3 - Essere o non essere?

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"La bella Ofelia! Ninfa, nelle tue preghiere ricorda tutti i miei peccati."

Valerico si sentiva un idiota, ad ogni battuta, Maria Teresa gli chiedeva di scandire sempre più le parole. Sembrava che si stesse rivolgendo a qualcuno con problemi di udito.

"Mio buon signore, com'è stata vostra altezza in tutti questi giorni?"

Beatrice continuava nella sua parte come se il suo interlocutore non contasse, che fosse Domenico o il nuovo arrivato, lei era troppo presa a parlare con Amleto.

Valerico si perse nei proprio pensieri e, a fine battuta, stava ancora riflettendo su quanto dovesse sembrare ridicolo. Fu Maria Teresa a riportarlo alla realtà con il suo "Avanti, non essere timido."

"Vi ringrazio umilmente, bene."

"Monsignore, ho dei vostri ricordi che da parecchio desideravo restituirvi. Vi prego, ora, di riprenderli." Continuò Beatrice, che probabilmente avrebbe dato la sua risposta anche se lui non avesse fatto la sua battuta.

"Io? No, no. Non vi ho mai dato niente." Disse piattamente l'effimero Amleto, continuando a leggere dal copione.

Beatrice nei panni di Ofelia, rispose.

"Sì, mio onorato signore, lo sapete benissimo, e con essi m'avete dato parole formate di sospiri così dolci che li rendevano più preziosi. Ma il profumo è andato, dunque riprendeteveli. Per un animo nobile i doni più ricchi perdono tutto il loro valore se i donatori non gli sono più amici. Eccoli, monsignore."

Valerico perse il segno sul copione è si bloccò.

Claudio gli sussurrò a bassa voce: "Ah, ah! Siete onesta?"

"Questo dialogo non si regge in piedi!" Se ne uscì finalmente Valerico con un esasperato gesto delle mani.

"Ma come?" Intervenne Beatrice. "E' uno dei momenti più struggenti della tragedia: quello in cui Ofelia capisce di non poter contare più su Amleto e che la condurrà infine alla morte!"

Era la prima volta che Lucifero sentiva la ragazza alzare la voce e non assentire a tutto ciò che le si diceva.

"Ma su, i ricordi da restituire."

"E' poesia, se fosse verosimile non aggiungerebbe nulla alle nostre vite."

Poesia? Lucifero non si era mai soffermato molto sulle invenzioni umane. Dalla ruota al carro armato, per lui ogni innovazione non era che un modo per avvicinarsi alla figura del Creatore, per soddisfare l'ego dell'uomo. Ma non aveva mai riflettuto su tutte quelle strane usanze umane (l'arte, la poesia, la musica...) che non erano volte ad aumentare la potenza umana, ma solo ad intrattenere. Arti fini a sé stesse.

Anzi, non fini a sé stesse, ma ad "aggiungere qualcosa alla vita". Il teatro non era un'imitazione della vita, ma un mondo a parte, che aveva il compito di sollevarti dalla realtà.

Lucifero aveva capito in passato che le situazioni e i personaggi frutto dell'immaginazione umana potessero essere inverosimili, ma mai aveva pensato che anche i comportamenti umani, se romanzati, potessero sembrare irreali.

"Hai ragione," ammise lui, cedendo per quella che forse era stata la prima volta in vita sua, "allora, ricominciamo?"

Beatrice accolse volentieri la sua proposta. "Con piacere!"

Valerico questa volta provò ad assaporare le parole. "La bella Ofelia! " Incominciò, facendo subito una pausa per guardare la Ninfa negli occhi. "Ninfa, nelle tue preghiere ricorda tutti i miei peccati."

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