Ai ragazzi non restava che trovare gli oggetti di scena necessari a ricreare una dimensione onirica; provare il tutto; dare allo spettacolo una forma convincente e pubblicizzare il più possibile la loro iniziativa. La prima serata di Sogno di una notte di mezz'estate sarebbe stata il sabato a venire; ovvero a soli cinque giorni dall'idea che avevano partorito.
Il tutto nella mente di Beatrice era fattibilissimo.
Trovare gli strumenti per la messa in scena fu più difficile del previsto. Matteo aveva setacciato Amazon: i prezzi erano altissimi. Poi si era buttato su Ebay: tutta attrezzatura poco funzionante.
La mattina dopo, a soli quattro giorni dallo spettacolo, i ragazzi andarono con la coda tra le gambe a chiedere una mano al resto della compagnia, escludendo dalle loro richieste d'aiuto Maria Teresa, che il giorno prima si era rifiutata categoricamente di entrare in quella faccenda.
Prima chiesero a Flavio, che data l'età non disponeva di molti contatti. Poi fu il turno di Rashad, che provò ad indirizzarli da un suo amico che vendeva elettrodomestici; Matteo chiamò il negozio per ricevere in risposta un: "io posso venderti un microonde". Chiesero a Donatella, che non sapeva neanche cosa fosse una macchina per il fumo e, disperati, anche a Domenico, che in tutta risposta dichiarò loro che quell'idea non aveva senso.
"Non ti abbiamo chiesto questo." Rispose rude come suo solito Valerico. Il ragazzo si azzittì e finse di dover andare urgentemente al bagno.
Alla fine provarono con Riccardo, che ancora prima di Domenico aveva affermato di ritenere il loro piano "senza speranza" e che, avendo più agganci di loro con il mondo del teatro, non avrebbe sofferto neanche molto per la temporanea perdita di lavoro.
Beatrice, che aveva proibito duramente ai ragazzi di fare quella richiesta al collega più adulto, in quanto fossero a suo parere "privi di tatto", si avvicinò all'attore quasi saltellando.
"Hey, Riccardo, non è che, vista la tua notorietà, conosci qualcuno che possa procurarci quell'attrezzatura di cui abbiamo parlato ieri? Se non ti reca imbarazzo chiedere in giro, ovviamente."
Il tono di Beatrice era stato tanto suadente, falso e impostato che Matteo dovette mordersi la lingua per non ridere.
"I fumogeni e la pittura splendente?" Chiese scettico lui.
"Sì, diciamo che possiamo dire anche così." Rispose accondiscendente la ragazza, celando la sua frustrazione.
"Scusa, toglimi prima una curiosità: voi siete veramente convinti che far salire due spettatori sul palco sia il modo per trasformare il nostro teatro in un'attrazione irrinunciabile?"
"Questa è l'idea..." Ammise Beatrice.
"Bea, veramente, mollate la presa. Avete vent'anni, sapete quante occasioni di lavoro vi si ripresenteranno?"
Beatrice non si trattenne. "Riccardo, scusami, ma tu a questo teatro, a queste persone, non ci tieni per niente?"
Riccardo sembrò pensarci su, poi abbassò lo sguardo. A Valerico sembrava un bambino colto dalla madre con le mani nel barattolo di marmellata. "E' che ho più esperienza di voi, so come vanno a finire queste cose..."
Nonostante il tono disilluso e conclusivo della sua ultima frase, l'uomo continuò. "...ma è pure vero che l'idea di tornare allo squallido teatro di mio zio mi disgusta." Fece una pausa, poi riprese con un sospiro, quasi come se l'informazione che stava per cedere ai ragazzi fosse stata estorta con la forza. "Comunque, io conosco un amico di un amico che gestisce una discoteca. Penso che abbia della vecchia attrezzatura -macchine del fumo e luci stroboscopiche- che non usa , oppure posso sempre riscattare un vecchio favore e chiedergliele in prestito."
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Lux
Fantasy"A nessuno piace deludere il proprio padre, figuriamoci quando questo comporta di essere scaraventati all'Inferno." Lucifero voleva sentirsi potente come il padre; odiava le imposizioni, gli ordini, la militanza cieca per un'entità che non aveva mai...