CAPITOLO 12

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I suoi occhi verdi furono attraversati da un altro lampo di dolore. Tyler riuscì quasi a credere che provasse rimorso. Quasi... Poteva pagarla e mandarla via. Poteva mandarla via senza darle un centesimo, in effetti.

Però sapeva di aver avuto una parte attiva nella fine di suo padre e l'amara realtà gli costringeva la gola. In quel frangente, non riusciva neanche a guardarla, ma più che altro perché si ritrovava davanti lo specchio dei propri peccati passati.

"Stanotte non mi fermerò qui. Tornerò in città."

Addison sbatté gli occhi per la sorpresa, come se si fosse aspettata che la cacciasse via. Tyler avrebbe voluto, ma qualcosa glielo impedì, e senza aggiungere un'altra parola se ne andò di casa.

Era caduto nella trappola più vecchia del mondo. Era stato così tentato di crederle, così deciso a proteggerla. Aveva pensato che lei potesse renderlo pulito, e l'aveva fatto, agli occhi del mondo esterno.

Con Addison come moglie, era facile per le persone dimenticare che il suo passato era quanto meno torbido. Tyler doveva fare una scelta: poteva liberarsi di lei, o tenersela stretta.

Poteva fargliela pagare per averlo usato, poteva renderle la vita un inferno, ma si chiese se col farlo non si sarebbe autocondannato alla stessa tortura. Non era una decisione da prendere sull'onda della rabbia. Aveva bisogno di tempo e di spazio.

Dopo una notte praticamente insonne, il mattino seguente, Addison andò a riprendere Pooh dal veterinario. L'affetto del cucciolo, per quanto ancora non rimesso completamente, le offrì un minimo di conforto mentre aspettava nel limbo la decisione di Tyler.

Avrebbe posto fine al loro matrimonio? Non riusciva ad immaginare che volesse restare con lei, ma ciò che la sconvolse fu il fatto che davanti a quella prospettiva non era tanto la preoccupazione per il futuro a tormentarla, quanto un inspiegabile senso di perdita...

Fu riscossa dalle proprie tribolazioni dallo squillo del cellulare, ma il sollievo ebbe vita breve.

"Addie, perdonami... Ho delle brutte notizie," esordì infatti la cugina.

"Che cosa succede?"

"Tori... Tesoro, tua sorella ha avuto un incidente," riferì allora Cynthia con voce tremula.

"Cosa? Come... Come sta?"

Il cuore in gola, le ci volle un attimo prima di domandare a raffica.

"Sta bene? È in ospedale? Cosa...? Dove...?"

"Calmati, ti prego. Siamo in ospedale," la interruppe la cugina. "Ha qualche graffio e qualche livido, ma niente di grave."

Fece una pausa, quindi riprese a voce più bassa.

"Addie, il problema è che... Victoria stava guidando... ubriaca."

Addison chiuse gli occhi e scosse la testa, sopraffatta dal senso di colpa. Cynthia l'aveva avvertita che Tori aveva dei problemi, ma lei aveva nascosto la testa nella sabbia, sperando che la sorella si rimettesse in riga da sola.

"Oh, mio Dio... Non ci posso credere..."

"Pensavo che dopo la vostra chiacchierata, andasse meglio, ma evidentemente, mi sbagliavo. Se solo potessimo allontanarla dalla gentaglia che frequenta... Tra l'altro, le spese per la macchina e per l'ospedale non saranno una passeggiata..."

"No... Uh... certo che no. Arrivo subito."

Senza stare a pensarci troppo, mise un cambio di vestiti in una borsa, mandò un messaggio a Tyler per avvisarlo dove fosse, e poi andò in cerca di Meg.

VOLAMI NEL CUORE (4° libro sui fratelli St. Vincent)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora