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POV'S VICTOR ILIN

"Ti accompagno". Rimango fermo per qualche secondo sulla soglia della porta di camera per poi girarmi verso il Signor Kim o quello che riesco a riconoscere del suo viso, ovvero i suoi bellissimi occhi che scintillano nel buio "Cosa c'è?" sussurra senza capire "N-nulla" balbetto mentre sento un suo sospiro ad una distanza molto ravvicinata. Mi giro di nuovo ma la sua mano mi trattiene e un'altra mi tappa la bocca per poi trascinarmi in camera e chiudere la porta "Shh" sibila mentre rimane in ascolto di qualche cosa che forse io non riesco a captare ma dopo un po' vedo una luce accendersi e subito dopo qualcuno bussa alla porta. Mi irrigidisco spaventato ma Sergey mi fa sdraiare sul letto rivolto verso il muro e apre a qualcuno che ha una voce simile a quella del Signor Kim "Chi c'è con te? Ho sentito una voce" chiede questo ragazzo con un tono divertito "Un collega di lavoro. Non si è sentito bene. Ora vai a dormire" sibila irritato il moro mentre sento sghignazzare l'altro che se n'è andato "Ancora sicuro di volerti fare la doccia? Sono le tre di notte. Dormi e poi domani mattina ti laverai" continua il Signor Kim che si è sdraiato accanto a me ma ho così tanta paura di non avere un alito accettabile che non ho nemmeno il coraggio di girarmi per guardarlo. Sento che si è alzato per togliersi i vestiti i quali cadono per terra emettendo un dolce fruscio e poi silenzio fino a che non lo vedo comparire davanti a me con indosso solo un paio di boxer neri. Arrossisco violentemente mentre mi sposto per farlo sdraiare e questa volta mi avvolge le spalle con un suo braccio a mio parere molto muscoloso "Non m'importa se puzzi d'alcool. Sei sempre bellissimo" lo sento sussurrare al mio orecchio come se avesse paura che qualcun altro potesse sentire la sua dichiarazione. Sollevo lo sguardo su quei due bottoni lucenti e intravedo un lieve sorriso che accarezzo con la punta delle dita. Mi bacia le mani con tale delicatezza da farmi arrossire sempre di più "Ora dormiamo. Domani dovremmo andare a lavorare" continua lui baciandomi la punta del naso. Mi appoggio sul suo petto bollente e dopo nemmeno cinque secondi mi addormento pesantemente senza fare sogni. Una luce intensa e molto calda mi accarezza il viso facendomi aprire lievemente un occhio. È mattina. Un violento giramento di testa mi fa venire la nausea perciò mi alzo velocemente e corro nella prima porta che vedo in questa stanza enorme. Fortunatamente trovo il bagno e mi precipito sulla tazza del wc e butto fuori tutto quello che ho in corpo come se non ci fosse un domani. Dopo una decina di minuti mi lavo il viso e mi guardo allo specchio: sono in condizioni pietose, ovvero i capelli completamente spettinati e anche un po' unti dal sudore e che emanano uno strano odore che mi fa storcere il naso, indosso una maglietta blu a maniche lunghe che mi arriva fino al ginocchio ed è formata da un tessuto molto morbido credo sia cashmere. Rimango assorto nei miei pensieri ma dopo qualche secondo mi accorgo che non mi trovo nel mio bagno. Mi guardo intorno e una grande vasca bianca con le gambe a forma di zampa di leone si trova in mezzo alla stanza completamente dipinta di bianco. Un'enorme doccia si staglia verso il soffitto e si trova nella parte più lontana dalla porta che è di un colore molto chiaro e sembra di un legno molto pregiato. Un lampadario di cristallo con delle gocce di pioggia dall'aspetto molto realistico emana una luce bianca e forma dei giochi di ombre sulle pareti. "Dove sono?" mi chiedo mentre esco da quel bellissimo bagno per poi ritrovarmi in una stanza ancora più stupenda. Un letto king size occupa quasi tutto lo spazio disponibile ma comunque c'è anche un enorme armadio molto alto che arriva quasi al soffitto ed è di un materiale che non riconosco ma ha delle striature dorate su di esso. Un abnorme lampadario di cristallo e produce una luce così intensa che sono costretto a spostare lo sguardo e lo poso sul letto che mi invita a ritornare sotto le coperte. Sorrido imbarazzato scuotendo la testa per poi addormentarmi nuovamente senza ricordarmi di avvertire Tobio di dove mi trovi o se sto bene. Qualcuno che mi sposta i capelli da davanti al viso mi fa svegliare di scatto e mi ritrovo davanti una persona che somiglia molto al Signor Kim ma che non è lui. Lo so perchè Sergey ha un qualcosa che mi attira a lui anche se non so nemmeno io cosa sia però sento una specie di attrazione nei suoi confronti, ma guardando questo ragazzo non provo nulla. Lo osservo cercando di capire cosa voglia ma lui sorride soltanto per poi scoppiare a ridere "Come hai fatto a renderti conto che non sono Sergey?" mi chiede con un tono di voce divertito ma anche un po' deluso, forse voleva che li confondessi "Chi sei?" gli chiedo a mia volta con voce roca senza riuscire a smettere di guardare quelle due fessure di color verde smeraldo misto ad un qualche cosa che sembra essere ambra "Mi chiamo Leon Kim. Sono il gemello di Sergey, il tuo capo" risponde lui baciandomi la mano con tale nonchalance da farmi arrossire "O-Oh. Lui