CAPITOLO 8

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Addison stava finendo di mandare delle mail in ufficio quando la suoneria del cellulare le segnalò l'arrivo di un messaggio.

'Raggiunga il signor Grant a cena alle 18.30 per la manifestazione dei Philadelphia Business Owners. Abbigliamento casual. L'auto passerà a prenderla alle 18.00 a casa.

Si tenga libera per giovedì e venerdì sera. Dovrà raggiungere il signor Grant George Randall Museum per la premiazione dei LG Enterprises Scholarship Funds e per la Grand Celebration of the Arts sul fiume Delaware.

Seguiranno ulteriori dettagli.

S. Miles, assistente di Tyler Grant.'

Rimase a fissare il messaggio ricevuto dall' assistente del marito. Scosse il capo. Non era nemmeno un invito. Era un elenco di presenze richieste e lei doveva dire 'sì, signore'.

"Ma veramente? Ma per chi mi ha preso l'assistente? Be'... staremmo a vedere, signor Grant."

La sua temperatura crebbe col passare dei secondi. Riusciva a stento a contenere la propria collera. Ma tu guarda! Chi credeva di essere? Non aveva neanche cominciato a smaltire la sfuriata che arrivò un altro messaggio. Ebbe la fortissima tentazione di cancellarlo senza leggerlo, ma alla fine vinse la curiosità.

'Si prega di confermare. S. Miles, assistente di Tyler Grant.'

Aveva due parole per il signor Miles e il signor Grant, e non erano complimenti. Addison era così furiosa che rischiò di cominciare a urlare. Per evitarlo, contò fino a dieci. Venti volte. Prese un profondo respiro.

"Okay... Primo passo, ignorare l'ordine. Secondo passo, bloccare il numero dell'assistente di Tyler. Terzo passo, lavorare fino a tardi e programmare una lunga visita alla palestra. Tanti saluti, S. Miller e Tyler Grant!" esclamò lei sorridendo.

Tyler lasciò la cena in anticipo, chiedendosi perché Addison non si fosse fatta vedere. Una volta in auto, chiamò il suo numero, ma raggiunse solo la segreteria telefonica.

Era a dir poco irritato. Avrebbe anche evitato di partecipare alla serata, ma il presidente dell'organizzazione l'aveva supplicato... Non immaginava che gli avrebbero consegnato un premio per aver creato nuovi posti di lavoro in città.

Odiava trovarsi sotto i riflettori, soprattutto non apprezzava che gli venissero scattate delle fotografie, specie se c'era la possibilità che finissero sui giornali. Anche se il suo aspetto era cambiato parecchio da quando non era che un ragazzo, aveva sempre il timore che qualcuno potesse riconoscerlo.

"Questa sera è molto silenzioso, signor Grant," lo riscosse George dal sedile anteriore. "A cosa sta pensando?"

"Alle solite cose. Quest'oggi è stato un susseguirsi di telefonate internazionali e di riunioni, ho avuto a malapena il tempo di respirare," spiegò Tyler.

"Non ho visto sua moglie, di recente..." si avventurò George, indagando.

"Siamo stati entrambi molto occupati da quando siamo tornati dal Giappone," riprese Tyler. "Io ho il mio lavoro, e lei il suo. Anche se Dio solo sa, perché insiste a tenerlo... Non è che abbia bisogno dei soldi."

"È più indipendente di quanto si aspettasse, eh?"

"Già, è così, George."

Non riuscì a celare l'irritazione nel proprio tono.

"Se voleva un gattino addomesticato, non avrebbe dovuto sceglierne uno con le unghie tanto affilate," gli fece presente George guardandolo nello specchietto retrovisore. "Non mi sembra il tipo da prendere ordini, a meno che non li ritenga fondati."

VOLAMI NEL CUORE (4° libro sui fratelli St. Vincent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora