Quando era caduto sulla Terra, era piombato in un'enorme distesa d'acqua, provocando quella che sarebbe stata chiamata solo molti anni dopo "Fossa delle Marianne".
Da quel momento aveva sempre odiato l'acqua, e, essendone formata per il settanta per cento, anche la Terra. Era sporca, piena di quelle fastidiosissime creature che l'Altissimo aveva lasciato allo stato brado convinto di aver realizzato chissà quale meraviglia.
E poi c'era l'uomo.
Quante volte Lucifero, che fu Cherubino, e poi Satana, aveva maledetto Adamo per essersi fatto cacciare dall'Eden, e quante volte si era accanito ancora di più contro la donna. Eva aveva fatto sì che il suo Inferno, che nonostante tutti i disagi che comportava, era tollerabile, diventasse un incubo insopportabile ed eterno.
Per giustificare le loro azioni, quella massa animale degli uomini si era inventata che era stato lui, che agli uomini non si era mai minimamente interessato, a tentare la donna.
Tipico degli uomini attribuire le proprie colpe agli altri.
Così lui, che con l'umanità non aveva mai avuto problemi e che fino ad allora si era limitato ad invidiare l'ignoranza degli uomini, divenne il nemico che gli uomini avevano ingiustamente descritto.
All'inizio fu divertente tormentare i "figli di Dio", poi si accorse che ciò che si dice riguardo al perfezionamento delle proprie opere è vero: gli uomini erano dei fuoriclasse nel fare del male.
I metodi di Lucifero erano arcaici, leggermente cattivi; gli uomini invece sapevano essere diabolici: genocidi; guerre mondiali; campi di sterminio; bombe nucleari; attentati...
E per di più si distruggevano fra simili. Erano di una stupidità incredibile, ma dopotutto, anche l'Onnipotente aveva fatto del male ad un'altra creatura celeste, Lucifero per l'appunto. Forse è proprio vero che gli uomini siano stati fatti ad immagine e somiglianza di Dio. Si facevano del male a vicenda, lasciavano morire i propri figli, sopprimevano ogni ribellione con la violenza, erano incapaci di perdono. Se solo avessero potuto, avrebbero gettato tutti i loro nemici negli Inferi.
Inferi che, per altro, non esistevano. Lucifero non riusciva a spiegarsi in quale oscuro modo l'umanità potesse immaginare un Inferno peggiore della Terra.
La mente umana gli era incomprensibile, ma, visto che la schiera di angeli ribelli di cui narrava la Bibbia non si era mai presentata, Lucifero si ritrovò a colmare la solitudine con la compagnia umana.
Le guerre iniziarono poco dopo l'alba della civiltà, ma con "l'evoluzione" della società, i tormenti erano aumentati.
Abituarsi alla vita umana era impossibile. L'angelo caduto aveva visitato ogni luogo, frequentato ogni civiltà, ma nulla sembrava soddisfarlo, o per lo meno rendergli sopportabile l'eternità.
In più, l'assenza di invecchiamento gli rendeva impossibile trovare una stabilità per più di cinque-sei anni. I circa vent'anni che dimostrava e con cui appariva all'umanità erano una condanna.
Era stato un capo tribù mesopotamico, un'oratore greco, un conte austriaco, ma poi si era annoiato di avere tutti gli oneri che le posizioni di rilievo conferiscono. Da qualche secolo si era limitato a essere una minima parte della società; si era integrato in modo da tenersi occupato e poter scambiare due parole con qualcuno durante il giorno -senza quasi mai legarsi a nessuno, sia chiaro: la cosa non faceva per lui, e poi l'immortalità non era di certo d'aiuto-. Solitamente viveva in una qualche casa estorta con il controllo mentale a qualche proprietario volenteroso di sbarazzarsene.
Ma dal ventunesimo secolo in poi per ottenere un qualsiasi posto nella società era necessaria una laurea, una specializzazione, un curriculum... così era da più di un secolo che si occupava di cose microscopiche. Era stato un pescatore, poi un fornaio, per un breve periodo era stato cameriere. Nel 2019 era di nuovo in cerca di una dimora e un'occupazione.
Decise di tornare a Roma. Ogni tanto avrebbe creato qualche scandalo nella sede del pontefice per divertirsi, si sarebbe goduto i resti dell'impero...
