-13-

7 1 0
                                    

POV'S VICTOR ILIN

Dopo che Leon mi ha raccontato la storia di Sergey sono rimasto un po' scettico perché mi sembrava impossibile che certe cose esistessero. Pensavo fossero solo storielle raccontate ai bambini per farli addormentare. Subito dopo quella notizia sono ritornato a casa perché non riuscivo a non nascondere le mie emozioni che si mescolavano sul mio viso. "Victor dove sei? Mi sto preoccupando. Chiamami al più presto" mi dice Tobio per la millesima volta. Mi butto sul letto e sento le lacrime scendere lentamente come se non sapessero il perché stia piangendo. Sinceramente non lo so nemmeno io il motivo ma sento che devo sfogarmi in qualche modo. Non so quanto tempo sia passato da quando Leon mi ha parlato ma ho la necessità di conversare con un amico che non sia Tobio. Prendo il cellulare e compongo il numero di Leon il quale mi risponde subito come se stesse aspettando una mia chiamata "Vuoi che ti venga a prendere?" chiede senza darmi il tempo di parlare "Sì" rispondo senza sapere cosa dire. In poco tempo sento il campanello che viene suonato. Prendo la giacca e apro la porta ritrovandomelo davanti con un'espressione abbattuta ma anche felice di vedermi "Grazie di essere venuto" gli dico prima di abbracciarlo forte. Salgo in macchina e ritorniamo da Sergey che trovo ancora a letto ma ha un'espressione meno sofferente e non è più rosso. Sembra stia meglio. Leon mi offre un caffè mentre prepara la colazione. È l'alba. Sorseggio la bevanda calda sul balcone che si affaccia su un bosco da cui si sentono provenire rumori di foglie spostate e il grugnito di animali che non riconosco. "Bella giornata eh? Dicono che sta sera dovrebbe iniziare a nevicare" mi dice Leon mentre appoggia dei piatti pieni di pancakes coperti dal caramello. Adoro il caramello. "Mi piace la neve" dico guardando un capriolo che si affaccia timoroso prima di correre via dopo avermi visto. Mi siedo su uno sgabello e addento un pezzo di pancake "È buonissimo!" continuo sorridendo sotto il suo sguardo soddisfatto "Lo so! Sono bravissimo a farli! Modestamente...sono anche più bravo di mio fratello" risponde lui sorridendo facendomi l'occhiolino ma non sembra intenzionato a mangiare con me. "Non mangi?" gli chiedo dopo un po' mentre finisco la colazione "No. Se ingerisco cibo umano mi sento male. L'unica cosa con cui posso sostentarmi è la carne" risponde lui osservando un punto lontano in mezzo al bosco. Rimaniamo in silenzio per un periodo così lungo che sembra che il tempo si sia fermato ma Leon abbassa lo sguardo su di me e accenna un lieve sorriso prima di farmi cenno di seguirlo dentro "Sergey tra poco si sveglierà e credo vorrà trovare te accanto a sé" continua lui spettinandomi. Gli sorrido felice prima di entrare in camera e osservare quel bellissimo volto il quale è molto più rilassato di prima. Decido di sdraiarmi accanto a lui e in pochi minuti mi addormento. Vengo inondato da incubi che riguardano tutti Sergey e suo fratello i quali cercano di nascondermi da persone pericolose che uccidono chiunque venga a sapere dell'esistenza di persone immortali. Qualche cosa che si muove accanto a me mi fa svegliare spaventato ma la prima cosa che vedo sono un paio di occhi ambrati i quali mi stanno scrutando sorpresi. Lo guardo con un'aria interrogativa non sapendo a cosa stia pensando "Sei rimasto!" dice tutto felice abbracciandomi forte togliendomi il respiro per qualche secondo "Non avrei mai dovuto nasconderti la mia vera natura. Mi dispiace tantissimo ma avevo paura che ti saresti allontanato da me" continua mentre inizia a piangere dispiaciuto e con la paura che gli attraversano gli occhi. Lo guardo per qualche altro minuto prima di accarezzargli il viso "Leon mi ha raccontato tutto. Forse se tu me lo avessi raccontato sin da subito credo che mi avresti colto di sorpresa e magari non ti avrei