Dalla Pennsylvania al VHS

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di SimoneFar

Siamo nel 1968, La notte dei Morti Viventi è appena uscito, il 1970 è alle porte. Forse l'Età dell'Aquario non ha molto a che spartire con il nostro viaggio, quindi qui premiamo un po' l'acceleratore, almeno finché a bordo strada non appare un cartello che dice «Benvenuto negli anni ottanta».

Prima di andare avanti una precisazione. Troverete diversi titoli che vengono considerati zombie movie anche precedenti al 1968. Molto spesso, per esempio, si ama citare L'Ultimo Uomo sulla Terra, che è del 1964 e che oltre a essere un film di cui possiamo rivendicare orgogliosamente una fetta di paternità (è stato girato a Cinecittà) è sicuramente un film in cui si incontrano creature assimilabili agli zombie. Ci sembra però corretto continuare a considerare «l'ombelico del mondo» l'opera di Romero perché tutte queste altre pellicole hanno delle sfumature che, a prescindere dalla qualità, non può propriamente ricondurle al mito «pop» del non-morto che stiamo analizzando in questo viaggio.

L'Ultimo Uomo sulla terra, per esempio, è solo il primo dei tre adattamenti che otterrà il romanzo di Matheson «Io sono Leggenda» e si fa fatica a ridurre questa storia in particolare a un'infestazione di cadaveri ambulanti e alla lotta per la sopravvivenza della razza umana. Anzi, le conclusioni a cui si giunge sono completamente diverse.

Per la cronaca, il secondo adattamento del romanzo, che in Italia ottenne il titolo splendidamente kitsch di «Occhi bianchi sul pianeta Terra» disegnava le creature più propriamente come vampiri, oltre a tradire lo spirito dell'originale, tanto per far capire quanto il materiale di partenza fosse malleabile. Forse un vero e proprio zombie movie è solo il più recente «Io sono Leggenda», con Will Smith, che però, oltre a trattare il romanzo di Matheson, ha già sulle spalle decenni e decenni di rielaborazione del concetto.

Torniamo quindi sulla nostra strada, dopo questa breve deviazione, e affrontiamo l'arco di anni che va dal 80 fino ai primi anni 90, il paradiso del cinema trash, il crogiolo di meravigliose idee mal realizzate che solo nelle epoche successive abbiamo imparato ad apprezzare, la terra dei folli che, sfuggita al perbenismo, centrava la sua «poetica» sullo SPACCARE TUTTO.

Da dove nasce l'amore tra gli zombie e gli anni 80? Usando dei termini aulici (che è sempre delizioso usare, parlando di trash) forse la pulsione più riconoscibile è il bisogno di catarsi, la necessità di perdere i freni, distruggere i simboli di una società benevola e opprimente, insudiciarsi con lo stesso istinto con cui i bambini si rotolano nel fango dopo che la mamma gli ha chiesto di non sporcarsi i pantaloni.

Lo zombie, in questo senso, perde gran parte dei suoi simboli e diventa semplicemente l'uomo della strada, la persona normale, il borghese che incrociate sul marciapiede. Solo che, ridotto a zombie, veniamo legittimati a distruggerlo, spaccargli la testa, tirarlo sotto con la macchina. E, di contro, anche lui è legittimato a insozzarsi, a sporcarsi le mani affondandole nel nostro stomaco a mangiarci il cervello senza usare le posate.

È negli anni 80 che potete rintracciare lo zombie movie propriamente detto che, non a caso, va a braccetto con al diffusione del VHS. È immagine popolare quella del ragazzino quindicenne che, di nascosto dalla madre, riesce a contrabbandare nella sua cameretta film pieni di raccapriccianti mangia-cadaveri, da guardarsi quando sono tutti andati a dormire. Vista la natura di questi anni non possiamo parlare di film che seguono una linea comune oppure film che cercano di essere organici a un concetto, perché, come abbiamo detto, la base è fare un po' quello che si vuole.

Andiamo quindi dallo «Zombi 2» (che non era seguito di nulla) di Fulci, che recupera il mito Haitiano dello Zombie propriamente detto (1979) a «Incubo della città contaminata» (1980), sempre di un italiano, Lenzi, dove gli zombie hanno anche una carica radioattiva che li rende particolarmente frizzantini. Oppure parliamo di «Demoni» (1985) raffinato gioco metacinematografico ambientato a Berlino, degno di nota perché nella sua produzione troviamo i nomi di Lamberto Bava (regia), Dario Argento (collaborazione alla sceneggiatura), Claudio Simonetti dei Goblin (musica) e Sergio Stivaletti (effetti speciali), praticamente il gotha della factory horror italiana.

Raimi non ha mai usato veramente degli zombie, ma è vero che praticamente tutto quello che muore nella Casa (1981) e nella Casa 2 (1987) finisce sempre per rialzarsi e cercare di mordere qualcuno. Il regista potrà sfogarsi a far marciare letteralmente legioni di cadaveri solo nel terzo capitolo della saga, L'Armata delle Tenebre (1992) che però meriterebbe decisamente un discorso a parte.

George Romero, d'altro canto, non è che ha smesso di lavorare solo perché ha cambiato il mondo del cinema. A parte «La città verrà distrutta all'alba» che non è un film di zombie, ma a suo modo completa i discorsi della Notte dei Morti Viventi ed è quindi consigliato (1973), la saga reale dei morti viventi continua con «Zombi» (1978) e il «Giorno degli Zombie» (1985). Il titolame italiano, in questo caso, è irritante come a volte capita, perché «Zombi» avrebbe più giustamente dovuto seguire il titolo originale e essere «L'Alba dei morti viventi» e anche il terzo film avrebbe dovuto essere più correttamente «Il Giorno dei morti viventi». Se siete di quelli che mettete le schiene dei libri ordinate per case editrici sono certo che capite di cosa sto parlando.

Per chiudere questa non esaustiva carrellata citiamo «Splatters - Gli Schizzacervelli» che nel 1992 permette a un giovane Peter Jackson di dare una lettura ormai matura e scanzonata del genere.

Last but not least vi prego di non dimenticarvi che le pellicole che abbiamo citato fin qui, ognuna a suo modo, possiedono tutte una dignità cinematografica, ma che lo zombie movie propriamente detto, quello con la gente truccatissima e i monconi in cartongesso gocciolanti coloranti alimentari sono principi nel cinema trash, ovvero in tutte quelle produzioni a basso costo e distribuzione puramente home video che negli anni 80 hanno rappresentato un'industria nell'industria. Per i titoli non disturbatevi a cercarli, qualsiasi combinazione di «Orrore» «Terrore» «Morte» «Zombie» e poche altre parole dovrebbero darvi l'intera filmografia di questo tipo. Peccato che siano prodotti a oggi introvabili o quasi.

Bene. Troppi nomi? Troppe date? Come vi dicevo questa parte del viaggio è all'insegna della confusione. Lo so, vorreste un momento per riordinare le idee, magari organizzare meglio i vostri appunti, ma non abbiamo tempo! Non c'è mai tempo! Per questo ci fermeremo lì un attimo all'autogrill per i bisogni base e poi ripartiremo di slancio...

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