Si impossessò di una casa a San Saba, grazioso e calmo quartiere vicino Testaccio, e trovò un posto nella biglietteria di un piccolo teatro lì vicino. Non aveva bisogno di uno stipendio in realtà, a lui bastava confondere il cassiere di un qualsiasi negozio e andarsene con quello che preferiva, ma onestamente, dopo migliaia di anni, non si ha più niente da vedere e un po' di doveri fanno sì che l'eternità passi più in fretta.
Il giorno che arrivò al teatro lo accolse la regista degli spettacoli, che dirigeva l'intero posto da quando l'aveva preso in affitto quindici anni prima.
Era una signora alta, robusta, con due guance gonfie e un volto sorridente. Era sulla sessantina, ma da giovane doveva essere stata molto bella. Gli disse che aveva fatto l'attrice prima di occuparsi di sceneggiature e messa in scena.
Si chiamava Maria Teresa e sarebbe un eufemismo dire che era entusiasta di avere un giovane "bello ed educato" -come aveva detto lei- lì al teatro.
"Avresti dovuto fare l'attore, con quel viso." Gli disse.
Lucifero, o Valerico, come aveva deciso di farsi chiamare ironizzando sull'origine tedesca del nome, che significava "Signore potente", non si sarebbe mai visto su un palco a fingere di interpretare storie che o aveva visto accadere dal vivo, o aveva osservato durante la loro stesura.
Il primo lunedì di settembre era già a lavoro per aiutare a sistemare il teatro prima della riapertura. Stavolta, oltre alla signora Maria Teresa, c'era tutta la troupe di attori, con i trovarobe, gli sceneggiatori, gli addetti alle luci...
Stava spostando un enorme scatolone dall'atrio al corridoio dietro il palco, fingendo di faticare. Lo scatolone gli oscurava la vista, così che non vide una persona con un'altra scatola venirgli addosso dalla parte opposta.
"Scusami, scusami, scusami." Disse la persona, che si rivelò essere una giovane ragazza, dopo avergli fatto cadere metà del contenuto del suo pacco addosso. Lucifero non si era mosso, il suo scatolone era immobile tra le sue mani salde.
"Guarda dove vai." Tagliò corto lui. Cercava di superare il corridoio, ma gli oggetti di scena caduti alla ragazza gli impedivano il passaggio.
"Sì, sì hai ragione. Ora tolgo tutto, colpa mia." La ragazza non la smetteva di agitarsi e di chiedere scusa, e ogni due oggetti che prendeva, gliene cadevano tre.
Lucifero decise di togliere da solo mantelli, maschere e tutto il resto dal pavimento, poggiando il suo peso di lato; la ragazza probabilmente ci avrebbe messo tutto il pomeriggio.
"Ah grazie mille! Non dovevi."
Valerico neanche le rispose.
"Comunque io sono Beatrice." Fece lei.
"Bene." Chiuse il discorso indesiderato lui.
In poco tempo e con una rapidità quasi disumana, Valerico riempì nuovamente la cassa di Beatrice, che, imbarazzatissima, non si era neanche fermata ad osservare il ragazzo. Era bellissimo.
I suoi occhi erano grandi, allungati e di un blu profondo e quasi caldo. I suoi capelli mossi tendevano ad un castano rame. La pelle era pallida e priva di imperfezioni, liscia e omogenea, se non che per il lieve rossore sulle gote. Gli zigomi e la mascella erano pronunciati, il naso dritto, come se qualcuno lo avesse tracciato con l'ausilio di una riga. Era alto, slanciato.
Sembrava provenire da un altro mondo.
"Ho finito." Disse secco lui vedendola ferma, a fissarlo.
Lei arrossì violentemente. "Ah beh... grazie ancora... e scusa."
Valerico fece per superarla nella direzione opposta, ma lei non riuscì a trattenere la sua curiosità.
"Mi sembra di non averti mai visto. Sei nuovo qui?"
"Ci sono da sempre." Disse lui, ormai voltatosi, senza preoccuparsi di cosa lei avrebbe pensato.
Lei credette solo di averlo indispettito troppo.
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Lux
Fantasy"A nessuno piace deludere il proprio padre, figuriamoci quando questo comporta di essere scaraventati all'Inferno." Lucifero voleva sentirsi potente come il padre; odiava le imposizioni, gli ordini, la militanza cieca per un'entità che non aveva mai...