La Contessa Vampiro - Elisabetta Bathory

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Sebbene i casi documentati di vampirismo femminile siano rari e quasi mai riferiti a personaggi "importanti", la storia della sanguinaria Contessa Elisabetta Bathory fa da eccezione.

È storicamente risaputo che, presso alcune famiglie nobili, la tortura, la violenza e le pratiche a volte di dubbia moralità fossero più che comuni. Raramente se ne parlava, se non con profondo timore. Questo perché, date determinate condizioni sociali, i fatti venivano tenuti il più nascosti possibile e i colpevoli cercavano di essere altrettanto discreti, sebbene non sempre vi riuscissero. Era spesso compito dell'allora Re, o Imperatore che fosse, riportarli all'ordine.

Sappiamo bene che, a causa dei giochi di potere e dei vantaggi economici e politici, attaccare apertamente un nobile era un rischio anche per il sovrano più potente. La Chiesa stessa aveva spesso le mani legate, senza contare che gli appartenenti al clero erano tutti di nobili natali.

Eppure ci sono stati casi - pochi, ma famosi - in cui l'atrocità e la perversione si sono spinti talmente oltre il limite da non poter più essere ignorati.

Uno di questi casi è quello della Contessa Bathory.

A nord di Bratislava si trova la regione montuosa di Nyitra, ospite delle rovine di numerosi castelli, un tempo baluardo contro Turchi e Boemi, ove avevano residenza anche alcune famiglie illustri, legate ai regnanti d'Ungheria. Una di queste, la più famosa, è la famiglia Bathory, proprietaria del feudo Comitatus Bathoryani - che nel 1710 cessò di esistere, diviso fra tre acquirenti.

Il Castello più rappresentativo della famiglia Bathory si trova lungo la catena dei Piccoli Carpazi, a Cachtice. Questo castello viene spesso citato, nelle cronache storiche, come la fortezza scelta da Matei Corvin (cognato di Vald Tepes Drakula) per arginare i Boemi.

Il Castello è anche tristemente noto per le sue segrete, definite "flagitiosissimo mortalium".

Al tempo di Matei Corvin, il reggente del castello era il famoso Stephan Bathory, che riaccompagnò Drakula in Valacchia nel 1476, aiutandolo a riappropriarsi del trono del padre. Il castello Fagaras, che apparteneva a Drakula, finì anch'esso per entrare a far parte dei vasti possedimenti dei Bathory. Parte della storia che vi andremo a raccontare, si svolge proprio all'interno delle mura di questo edificio e nei suoi sotterranei.
Nel 1493, Stefano Bathory muore e il suo corpo viene sepolto in Valacchia.

A causa delle continue tensioni con l'Ungheria, nottetempo gli abitanti iniziano a infierire sulla tomba del Conte, perciò la salma viene nuovamente trasferita in un mausoleo vicino a Cachtice, costruito appositamente per accoglierne le spoglie. Al momento dell'apertura della tomba, però, il corpo risulta innaturalmente conservato e, a detta delle cronache, presenta quelli che per i Valacchi sono chiari segni di vampirismo, ma che i Bathory interpretano come inconfutabile prova di santità.
Negli anni seguenti, altre due salme appartenenti a membri della famiglia, quella di un uomo e quella di una adolescente, vengono ritrovate nelle stesse condizioni. Difficile per loro ricondurre ancora una volta tutto alla santità, considerando che negli anni diviene a tutti nota la passione della famiglia Bathory nei confronti dell'occultismo e del satanismo. Lo stesso Stefano aveva ospitato presso la sua corte il grande mago John Dee, al fine di approfondire lo studio della Pietra filosofale.
Ma, all'interno della famiglia, è Elisabetta Bathory quella che verrà definita come "L'intima del Demonio". Allevata nella magia nera da uno zio, una zia e dal fratello, la eserciterà poi essa stessa liberamente, protetta da alti prelati, voivoda, principi di Transilvania e dall'allora primo ministro di Ungheria Gyorgy Thurzo.

Ma facciamo un passo indietro.

Elisabetta nasce nel 1560 e, a quindici anni, sposa il ventiseienne Ferencz Nadasdy. Ha quattro figli e continua a esercitarsi nella magia nera, nonostante il controllo della suocera. Si colloca in questo periodo una lettera spedita al marito, che stava combattendo sul fronte valacco.

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