6 - Testa d'asino

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Quando i primi uomini erano arrivati sulla Terra, Lucifero, con le sue capacità divine -limitate rispetto alle precedenti, che aveva perso una volta lasciato il Regno dei Cieli, ma comunque straordinarie- aveva provato a sottometterli. Purtroppo, dopo soli pochi millenni di evoluzione, gli uomini avevano smesso di venerarlo e, avanzati tecnicamente, avevano iniziato a dargli la caccia.

Da allora stava ben in guardia dal mostrare la sua vera natura e, suo malgrado, si era finto un uomo.

Quindi si può immaginare quanto fosse preoccupato all'idea che la combriccola teatrale realizzasse che fosse lui la causa di tutto.

L'unica cosa che lo aveva lasciato abbastanza tranquillo da tornare a lavoro il lunedì seguente era il fatto che, dalla nascita della psicoanalisi, la razza umana era diventata restia a credere a fenomeni paranormali.

Quello che non sapeva era che Donatella, la quale, sebbene assente, era stata informata di tutto da Maria Teresa, di cui era amica, credeva in fantasmi, ghoul, vampiri, streghe...e tutto ciò che aveva un lontano legame con il fantastico. In più era nota per la sua speciale lettura di tarocchi.

Il suo responso era chiaro: date le circostanze, Valerico era uno stregone oscuro.

Per fortuna di questo però, Maria Teresa era una donna pragmatica, che aveva liquidato la stramba ipotesi dell'amica. Non era la prima volta che Donatella ipotizzava teorie assurde.

Restava però strano il motivo della situazione caotica della cena; tutti avevano cercato su internet o visto il telegiornale, ma nessuno aveva trovato notizie su terremoti o, come aveva proposto Riccardo, campi eletromagnetici.

Lunedì mattina Valerico si presentò al teatro in anticipo, come niente fosse. Nessuno gli rivolse la parola, se non per il "Buongiorno" di Maria Teresa.

Erano già presenti Donatella, Claudio e Riccardo, il quale probabilmente non gli avrebbe parlato neppure se non fosse accaduto nulla alla cena del venerdì precedente.

Quelli che arrivarono dopo -Matteo, Beatrice e Flavio, tutti nella stessa macchina- invece non si fecero problemi a parlargli, neppure Matteo che alla cena era sembrato così insofferente al nuovo arrivato; anzi, era stato proprio lui a rivolgersi a Valerico per primo.

"Ehilà bro, come sta andando il distaccamento da Amleto?" Chiese Matteo al ragazzo.

Vedendone la faccia perplessa però, si spiegò meglio. "Dopo la mia prima interpretazione, ho continuato a ripetere, ogni volta che mi chidevano come stessi: Le lacrime del mondo  sono una quantità costante . Da una parte uno comincia a piangere, da un'altra parte uno smette. Lo stesso vale per il riso."

Beatrice scoppiò a ridere. "Verissimo."

"Aspettando Godot..." Mormorò più a sé stesso che agli altri Valerico, sorprendendosi di aver colto la citazione.

"Esatto!" Esclamò Matteo, "quindi... ti continui a interrogare sul significato dell'esistenza?"

Valerico istintivamente avrebbe risposto di sì -la tragedia shakespeariana gli aveva lasciato più dubbi che risposte-, ma gli sembrava da deboli avere dei dubbi, o essere turbati da una creazione umana, soprattutto per lui, che gli uomini li aveva visti nascere. Così ripose negativamente, ma la sua esitazione fu notata dal ragazzo.

"Sì, sì, come no..." Iniziò Matteo, ma Beatrice evitò che indispettisse l'altro come la volta precedente. "Allora, pensi di continuare a recitare?"

La domanda colse Valerico impreparato. "Continuare? Non penso ce ne sia bisogno."

Stavolta intervenne Flavio, a cui era passato il timore del nuovo arrivato, che alla cena l'aveva un po' inquietato. "Ah, per quello non preoccuparti... manca sempre qualche attore e siamo costretti a cambiarci i costumi per interpretarne più d'uno a spettacolo."

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