neanche creduto. Ma non mi sarei mai allontanato perchè... perchè mi piaci" rispondo asciugandogli le lacrime con dei baci. Sorride imbarazzato prima di avvolgermi il viso con le sue grandi mani dalla pelle ruvida. Mi fissa dritto negli occhi prima di abbassare lo sguardo sulle mie labbra e baciarmi delicatamente mentre altre lacrime scendono sul suo viso. Nonostante Sergey sia stato malato e avesse bisogno di riposarsi ha deciso comunque di uscire solo dopo essersi fatto una lunga doccia. Leon non è voluto venire con noi perchè doveva andare a mangiare ma poiché non volevo sapere alcun dettaglio, per il momento, l'ho interrotto prima che potesse dire altro. Sergey ha deciso di portarmi a Seattle con il suo jet privato almeno potevamo seguire i nostri orari "Sei mai stato a Seattle?" mi chiede lui mentre sorvoliamo Il Montana "No. L'ho vista solo sui documentari che Tobio mi obbligava a guardare insieme a lui" rispondo facendolo ridere "Scommetto che in questo momento starà sclerando perchè non ha tue notizie" continua lui ridacchiando "È molto probabile che abbia già chiamato l'FBI. Saranno sulle nostre tracce!" dico spalancando gli occhi per poi scoppiare a ridere. Si alza e mi si avvicina con un'espressione che non è mai comparsa sul suo viso come se fossi diventato il suo pranzo "Mhmm hai proprio un buon profumo. Non l'avevo mai notato prima d'ora" mi dice sorridendo sempre più vicino a me "Sergey? Mi stai spaventando..." gli dico allontanandomi da lui di qualche metro, poiché non posso scappare da nessuna parte. Noto che si blocca sui suoi passi e mi guarda con un'espressione terrorizzata "C-che mi sta succedendo?" si chiede cadendo sulle sue ginocchia. Lentamente mi avvicino a lui che ha iniziato a piangere ma senza pensarci prendo il cellulare e compongo il numero di Leon. "Che succede?" mi chiede lui con un tono preoccupato come se già sapesse quello che è appena accaduto "Sergey...è strano. Abbiamo appena finito di mangiare ma si comporta come se avesse ancora fame" gli dico mentre tengo d'occhio il corpo immobile di Sergey il quale continua a singhiozzare. Sento il rumore di alcuni sportelli che vengono aperti e richiusi velocemente "Capisco. Ha fame. Tornate subito indietro. È un ordine" e detto questo chiude la chiamata. Rimango fermo per qualche minuto incerto su cosa fare ma poi mi dirigo verso la cabina dove dico al pilota di ritornare indietro. In poche ore ci ritroviamo di nuovo ad un aeroporto privato di New York dove incontriamo Leon che ci stava aspettando con la sua macchina "Da quanto è così? Questa mattina stava bene?" mi chiede mentre aiuta suo fratello a salire nel sedile posteriore "Sì questa mattina si comportava come sempre ma poi nel jet ha detto che avevo un buon profumo e ha iniziato ad agire in un modo strano" rispondo dopo aver chiuso lo sportello. Leon annuisce in silenzio mentre mette in moto la macchina che parte dopo un forte boato "È stato troppo tempo senza mangiare per bene. Lui odia il mio stile di vita ma è l'unico modo per non divorare il proprio compagno o compagna" continua lui corrugando la fronte mentre osserva concentrato la strada. Non diciamo più una parola fino a quando non ritorniamo a casa. Leon appoggia Sergey sul divano mentre si dirige velocemente in camera sua a prendere una borsa che aveva già pronta sul letto "Dove lo porti?" gli chiedo nonostante abbia paura della risposta "Ha bisogno di mangiare. Non sarà d'accordo sui miei metodi ma sono gli unici che possono impedirgli di impazzire. Aspettaci qui. Ritorneremo entro l'ora di cena" risponde Leon prima di far alzare Sergey che ha un aspetto orrendo. Il colore vivace dei suoi occhi è completamente sparito e ciò mi preoccupa parecchio "Non temere. Te lo riporterò indietro come nuovo" continua lui sorridendo tranquillamente. Annuisco cercando di calmarmi mentre li vedo uscire in giardino e superare di corsa la piscina