Scontato dire che Valerico all'aperitivo mondano con dei bambini che avevano un trecentocinquantesimo della sua età non ci andò. Gli invitati, ossia i "giovani", erano Matteo, Flavio e un tale Stefano, il ragazzo di Beatrice, anche lei presente.
Il giorno dopo, alle prove, Matteo, che dopo le due frasi che si erano detti il pomeriggio precedente aveva creduto di potersi prendere tutta la confidenza del mondo, lo salutò sollevando la mano con un "Batti cinque bro!"
Valerico non rispose. In primo luogo non voleva salutare il ragazzo come se fosse suo amico, poi non aveva idea di cosa fosse un "bro".
Le prove progredivano bene, la memoria di Valerico era impeccabile: in tre giorni aveva imparato la parte meglio di chiunque altro, eccetto Rashad forse.
Il giorno dello spettacolo si avvicinava sempre di più e, il pomeriggio prima della messa in scena, Valerico era riuscito a non intraprendere ancora una conversazione che non fosse di circostanza con la compagnia. La sua figura era avvolta nel mistero, per gli altri non provava la minima curiosità.
Venne un po' prima dell'orario di apertura: c'erano molte cose da organizzare prima dello spettacolo.
Il posto di Valerico in biglietteria fu assegnato temporaneamente ad un adirato Stefano, che Beatrice aveva pregato di venire a dare una mano. Ci mancò poco che il ragazzo non chiese di essere pagato.
Il pomeriggio passava ad un ritmo frenetico e, pur negandolo, Valerico iniziava a sentire qualcosa nello stomaco. Aveva paura di essersi ammalato per la prima volta in vita sua. Si sedette a bordo del palco, davanti ad una platea vuota.
Beatrice notò lo sguardo spaesato del ragazzo mentre era intenta a sistemarsi il vestito. Senza pensarci due volte gli si avvicinò. "Tutto bene?" Disse sedendosi vicino a lui.
"Sì."
"Giusto per curiosità, rispondi sempre in modo così ermetico, o sono semplicemente io che non ti vado a genio?"
A Valerico venne da sorridere, ma si trattenne. Quell'improvvisa risolutezza dalla timida ragazza che gli aveva fatto cadere uno scatolone addosso lo sorprendeva.
"Ti è mai capitato di..." Cominciò il ragazzo facendo una pausa per trovare le parole adatte, "...di sentire un peso sopra lo stomaco?"
"E di respirare a fatica? Non sai quante volte..." Rise lei.
"Cos'è? Come si risolve?"
Beatrice avrebbe potuto ridere di quell'affermazione, ma capì che non era il caso.
"E' l'ansia da prestazione, guarisce con l'esperienza e con la fiducia in sé stessi."
"Devo fare esperienza, allora..." Concluse lui.
"...e io trovare fiducia in me stessa. Ho questa sensazione dalla mia prima volta su un palco."
Valerico non sapeva perché la ragazza gli stesse raccontando di lei. Non si conoscevano, e lui non aveva di certo fatto buona impressione.
"Quindi," continuò Beatrice alzandosi e sistemando le pieghe del vestito da Ofelia, "di sicuro non sei solo."
Poi fece per andarsene, ma prima di sparire dietro le quinte aggiunse sussurrando: "E questo accade anche ai migliori. Matteo fa tanto lo spavaldo, ma la prima volta che è salito su un palco ha vomitato il pranzo sul fantasma di Canterville, ma non dire che te l'ho detto." E sparì.
Valerico si sentiva inspiegabilmente più leggero.
-
Il sipario si aprì e apparvero Matteo e Flavio, che oltre ai loro ruoli principali interpretavano due guardie reali.
"Chi è là?"
"No, parla tu. Fermati. Chi sei?"
"Lunga vita al re!"
-
La prima impressione di Valerico davanti al pubblico, fu quella di sembrare un giullare di corte, ma, avendo la prima battuta a seguito di quelle degli altri attori, ebbe modo di osservare le reazioni degli spettatori: nessuna risata, solo attenzione.
Presa la parola poi, il gioco divenne sempre più facile. Il ragazzo era diventato Amleto, niente esisteva più se non la scena.
La prima scena che aveva provato con Beatrice volò via con una naturalezza incredibile.
Poi arrivò il momento che tutti stavano aspettando: il monologo di Amleto.
"Essere o non essere: questo è il problema: se sia più nobile all'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di problemi e combattendo disperderli...
Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl'insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell'uomo borioso, gli spasimi dell'amore disprezzato, gli indugi della legge, l'insolenza di chi è investito di una carica, e gli scherni che il merito paziente riceve dai mediocri,"
a questo punto si fermò impercettibilmente, pensando a suo Padre, ma poi il personaggio prese il sopravvento "quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?"
Finito l'atto, il pubblico esplose in un applauso, ma la conclusione era ancora lontana.
"Muoio, Orazio." Disse Valerico rivolgendosi a Matteo, che gli fece un occhiolino d'incoraggiamento senza farsi notare dal pubblico. Valerico l'avrebbe strangolato.
"Il veleno potente artiglia la mia anima.
Non potrò sentire le notizie dall'Inghilterra,
ma predico che il re eletto
sarà Fortebraccio. Morendo gli do il mio voto.
Diglielo, e digli i fatti gravi e minori
che mi hanno spinto..." Fece una lunga pausa. Chissà cosa si provava a morire.
"Il resto è silenzio."
Ce l'aveva fatta, la sua parte era finita, ora doveva solo rimanere sdraiato e ricordarsi di respirare. Niente era andato storto, nessuna catastrofe -non ancora, almeno- era sopraggiunta.
I personaggi in scena conclusero lo spettacolo, poi, sollevando i corpi dei personaggi deceduti, lasciarono la scena marciando.
Il sipario si chiuse, e solo allora il magico silenzio si spezzò: il piccolo pubblico applaudì con la forza di una platea cento volte più grande.
Gli attori salirono tutti sul palco, Amleto al centro, al suo fianco Ofelia da un lato, Orazio dall'altro. Si inchinarono ricevendo i complimenti del pubblico.
Valerico non riuscì a guardare in faccia nessuno, la sua testa era persa tra una leggera euforia e una storia cinquecentesca.
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Lux
Fantasy"A nessuno piace deludere il proprio padre, figuriamoci quando questo comporta di essere scaraventati all'Inferno." Lucifero voleva sentirsi potente come il padre; odiava le imposizioni, gli ordini, la militanza cieca per un'entità che non aveva mai...