10 - Neon, fumo e colori fluo

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Beatrice viveva nella Terra dei Ricchi, ovvero quella zona che per Matteo comprendeva dal Vaticano in su, e che per lo meno era collegata ottimamente con i mezzi. Beatrice aveva una fermata proprio sotto casa, a Piazza Mazzini.

La Terra dei Ricchi però non era di conseguenza un luogo in cui vigessero cooperazione e gentilezza, e così era da più di un mese che il citofono di Beatrice non funzionava e che l'amministratore di condominio faceva finta di non ricevere le mail della ragazza.

Matteo lo sapeva, ma Valerico no, quindi quando il ragazzo si mise ad urlare al balcone dell'amica, lui non poté che fermarlo come se fosse un pazzo. "Ha il citofono rotto, Vale'."

Valerico ignorò quella consueta e a suo parere orribile abbreviazione del suo nome per concentrarsi sulla situazione. "E se la chiamassi, evitando una denuncia per disturbo della quiete pubblica?"

Matteo fece il teatrale gesto di portarsi la mano alla fronte. "Ma certo! Come ho fatto a non pensarci io? Dopotutto è ovvio che mi risponda dopo che le ho detto che la considero un'illusa cretina."

Valerico, sebbene avesse tutti i buoni propositi del mondo, non era per questo diventato paziente, e non ci pensò due volte prima di rispondergli a tono. "Senti, non sono io ad averci litigato, quindi smetti di accusare gli altri come al solito e fatti sentire da quella ragazza!"

Matteo tacque giusto un attimo, poi riprese ad urlare. "Beatri'! E su, lo so che mi senti!"

Dopo neanche un minuto una vecchietta era spuntata dal secondo piano per intimar loro di andarsene. "...o chiamo la polizia!"

Valerico provò a sfoderare il suo fascino. "Senta, ci scusi per il disturbo, siamo vivamente mortificati, ma avremmo urgenza di parlare con la sua vicina e purtroppo non le funziona il citofono..."

"Se vi apro, starete finalmente in silenzio?" Lo interruppe lei.

"Parola d'onore." Confermò il ragazzo.

Beatrice viveva al terzo piano. Davanti alla sua porta c'era uno zerbino di Harry Potter -con la classica scritta Alohomora- ad accogliere gli ospiti. Matteo sperava con tutto sé stesso che Stefano non fosse con l'amica: quando c'era lui, lei si comportava diversamente, come se dovesse mostrarsi una stronza.

Matteo esitò davanti alla porta dell'amica, così fu Valerico a bussare. Nessuna risposta. Poi Matteo prese coraggio, anche se la vicinanza con la porta di Beatrice lo intimoriva più della distanza tra il balcone e la strada. "Bea, lo so che sei a casa, ti prego aprimi." Sperava che quell'Alohomora dello zerbino divenisse realtà e aprisse magicamente la porta.

Valerico si portò due dita alla radice del naso, massaggiandola. "Ma se non le spieghi cosa sei venuto a fare, perché pretendi che ti apra?" Bisbigliò scocciato.

Poi continuò a voce più alta verso la porta. "E' un cretino, il tuo amico, ne sono consapevole, ma almeno sa di aver sbagliato, è venuto solo per scusarsi."

La signora del piano di sotto aveva appena aperto la porta per minacciare i due ragazzi; stava salendo le scale. I due ragazzi si guardarono nel panico.

A Beatrice, dall'altro lato della porta, arrivava un confuso insieme di scuse degli amici, ordini e intimidazioni della vecchia.

"Bea, ti prego aprì che sta salendo una strega." Supplicò Matteo a voce abbastanza alta perché lei la sentisse, ma non equilibrata quanto bastasse per evitare che la traballante vecchia per le scale la sentisse.

La porta si aprì di scatto e i due ragazzi, poggiati ad essa, quasi caddero in casa. Stefano non c'era, altrimenti li avrebbe lasciati fuori.

"Grazie, grazie, grazie, ci hai salvato da quella perfida..." Iniziò Matteo.

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