dov'è?" balbetto a disagio mentre si alza mettendo in mostra un corpo scolpito coperto da solo una vestaglia azzurra che tiene leggermente aperta quel che basta per far desiderare di poter vedere altro. Si gira verso di me e mi guarda dritto negli occhi con un viso privo di emozioni e con uno sguardo così gelido da farmi rabbrividire "È al lavoro, ovviamente. Mi ha detto di lasciarti dormire e che oggi potevi stare qui, a casa con me. Ah, un certo Tobio ti ha chiamato una decina di volte" risponde per poi appoggiare il mio cellulare sul letto ed uscire dalla stanza. Prendo il cellulare e compongo il numero di Tobio che mi risponde subito tutto allarmato e senza parole perchè non gli ho detto che non sarei venuto al lavoro ma cerco di tranquillizzarlo dicendogli che ieri sera ho bevuto troppo e il Signor Kim mi ha portato a casa sua. Appena gli ho detto che ho dormito con il capo ha fatto un urlo di felicità e ha iniziato a sparare stupidaggini sul matrimonio e testimoni perciò sono stato costretto a dirgli che non è successo nulla di quello a cui stava pensando. Finisco la chiamata dicendogli che domani gli racconterò tutto per bene. È bastato per tranquillizzarlo. Rimango un attimo sul letto con la schiena appoggiato ai cuscini indeciso su cosa fare, ritorno a casa mia o rimango qui tutto imbarazzato? Sospiro rassegnato ed esco dalla camera in cerca di Leon che trovo in salotto mezzo nudo sull'enorme divano di pelle nera che occupa un terzo della stanza in cui c'è anche un tavolino di marmo nero che si trova davanti ad un bellissimo camino a gas incassato nel muro simile a quello che abbiamo nella Hall dell'albergo in cui lavoro. Il tutto è illuminato dalla luce naturale che penetra attraverso delle enormi finestre che permettono di vedere un'enorme piscina circondata dal prato su cui si trovano delle sdraie e un paio di ombrelloni sistemati accanto ad un enorme Barbecue di ultima generazione. Leon mi guarda con un'espressione interrogativa "Voglio farmi una doccia" gli dico facendolo sorridere mentre si alza "Vuoi compagnia?" mi chiede osservandomi maliziosamente. Sento le guance andare in fiamme per poi sentirlo sghignazzare "Sto scherzando! Non farei mai qualche cosa per ferire quell'uomo gelido che mi ritrovo come fratello. Vieni, ti faccio vedere dove trovare le cose che ti ha lasciato Sergey." continua lui facendomi cenno di seguirlo attraverso la cucina che è così grande che rischierei di perdermi. Un'isola di marmo nero si trova in mezzo alla stanza ed è circondata da cinque sgabelli bianchi e dall'aspetto molto comodi. Gli elettrodomestici sembrano nuovi di zecca come se nessuno ci avesse mai cucinato "Come potrai vedere, noi non mangiamo mai a casa" dice Leon confermando quello che stavo per dire. Superiamo quella che lui mi dice essere camera sua ed entriamo in un'altra stanza che si trova esattamente davanti alla sua "Questa è la stanza per gli ospiti. Sergey pensava che ti avrebbe fatto piacere avere un posto tutto per te. Se mai tu avessi bisogno di una mano, chiamami" mi dice soffermandosi particolarmente sulla parola mano per poi scoppiare a ridere forse per la mia espressione imbarazzata. Si chiude la porta alle spalle e finalmente posso correre in bagno a vomitare le ultime cose che il mio corpo può espellere. Mi tolgo la maglietta del Signor Kim e la metto nel cesto dei vestiti sporchi che è fatto di legnetti intrecciati tra di loro per poi entrare nell'enorme doccia che è uguale a quella che c'è nella stanza di Sergey. Lascio scorrere l'acqua sulla mia pelle per così tanto tempo che sento Leon bussare alla porta "Victor, tutto bene?" mi chiede con un tono lievemente preoccupato "Sì. Tra poco esco" dico per poi insaponarmi velocemente perchè inizio ad avere molta fame. Indosso dei vestiti che Sergey mi ha sistemato sul letto e noto che hanno ancora il cartellino attaccato, segno che sono nuovi. Arrossisco lievemente perchè non pensavo che il Signor Kim fosse quel tipo di persona che si preoccupa di qualcuno e che fa di tutto affinché chiunque si trovi a proprio agio in sua presenza. Mi sistemo la felpa nera che mi sta un po' larga però mi piace molto e noto che emana il solito profumo che sento quando Sergey è nei paraggi. Ritorno in cucina dove c'è Leon sempre a petto scoperto e sta cucinando qualche cosa il cui profumo mi fa venire l'acquolina in bocca "Fame?" mi chiede mentre sistema sul tavolo un piatto su cui si trova una montagna di pancake coperti da caramello "Moltissima" rispondo facendolo ridere di gusto. Mi guarda per qualche secondo con un'aria disorientata prima di girarsi verso i fornelli e posare davanti a me una bollente tazza di caffè. Mentre mangio Leon osserva ogni mio movimento come se non avesse mai visto qualcuno mangiare e ciò mi mette molto a disagio infatti se ne accorge e va nel salotto a guardare la TV "Ah, comunque Sergey mi ha detto di portarti al lavoro perchè vuole parlare con te. Non so di cosa" gli sento dire mentre cambia canale senza interesse. Di cosa vorrà parlarmi? Gli avrò detto qualche cosa ieri sera di cui non mi ricordo? 

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