13 - Infranti come cocci

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Beatrice si avvicinò alla vecchia. Donatella sembrava pietrificata, con le mani aggrappate al viso come nell'urlo di Munch.

La ragazza vide Valerico allontanarsi senza dire una parola, poi osservo la carta che il ragazzo aveva lasciato cadere per terra: tarocco numero XV; il diavolo.

Chissà cosa doveva aver pensato Donatella. Probabilmente il ragazzo, non sapendo come affrontare la crisi isterica della donna, se n'era andato imbarazzato. L'avrebbe chiamato , ma prima dovevano calmare Donny.

"Donny? Donny!"Esclamò Maria Teresa all'amica. "Donny! Riprenditi! Ti rendi conto che hai spaventato il ragazzo? E' scappato!"

A quelle parole la donna sembrò riprendersi. "Ha paura di essere scoperto! La carta! La carta!" La vecchietta si chinò a prendere il tarocco, poi riprese nel suo delirio, mostrandola ai presenti. "E' il Diavolo! E' dentro di lui! Ve l'avevo detto, è posseduto!"

Matteo, con la sua solita calma intervenne, prima con un 'Ma senti questa', poi prendendo il braccio a Donatella. "Va bene, Donny, su, ora andiamo a casa, che mi sa che hai un calo di zuccheri... le prendi le pillole per il diabete, sì?"

La donna lo guardò adirata. "Ma quali pillole? Non sono pazza: lo dice la carta!" Continuò lei agitando il tarocco.

"Giusto, giusto, guarda ora vado a parlare con il mio prete e ti giuro che entro domani libererò Valerico dal suo demone." Rispose affabile Matteo, per poi rivolgersi a Beatrice. "Lo chiami tu Don... Alberto, ve'?"

"Ma chi...?" Gli iniziò a chiedere confusa l'amica. Matteo le rivolse uno sguardo truce. "Il nostro vecchio parroco Beatri', quello esperto in possessioni demoniache!"

Beatrice si sentì stupida per non aver capito. "Ah sì... Alberto! Ho anche il numero! Sì, sì, Donny, entro domani non ci sarà più alcun... cosa hai detto che aveva Valerico?"

"Il demone! Il demone!" Ripose nervosa Donatella.

"Sì, esatto, il demone, è proprio la creatura che Don Alberto affronta meglio." Continuò Matteo. La compagnia li guardava con pietà, o forse guardava solo Donatella in quel modo, visto che si stava lasciando convincere dalle bugie dei ragazzi.

"Ti accompagno a casa?" Le chiese poi Beatrice quando la donna tornò a respirare ad un ritmo regolare.

"No, no ragazzi, ci pesiamo noi." Propose Claudio, a cui Beatrice era grata per averle evitato un tragitto in macchina con una pazza.

Portata via Donatella, la compagnia si dileguò rapidamente. Valerico non aveva mai assistito ad una di quelle scene, ma gli attori avevano ben presenti le ossessioni della loro collega: c'era stata una volta in cui aveva rifiutato di venire a teatro perché un gatto nero le aveva attraversato la strada; il giorno in cui aveva scoperto l'orientamento sessuale di Matteo, lo aveva accusato di venire dagli Inferi; per non dimenticare la volta in cui aveva visto Rashad pregare e era stata convinta che anche lui appartenesse ad una setta.

La vecchietta era disinformata, bigotta, ma non cattiva... forse giusto un tantino superstiziosa.

"Dobbiamo andare a parlare con Valerico, che dici? Non vorrei che pensasse di aver fatto prendere un infarto a Donatella." Disse Beatrice all'amico mentre si dirigevano nella macchina di lei.

"Bea, io devo vedermi con... su dai quel ragazzo di cui ti avevo parlato... cioè niente di serio, ma... ho da fare." Le rispose imbarazzato Matteo.

"Ah... E NON ME LO DICI?" Esclamò fintamente arrabbiata lei, ma tradita dal suo sorriso. "Buona fortuna, Matte'." Concluse.

"Ma che fortuna! Io ho proprio talento per queste cose." Disse lui ammiccando.

"Cretino," rispose lei, "a proposito, sai dove abita Valerico?"

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