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POV'S SERGEY KIM

Lo guardo in silenzio mentre mangia con un'espressione così entusiasta che cerco di comportarmi normalmente per non rovinare il pranzo "Beh, ti piace il posto?" gli chiedo sorridendo nel miglior modo possibile "Certo! Non avrei mai immaginato di mangiare in questo bellissimo ristorante! Quando sono arrivato in questa città volevo venire qui almeno una volta ma era sempre pieno poi mi era giunta voce che avesse chiuso definitivamente. E invece continua ad esser aperto dopo tutti questi decenni. Ti ringrazio di avermi portato in questo paradiso" risponde lui facendo un bellissimo sorriso che mi toglie il fiato. Dopo aver finito di mangiare ci alziamo ma vengo avvicinato da un signore anziano che avevo visto alla cassa e che non aveva smesso di osservarmi da quando ero arrivato. "Com'è possibile?" chiede soltanto con una voce roca indicandomi con un dito raggrinzito e tremante "Mi scusi?" chiedo a mia volta senza capire cosa stia succedendo. Osservando meglio quei due grandi occhi neri come la pece riesco a collegare il fatto che potrebbe essere uno dei figli del primo chef del ristorante, il Signor Charles Ranhofer che avevo conosciuto quando ormai ero diventato immortale. L'anziano continua a starmi vicino ma sono costretto ad allontanarmi perchè mi stava mettendo in soggezione anche perchè gli altri clienti ci stavano osservando. Victor mi guarda con un'espressione interrogativa come se cercasse di capire cosa è appena successo ma scuoto la testa e mi dirigo verso l'uscita perchè non posso rimanere un altro minuto in questo posto troppo familiare. Noto che Victor si è fermato a guardare il muro accanto all'uscita e ha un'espressione indecifrabile "C-cosa significa?" chiede lui con un filo di voce come se avesse visto un fantasma. Lo affianco e capisco cosa sta guardando con tanto stupore: è una semplice foto un po' sbiadita e rappresenta me, seduto al tavolo, in compagnia di Peter Delmonico e mia madre, la quale sta ballando con indosso un bellissimo vestito bianco ricoperto di fiori. Il sangue mi si gela nelle vene quando Victor appoggia delicatamente un dito sulla foto "S-sei tu?" mi chiede senza staccare gli occhi dal foglio ingiallito dal tempo "Possiamo andarcene e ti spiego tutto quando siamo a casa? Ti supplico" gli chiedo a mia volta mentre il mio cuore è fermo dallo spavento di perdere la persona a cui tengo troppo. Si gira verso di me e mi guarda con un'espressione terrorizzata che mi fa irrigidire irrequieto di portarlo via di lì e cercare in qualche modo di farlo ragionare ma l'unica cosa che fa è appoggiare una mano sul mio petto prima di uscire e non tornare mai più. Il mio sguardo ricade ancora sulla foto in cui c'è il bellissimo viso di mia madre sorridente e ancora giovane. Una lacrima mi riga il viso ma mi affretto ad asciugarmi il viso prima che qualcuno mi veda. Pago il conto ed esco sotto la pioggia che cade forte sull'asfalto il quale emana un odore nauseante. Mi guardo intorno nella speranza di vederlo tornare da me ma le uniche persone che ci sono nella strada è una coppia di anziani che vogliono entrare nel ristorante perciò mi sposto da davanti l'ingresso per farli passare. Completamente bagnato e senza speranze di poter parlare con Victor, salgo in macchina e ritorno a casa dove c'è Leon che mi guarda con la fronte corrugata "Che è successo? Hai un aspetto terribile" mi chiede ma non riesco a dire nulla. Mi dirigo in cucina e nel mentre compongo il numero di Victor ma cade subito la linea "Cazzo!" sbotto distruggendo il cellulare dopo averlo lanciato contro il frigorifero. Prendo la bottiglia di rum e mi verso un bicchiere pieno "Sergey. Che è successo. Mi stai facendo preoccupare" insiste lui guardandomi negli occhi. Lo fisso quel che basta per fargli capire quello che è successo "Come" mi chiede soltanto senza riuscire a dire altro. Si siede davanti a me e aspetta che dica qualche cosa ma non ci riesco perchè sento che mi manca il fiato. Scuoto la testa mentre corrugo la fronte arrabbiato perchè ho nascosto un segreto così grande da poter comprendere da un semplice umano come Victor. "Eravamo al Delmonico's. È il ristorante dove andavo con nostra madre quando lei era ancora giovane. Non so perchè ma c'era una foto che rappresentava lei mentre ballava con uno dei proprietari. E nella foto ci sono anche io. Victor mi ha riconosciuto." finisco di raccontare e bevo l'ultimo sorso del liquore che mi brucia la gola. Leon rimane in silenzio per qualche minuto e cammina avanti e indietro per la cucina cercando di ragionare "Ma gli hai spiegato il perchè tu eri in quella foto?" mi chiede senza capire il comportamento di Victor "Non mi ha dato il tempo" rispondo mentre mi verso altro rum. Lo sento sospirare esasperato "Perchè non glielo hai detto? Quando gli ho chiesto se sapeva della tua condizione è come se fosse caduto dalle nuvole. Se conosci una persona con cui ti trovi bene dovresti raccontare certe cose anche se potrebbe prenderti per pazzo" sbotta lui irritato senza riuscire a controllarsi. Lo guardo con un sopracciglio sollevato non capendo il perchè si stia comportando in questo modo "Scusa. È solo che mi sembrava quello giusto per te. E mi fa tanto incazzare il fatto che tu abbia tenuto nascosta questa cosa!" continua passandosi una mano sul viso "Lo so. È solo che-" ma vengo interrotto dal cellulare di Leon che squilla. Mi guarda con un'espressione interrogativa mentre osserva lo schermo del cellulare prima di rispondere con un tono quasi sorpreso ma che poi si trasforma in un tono freddo "Pronto? Tobio. È rotto. Mh. Sì, va bene. Ciao" e chiude la chiamata. Lo guardo in modo interrogativo per sapere cosa gli ha detto "Si è dimenticato i suoi vestiti. Più tardi viene Tobio a prenderli" risponde lui per poi togliermi la bottiglia di rum dalle mani e finire il mio bicchiere che era mezzo pieno. Ritorno in camera mia e cerco i suoi vestiti che trovo ammassati per terra accanto alla porta del bagno. Decido di mandarli in lavanderia perchè puzzano di alcol e fumo. Passo il resto del pomeriggio a guardare lo schermo del cellulare, come se non fosse rotto, in attesa di un messaggio da parte di Victor ma che non arriverà mai anche se non fosse completamente distrutto. Sbuffo impaziente che arrivi Tobio per potergli chiedere come sta Victor, ma quando arriva sono così terrorizzato dal fatto di essere giudicato che lo accoglie Leon "Tobio Ikeda, giusto? Tieni. Senti, come sta Victor?" gli sento chiedere ma la voce di Tobio è così bassa che non riesco a sentire nulla. Mi butto sul letto a peso morto e appena chiudo gli occhi percepisco la stanza girare come una trottola. Corro in bagno per poi vomitare anche quel poco che è rimasto della mia anima. Intravedo Leon appoggiato alla porta del bagno con le braccia incrociate "Se n'è andato. Mi ha detto che Victor è distrutto emotivamente e che starà da lui per un po'. Voleva sapere cosa gli avevi fatto per ridurlo in quel modo ma l'ho mandato via" mi dice prima di passarmi un asciugamano con cui mi asciugo dopo essermi lavato il viso. Annuisco senza sapere cosa dire e ritorno nel letto dove mi addormento pesantemente senza forze.

