola nella stanza d'albergo. Trascorse molto tempo nel bagno, affascinata dalla tavoletta che si alzava da sola quando lei si avvicinava e si chiudeva quando si allontanava, il tutto mentre nel locale si diffondeva la musica di Mendelssohn. Dopo una doccia veloce, si costrinse a lavorare, anche se era distratta dalla vista sul piccolo giardino.

Una volta aver trasmesso in ufficio uno dei rapporti via e-mail, contattò la guida che l'assistente di Tyler le aveva procurato, una donna affascinante di nome Michiko. Mentre lui era in riunione, infatti, non c'era motivo per cui lei non potesse fare un po' la turista.

Fece un giro turbinante, assimilando ogni cosa. Le stradine strette, i suoni e gli odori di Tokyo con qualche fermata per fare un po' di shopping lungo la via. Michiko la portò in un negozio molto particolare e lei acquistò un regalino per la signora Kobayashi.

Tornata in albergo, si vestì per la cena cercando di tenere a bada un improvviso attacco d'ansia. Quando Tyler entrò in camera, provò un inizio di sollievo finché non notò la sua espressione accigliata.

"Com'è andata la riunione?" gli domandò.

"Poteva andare meglio. Ho appreso che il mio concorrente è già stato qui e lui e la moglie hanno fatto un'ottima impressione su Kobayashi. Penso che lui abbia qualche esitazione per via della mia età. Per lo meno con una moglie ho superato una delle sue obiezioni," borbottò quindi tra i denti.

Sentendo quell'ultimo commento, Addison sentì il sangue raggelarsi nelle vene.

"Scusa... Cosa hai detto?" riuscì poi a domandare. "Ho sentito bene? Vorresti dire che avevi bisogno di una moglie per concludere l'accordo con quest'uomo?"

Ancora evidentemente distratto, Tyler scrollò le spalle.

"Fa parte delle sue aspettative. Il mio stato civile non ha niente a che fare con le mie capacità nel campo, ma avere una moglie spiana la via."

"Mi stai dicendo che mi hai sposato in modo che potessi appianare la strada per i tuoi accordi d'affari?" ribadì, sconcertata e quasi ferita nonostante il proprio approccio al matrimonio.

Non poteva essere veramente ferita, perché non provava niente per lui.

"I motivi per cui ti ho sposato sono diversi. Mi pare che te l'abbia dimostrato pienamente," aggiunse mentre la scrutava intensamente da capo a piedi. "Mi cambio e poi possiamo andare."

Nel giro di pochi minuti lasciarono la camera diretti al ristorante. Quando uscirono dall'ascensore, Tyler le prese il gomito, ma Addison sciolse il braccio in malo modo. Nonostante avesse intenzione di divorziare nel giro di sei mesi, riusciva a malapena a contenere la propria indignazione. Lui le rivolse un'occhiata incuriosita mentre salivano sulla limousine.

"Posso sapere qual è il tuo problema?"

"Tyler, avresti potuto sposare chiunque," esordì. "Perché hai scelto me?"

"Te l'ho già detto: hai catturato la mia attenzione."

"E poi non volevo una cerimonia fastosa... Anche questo ha giocato in mio favore, vero?"

Tyler si passò una mano sul viso, frustrato.

"Ascolta, non c'è motivo di fingere di essere irritata perché una delle ragioni per cui ti ho sposato è pragmatica. Ricordati che sei stata tu a insistere per il matrimonio."

La sua bocca si irrigidì.

"Nonostante il fatto che non fossi vergine quando hai detto ."

VOLAMI NEL CUORE (4° libro sui fratelli St. Vincent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora