Capitolo Cinque: Tiro alla fune

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Il giorno dopo, l'allarme programmato del dormitorio suonò incessante per alcuni istanti, spazzando via i sogni e lasciando spazio al mondo reale.

Harry si mosse scompostamente nel suo letto e si girò di lato, senza aprire gli occhi. Si sentiva molto assonnato e voleva continuare a dormire.

Gli eventi della scorsa nottata lo avevano scosso profondamente, non riusciva a fare a meno di pensare alla rissa, ai corpi morti difronte a lui, alle persone che piano piano perdevano la loro umanità in quella carneficina infernale. Era stato tremendo e si sentiva talmente spossato da non avere la forza di aprire gli occhi e affrontare la giornata che si ergeva imponente difronte a sé.

Tuttavia, percepì un respiro velato scontrarsi contro il proprio volto e aggrottò le sopracciglia, decidendo dunque di socchiudere un occhio per vedere meglio di cosa si trattasse.

Raggelò istantaneamente nel focalizzare in pochi istanti la figura di Louis accanto a lui. Era sdraiato sul letto e, probabilmente, si era addormentato con la testa posata sul cuscino, accanto a quella di Harry.
Ed ora si trovavano a pochi centimetri di distanza, le labbra pericolosamente vicine, i respiri che si infrangevano l'uno contro l'altro, i nasi che a stento riuscivano a sfiorarsi.

Harry restò completamente paralizzato, incapace di muoversi in alcun modo. Era una sensazione così bella ed intima che avrebbe voluto fermare il tempo e godere di quell'istante all'infinito. Vederlo dormire era una visione paradisiaca.
Louis, per la prima volta, aveva il volto rilassato e disteso, gli occhi chiusi a celare dietro le palpebre il suo oceano tormentato e profondo. Le labbra sottili e rosee non erano contratte in un ghigno come suo solito, ma sembravano, anzi, piegarsi in un lieve sorriso. Era bellissimo, e il cuore di Harry perse numerosi battiti.

Non seppe precisare la quantità di tempo in cui restò a fissarlo, ma d'un tratto, Louis aprì gli occhi lentamente e li stropicciò con le sue mani. Harry, nell'osservare quella scena, ebbe l'impulso di sorridergli e augurargli il buongiorno.

Quando aprì le palpebre definitivamente, rimase fermo per qualche istante a scrutare il riccio, i loro occhi che si studiavano e si parlavano silenziosamente, brillando di luce propria.
Dopodiché, un lieve buongiorno da parte di Harry, e Louis parve realizzare la situazione. Difatti, si alzò di scatto e la sua espressione mutò, tornando ad essere neutrale e lievemente imbarazzata.

"Mi sono addormentato." Disse solamente, in tono brusco.

"Oh, non importa." Rispose Harry, deglutendo.

"Bene." Disse lui, per poi alzarsi in piedi e sistemarsi scompostamente i capelli.
"Muoviti, dobbiamo andare." Lo esortò, girandosi di spalle e iniziando a camminare lontano da lui.
Avrebbe voluto chiedergli come stesse, ma cercò di reprimerlo a fatica.

Harry ne rimase un po' deluso, ma d'altronde cosa poteva mai aspettarsi dal misterioso ed affascinante numero 28? Lui era, apparentemente, fatto così. Era freddo, brusco, incurante degli altri. Ma Harry ne era attratto proprio perché sapeva che ci fosse tanto altro da scoprire e da apprezzare, solo che il ragazzo ci teneva particolarmente a lasciarlo nascosto nella parte più profonda di sé stesso, presumibilmente.

Dopo qualche minuto in cui rimase fermo nel suo letto a riflettere, Niall si diresse da lui. Harry si alzò in piedi a fatica, poi abbracciò fraternamente il biondo.

Non sapeva che da lontano Louis storse il naso a quella scena e roteò gli occhi al cielo.

"Come stai?" Chiese Niall, dopo essersi staccato dall'abbraccio.

"Molto meglio. E tu?" sorrise Harry, si sentiva sempre al sicuro con l'amico al suo fianco.

"Ora che ti vedo in piedi, molto meglio. Ieri mi sono spaventato." Ammise Niall con un'espressione affranta.

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