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Per le successive due settimane sono rimasto a casa con la febbre costantemente a trentanove e ho perso tre chili. Non so cosa abbia scatenato questo malessere dentro di me ma penso che sia dovuto alla delusione di Victor oppure c'è qualcuno che mi sta punendo per quello che sono. Le giornate passano così piano che non mi sono reso conto di essere stato a letto con gli stessi vestiti per un totale di cinque giorni perciò decido di alzarmi. Troppo veloce. Un forte giramento di testa mi fa perdere l'equilibrio e cado pesantemente a terra "Sergey! Cosa diavolo volevi fare?!" mi chiede Leon entrando in camera come una furia per poi prendermi di peso e appoggiarmi nuovamente sul materasso. Dopo quell'episodio non sono più riuscito a muovermi anche perchè mio fratello era costantemente con me. 

Molti giorni dopo

Sento la porta di camera mia che viene aperta e con la vista offuscata riesco a riconoscere i capelli bianchi di Victor il quale si è seduto sulla sedia della mia scrivania "Come sta?" gli sento chiedere probabilmente a mio fratello che è stato nella mia stanza tutto il tempo "Non bene. Se continua così dovrò portarlo all'ospedale per capire cos'ha" risponde Leon mentre mi toglie qualche cosa dalla fronte per poi appoggiarci qualche cosa di freddo e bagnato. L'odore di vaniglia di Victor mi fa girare la testa ma sono felice che sia qui perchè mi è mancato tantissimo "Possiamo parlare? Te lo vorrebbe dire lui stesso ma in queste condizioni non può" continua mio fratello dopo avermi sistemato le coperte "Sì. Possiamo rimanere qui?" chiede Victor a sua volta e sento il suo sguardo che mi osserva. "Riguarda quello che è successo tre settimane fa. Vedi, Sergey è nato agli inizi dell'Ottocento e..." ma smetto di ascoltare perchè crollo esausto. Dopo non so quanto tempo mi sveglio e sento che la febbre è sparita del tutto perchè mi sento come se non avessi mai avuto nulla. Mi guardo intorno ma non c'è nessuno perciò credo Victor non abbia retto la verità e se ne sia andato per sempre da me. Muovo un braccio che sento pesante ma sfioro dei capelli morbidissimi e solo ora vengo travolto dal profumo di vaniglia. Sposto lo sguardo sul viso di Victor che sta dormendo beatamente accanto a me. Rimango sorpreso mentre vedo che si sveglia e mi guarda in modo interrogativo "Sei rimasto!" dico e, senza rendermene conto, lo abbraccio forte "Non avrei mai dovuto nasconderti la mia vera natura. Mi dispiace tantissimo ma avevo paura che ti saresti allontanato da me" continuo e per la prima volta in vita mia delle lacrime mi scendono lungo le guance bagnandomi la maglietta "Leon mi ha raccontato tutto. Forse se tu me lo avessi raccontato sin da subito credo che mi avresti colto di sorpresa e magari non ti avrei neanche creduto. Ma non mi sarei mai allontanato perchè... perchè mi piaci" sussurra sorridendo imbarazzato asciugandomi le lacrime con dei soffici baci. Con entrambe le mani gli accarezzo le guance e, dopo essermi perso nei suoi bellissimi occhi, lo bacio delicatamente mentre delle altre lacrime scendono senza riuscire a fermarsi.

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