III

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Yoongi

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Yoongi

Le urla soffocate della donna gli rimbombavano in testa da almeno venti minuti. O forse di più, il ragazzino non ne era certo.
Erano strazianti, disperate e stava soffrendo. La donna stava soffrendo terribilmente per un motivo sconosciuto al ragazzo castano. Più si avvicinava alla porta bianca e più le sentiva chiaramente.

«Lasciami stare, ti prego. Ti prego» urlava tra i singhiozzi e gli strilli di dolore e il ragazzino tremava, avanzando verso quella porta. Era sempre la stessa che abitualmente lo tormentava da anni. Era bianca, di legno massiccio e aveva degli inserti dorati su tutta la cornice. Era una bella porta, molto elegante e sembrava appartenere alla casa di una famiglia ricca e aristocratica.
Eppure la paura che scatenava nel ragazzino era tale che solo guardarla a lungo gli provocava nausea e giramenti di testa.

"Non entrare", gli ripeteva la sua mente. Non entrare e piuttosto voltati e scappa via. La sua coscienza gli diceva che non era affar suo quello che stava succedendo lì dentro e che quindi non doveva impicciarsi ma non ce la faceva più.
Era stanco di sentire quelle urla continuamente. Voleva aiutare quella donna, scoprire perché e chi la stava facendo soffrire così tanto.
Aveva tanta paura però.
Si scoprì codardo e vigliacco. Sapeva che aprire la porta e interrompere quella tortura alla donna fosse la cosa giusta da fare.

Allora perché continuava a nascondersi dietro quella fottuta porta? Perché non riusciva a toccare la maniglia, abbassarla e spalancarla?
Perché non aveva il coraggio di fare la cosa giusta?
Se lo ripeteva ogni notte. Ogni notte da ormai 14 lunghissimi anni. L'incubo tornava a trovarlo e lui ritornava ad essere quel patetico e stupido ragazzino castano che non riusciva a fare la cosa giusta.

La donna urlò di nuovo in modo agghiacciante e il ragazzino si sentì gelare il sangue nelle vene.
Tremava mentre metteva un piede davanti all'altro e avanzava verso la porta.
Allungò una mano davanti a lui ed essa tremò vistosamente mentre si stringeva intorno alla maniglia.
"Andiamo fallo. Aprila e facciamola finita", si disse con grinta, cercando di infondersi coraggio ma passarono altri minuti e poi le urla della donna cessarono.

Il rombo di uno sparo riecheggiò al di là della porta e neanche quella notte il ragazzino fu coraggioso.
Lasciò andare la maniglia e scappò velocemente lontano dalla porta, senza sapere che cosa era capitato a quella donna in cerca di aiuto.

Mi metto seduto sul materasso e mi strappo quasi la maglietta sudata di dosso, cercando un minimo di sollievo e refrigerio contro la pelle bollente del mio corpo.
Mi asciugo la fronte e prendo profondi respiri ad occhi chiusi, cercando di scollegarmi dall'incubo e ritornare sulla terraferma.

"Quando ti senti ancora parte dell'incubo, prendi profondi respiri e attaccati a qualcosa della realtà".

Sfioro le lenzuola con le mani e riconosco il mio profumo sopra di esse e anche la puzza di tabacco che impregna la mia camera da letto.
Mi porto le mani sul viso e lo tasto lentamente, toccando il viso adulto, i capelli quasi bianchi dalla tinta, le sopracciglia folte e la mascella squadrata.
Sono io, sono adulto e sono nella realtà.

Secrets/Min YoongiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora