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POV'S VICTOR ILIN

Finisco in fretta di fare colazione nonostante Leon mi abbia detto che andremo da Sergey solo dopo le una e mezza perciò avremmo avuto tempo per conoscerci. "Perciò mi hai detto che tu e Sergey siete stati separati alla nascita?" gli chiedo mentre finisco di sistemare le stoviglie nei loro appositi mobiletti dopo averli lavati "Sì. Da quello che ho capito nostro padre non voleva tenerci entrambi perciò ha deciso di dare me in adozione" risponde lui levandomi dalle mani un piatto che si rigira tra le lunghe dita come se fosse una palla da basket "Mi dispiace..." riesco solo a dire perchè non capisco come faccia un genitore a separarsi da un figlio senza sentirsi in colpa "Fa niente. Ormai sono passati moltissimi anni. Non ho molti ricordi di quei tempi" continua Leon con un lieve sorriso tra le labbra come se sapesse qualcosa che io non so. Finito di sistemare le cose della colazione vado in giardino, dopo aver indossato la giacca di pelle che Leon mi ha prestato, e mi siedo sulla sdraia posta accanto al barbecue. Guardo il cielo coperto di piccole nuvole bianche e poco dense che si muovono lentamente "Sergey ti ha parlato qualche cosa sulla sua condizione?" mi chiede Leon prima di immergere i piedi nell'acqua della piscina che dev'essere freddissima "Condizione? A cosa ti riferisci?" chiedo a mia volta confuso senza sapere di cosa stia parlando "Nulla." e chiude il discorso con un gesto della mano. Rimango in silenzio cercando di capire a cosa si stesse riferendo ma non riesco a pensare a nulla "Vuoi giocare a qualche cosa?" continua lui alzandosi in piedi come se non fosse successo nulla "A cosa?" chiedo senza capire facendolo ridere divertito. Andiamo in camera sua dove c'è una grande scrivania su cui è sistemato un computer composto da tre schermi e una tastiera integrata di mouse. "Wow. È bellissimo" dico mentre lui mi appoggia delle cuffie da gamer sulla testa e se ne infila anche lui delle altre per poi sedersi sull'unica poltrona reclinabile. "Io dove mi siedo?" chiedo sollevando un sopracciglio ma lui mi fa cenno di sedermi sulle sue ginocchia. Arrossisco lievemente mentre obbedisco senza ribattere sul fatto che la situazione è imbarazzante. Leon decide di giocare a Call of Duty online e fa giocare me le prime due partite ma ho perso entrambe le volte "Sono pessimo!" mi lamento appoggiandomi con la testa sulla sua spalla "Nah. Sono solo giocatori più forti. Fai fare a me, che gli faccio il culo!" dice lui ridendo per poi iniziare una nuova partita. Dopo nemmeno due minuti ne ha già uccisi sei "Ma...sei bravissimo!" dico emozionato mentre ne sta uccidendo altri tre. Vedo che sorride soddisfatto mentre la partita finisce e ne ha uccisi in totale ventidue "Alla faccia loro! Sono il più forte!" sbotta sorridendo felice per poi spettinarmi i capelli. Guardo l'orologio e noto che sono le una e venti "Lo so. Dovremmo andare. Ora capisco cosa ci trova in te mio fratello" mi dice mentre indossa un maglione rosso bordeaux. Lo guardo con aria interrogativa ma sorride ed evita di rispondermi perchè esce dalla camera lasciandomi solo immerso nei miei pensieri. Indosso la giacca e seguo Leon fuori casa "Faremmo prima in macchina ma ho voglia di prendere la metro" dice sorridendo per poi appoggiarmi un braccio sulle spalle appena intravede un gruppo di ragazzi poco più grandi di me. "Ciao!" mi dice uno dai capelli rossastri sorridendo in modo ammiccante fermandosi con i suoi amici ma non faccio in tempo a parlare che Leon mi sposta dietro di sé "Amico, non stavo parlando con te ma con il piccoletto" continua questo ragazzo salutandomi con la mano "Non m'interessa. È mio, vattene" sibila lui gonfiando il petto pronto a difendermi, il che mi sorprende perchè mi ha appena conosciuto. Il rosso si irrigidisce un attimo prima di ricordarsi dei suoi amici e sorride maliziosamente "Ah sì? Chi lo dice" continua per poi schioccare le dita e la scena si svolge davanti ai miei occhi con tale velocità che non mi rendo conto di cosa stia succedendo fino a quando non finisce. Vedo che tutti i ragazzi del gruppo sono sdraiati per terra doloranti tranne uno che è in piedi e sta guardando scioccato Leon, il quale si sta sistemando il maglione con uno strano sorriso tra le labbra "Vattene. E se vedrete ancora questo ragazzo, ricordatevi di me" e detto questo mi incita a camminare velocemente. Sento che ha il fiato corto perciò mi fermo a guardarlo preoccupato ma sorride come per tranquillizzarmi "N-non è niente. Sono solo stanco...era da un po' di anni che non lo facevo di nuovo" balbetta mentre tossisce un paio di volte. Appena sento che il suo respiro è diventato regolare continuiamo a camminare verso la metro la quale si trova ad altri cinque minuti di camminata "Riguardo quello che ho detto prima ovvero sul fatto che sei mio, beh l'ho detto perchè stai uscendo con mio fratello e ora fai parte della famiglia. Perciò ho il dovere di proteggerti" continua dopo un po' mentre siamo seduti dentro al treno "Grazie" dico sorridendo appoggiandogli una mano sulla spalla facendolo annuire nello stesso modo in cui lo fa Sergey. Arriviamo al lavoro verso un quarto alle due e incontro Tobio che mi fa entrare dietro al bancone del receptionist anche se non potrei perchè non indosso la divisa. "Racconta!" sbotta lui facendomi sedere su uno sgabello di cui non ricordavo l'esistenza "Che vuoi che ti dica...che vorrei ucciderti perchè ieri a cena mi hai lasciato solo con Sergey ma non lo farò perchè era quello che volevo nonostante ci siano stati dei fattori che l'hanno reso irrequieto...come Justin che mi ha baciato e guarda! Due benedettissimi succhiotti! Questa mattina gli ho scritto che non può continuare così e ci ho chiuso qualsiasi tipo di rapporto. Poi beh mi sono ubriacato marcio al pub e Sergey mi ha dovuto portare a casa sua...comunque temo di avergli vomitato sul letto. Ho conosciuto anche suo fratello gemello, Leon...questo ragazzo qui accanto. E niente. Non mi sono mai divertito così tanto" dico facendolo sorridere emozionato ma noto una cosa che luccica nella sua mano destra. Tobio si accorge che gli sto guardando la mano ed esulta felice "Sì! Laurent mi ha finalmente chiesto di sposarlo! Stiamo insieme da tre anni e non mi sono mai trovato così bene con una persona come mi è successo con lui. È quello giusto, me lo sento" dice con gli occhi lucidi dall'emozione. Mi congratulo con lui abbracciandolo forte senza ricordarmi che nelle vicinanze c'è Leon il quale avrà sicuramente sentito tutto "Buon pomeriggio, Signor Kim!" dice Tobio inchinandosi lievemente facendomi irrigidire "Eccoti! Com'è andata la riunione? Licenziato qualcuno?" chiede Leon battendogli una pacca sulla schiena ma lui presta attenzione solo a me che mi sento andare tutto in fiamme da quanto mi sento a disagio sotto i suoi occhi. Oggi indossa un completo più chiaro che rende ancora più lucenti quei pozzi d'ambra che mi scrutano attentamente "Victor. Come stai?" mi chiede con un tono misto tra il preoccupato paterno ed il professionale "S-sto bene, grazie" dico arrossendo mentre lo vedo annuire e fare un sospiro come se fosse sollevato. "Bene. Victor, vieni con me. Nel mio ufficio" dice ad un certo punto facendomi sussultare dallo spavento perchè pensavo volesse solo sapere come stessi e non che volesse stare in mia presenza. Abbasso lo sguardo sulle mie mani non facendo caso a Leon che sta parlando con Tobio il quale risponde tranquillamente come se non si sentisse a disagio davanti ad una figura tanto imponente. Raggiungiamo l'ascensore in totale silenzio come se aspettasse di essere soli per potermi dire qualche cosa di importante e che mi sta terrorizzando a morte. Appena entriamo dentro la cabina inizio a parlare come se non riuscissi più a contenermi "N-noi non abbiamo fatto..." inizio a chiedere però mi interrompe bruscamente come se fosse arrabbiato "No. Ti sei addormentato subito". Faccio un sospiro di sollievo perchè, se mai succederà qualche cosa tra me e Sergey, vorrei ricordare tutto e non dei piccoli spezzoni su tutta la serata. "G-grazie..." balbetto dopo un po' di tempo mentre aspettavo che aggiungesse altro ma sembra non abbia voglia di conversare con me "Di cosa?" mi chiede sollevando un sopracciglio cosa che lo rende ancora più sexy ai miei occhi impedendomi di concentrarmi su quello che volevo dire "B-beh mi hai accolto in casa tua quando stavo male e...mi hai permesso di dormire sul tuo letto nonostante puzzassi di vomito. Io...ti ringrazio" dico alla fine sorridendo imbarazzato. Noto che dopo altri minuti preme il pulsante per fermare la cabina e ovviamente, io che sono un pochino claustrofobico, inizio subito ad agitarmi ma lui appoggia entrambe le sue mani sulle mie spalle e mi incanta con i suoi bellissimi occhi facendomi dimenticare di dove mi trovi. "Cosa c'è?" gli chiedo sorridendo in imbarazzo perchè non si è mai comportato così "Ti va di venire a pranzo con me?" mi chiede a sua volta facendomi rimanere ancora più confuso ma senza pensarci più di tanto gli dico di sì. Annuisce in silenzio prima di ritornare al primo piano ma invece di uscire dall'uscita principale scendiamo attraverso delle scalette di ferro e ci ritroviamo in un garage sotterraneo di cui non ne sapevo l'esistenza. "Non sono mai sceso quaggiù...è così freddo" dico stringendomi nella giacca troppo leggera ma Sergey mi dice che ha portato un giacchetto più pesante perché sapeva che avrei avuto freddo. "Oh grazie, Sergey" dico pentendomene subito perché mi guarda in una maniera così gelida da farmi irrigidire spaventato. Mi si avvicina con troppa calma come se volesse uccidermi per poi nascondere il mio corpo chissà dove. Con un dito mi solleva il mento affinché lo guardi ma sono in estremo imbarazzo perciò distolgo lo sguardo. Si allontana da me per poi salire in macchina dopo avermi squadrato dalla testa ai piedi in cerca di non so cosa. Rimango in attesa che ritorni indietro ma sembra che non scenderà dalla macchina per supplicarmi di andare con lui. Penso che se me ne andassi potrei ferire i suoi sentimenti e quelli di Leon, il quale ha molta fiducia in me. Mi decido a salire e sento il suo sguardo indagatore su di me. Mi giro a fissarlo per vedere cosa fa ma l'unica cosa che riesce a fare è distogliere lo sguardo imbarazzato. Senza parole un piccolo sorriso soddisfatto compare sul mio volto perché non sapevo di avere questo effetto su di lui, una persona tanto gelida al primo sguardo ma poi così morbida dentro. Guida per una decina di minuti prima di arrivare in un posto che non frequento mai poiché non c'è quasi nulla di interessante. Con la coda dell'occhio osservo Sergey che si è irrigidito come se qualche cosa lo preoccupasse ma lascio perdere e guardo davanti a lui rimanendo scioccato. Il più vecchio ristorante di New York si trova davanti ai miei occhi ed è aperto! Pensavo fosse chiuso poiché nessuno ne aveva più parlato "Oddio! Non sapevo nemmeno che esistesse ancora. Avevo sentito dire che aveva chiuso i battenti molto tempo fa. Wow...il primo ristorante degli Stati Uniti. Se i miei conti non sbagliano ha ben 191 anni!" dico sorpreso come se mi avessero fatto il più bel regalo di sempre "Ti sbagli. Ha 194 anni" borbotta Sergey prima di incamminarsi verso l'entrata su cui c'è il nome del ristorante trascritto sulla pietra "Delmonico's". Lo seguo in silenzio mentre rimango sorpreso per ogni particolare di questo stupendo posto che, da quello che mi ricordo, non è cambiato per niente. Le pareti sono state dipinte nuovamente e su di esse ci sono appese delle foto secolari insieme a degli utensili della cucina. Noto che Sergey ha un'espressione neutrale e i suoi occhi sono spenti come se non si trovasse mentalmente con me "Tutto bene? Sembri assente" gli chiedo preoccupato senza sapere cosa fare. L'unica cosa che fa è sorridermi in modo gentile e prendere il menù per ordinare. Senza fargli altre domande che sembrano metterlo a disagio leggo le prelibatezze di questo posto e noto che un piatto ha il cognome di Sergey il quale ha un'espressione quasi esterrefatta anche se non so il perchè "Oh. Questo piatto ha il tuo stesso cognome! Che strano...chi sarà questa Adele Kim" mi chiedo sorpreso per poi ridere di gusto perchè non ho mai creduto alle coincidenze. Noto che Sergey è sempre più irrequieto ma continuo a non capire il suo comportamento alquanto strano. 

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