per poi scomparire nel bosco. Faccio un lungo sospiro prima di buttarmi sul divano e scegliere qualche cosa da guardare. Alla fine mi è capitato un documentario sui bradipi, la cosa più noiosa che potessi vedere in vita mia. Sbuffo annoiato prima di guardare l'orologio e urlare arrabbiato "Sono passati solo venti minuti?!" sbraito affondando il viso nel cuscino del divano. Un'ombra proveniente dal balcone mi fa alzare subito in piedi spaventato perché non è possibile che i ragazzi siano già tornati. Allungo il collo per cercare di vedere qualche cosa oltre agli alberi perciò mi viene da pensare che è stata soltanto frutto della mia immaginazione ma, nemmeno il tempo di girarmi, che l'ombra compare di nuovo. Infastidito esco nel balcone chiudendo lentamente la finestra mentre cerco di capire chi siano tutte queste persone. Un gruppo di circa venti-trenta persone si trova nel giardino e nessuno fa caso a me perciò posso osservarli tranquillamente. Noto che indossano come una specie di divisa completamente nera composta da una giacca, dall'aspetto molto leggero per le temperature che ci sono in questi giorni, e un semplice paio di pantaloni anch'essi neri. Mi accorgo che sembrano tutti la stessa persona soprattutto perché hanno la pelle più chiara di quella di Tobio. La maggior parte hanno i capelli biondi platino mentre la minoranza li ha di un rosso molto vivo, sembrano tinti. Una presenza alla mia sinistra mi fa sussultare dallo spavento "Tu chi sei? Sergey non mi aveva detto di avere qualcuno in casa" mi chiede un ragazzo poco più grande di me con un sorriso divertito che fa comparire una minuscola fossetta sulla guancia sinistra. "Ehm...chi siete?" gli chiedo a mia volta facendolo sorridere ancora di più prima di passarsi una mano attraverso quella cesta rossa che si ritrova come capelli. Segue la direzione del mio sguardo diretto verso quel gruppetto che non sta facendo caso a me o alla mancanza di un loro membro "Non ti preoccupare. Se non ti vedono in teoria non dovrebbero farti nulla. Credo sia meglio che tu rientri in casa" continua lui guardandomi con aria quasi incuriosita. Seguo il suo consiglio e mi sistemo dietro la finestra che permette di vedere il giardino "Mi chiamo Thomas. Piacere di conoscerti" mi dice il rosso dopo essere entrato in casa allungando una mano, dalle dita molto lunghe e affusolate, verso di me "Victor" dico semplicemente stringendogli la mano. Un lieve sorriso compare sul suo viso prima di sedersi sul divano e appoggiare i piedi sul tavolino posto davanti alla televisione ancora accesa ma a cui nessuno dei due dà attenzione. "Sai quando tornerà Sergey?" mi chiede mentre guarda senza interesse un bradipo che scende lentamente da un albero "È andato a mangiare" rispondo spostando subito lo sguardo appena si gira verso di me con un sorriso beffardo "Allora sai della sua...condizione" continua lui alzandosi lentamente come se stesse osservando le mie azioni. Decido di comportarmi come uno scemo "Condizione? Di che parli. Se non mi sbaglio doveva andare ad una riunione dopo pranzo" dico inclinando la testa come un vero idiota. Si ferma ad osservarmi per qualche minuto in silenzio per decidere se credermi o meno "Capisco. Scusa se sono stato insistente. Ora devo andare. I miei ragazzi stanno diventando inquieti" borbotta lui facendo un profondo inchino prima di scendere in giardino. Velocemente prendo il cellulare e mi precipito alla finestra per riuscire a scattare in tempo una foto un po' sfocata ma che riprende perfettamente il viso di Thomas e di qualche altro componente di quel gruppo. Faccio un sospiro prima di dirigermi in cucina e versarmi un bicchiere di rum bianco "Che giornata" borbotto mentre ingurgito il liquido che mi brucia la gola. Prendo il cellulare e invio la foto a Leon che risponde subito "Stiamo ritornando". 

I'm ImmortalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora