67 anni dopo
Il sole brillava alto nel cielo, il melodioso canto degli uccellini riempiva l'atmosfera di pace e serenità, il vento accarezzava i delicati fiori primaverili.
Harry si trovava seduto su una sedia, in giardino, il suo amato cane Bless in braccio e un libro nell'altra mano, Narciso e Boccadoro.
La lettura era piacevole e rilassante e lo immergeva in un mondo medioevale composto da ragione e fede ma anche d'arte e passione.
Harry aveva 88 anni ormai, la vecchiaia a segnargli il volto stanco ma felice.
"Nonno!" una piccola voce lo interruppe ed Harry si girò verso di essa, chiudendo il libro e sorridendo.
"William, ciao!" Lo salutò allegramente, mentre il bambino correva verso di lui e lo abbracciava con amore.
"Nonno, mi sei mancato tanto!"
"Anche tu, amore mio" rispose, prendendolo in braccio e giocando con lui al solletico.
"Nonno, mi suoni qualcosa al pianoforte?" Chiese il ragazzino dai capelli color oro, guardandolo con i suoi occhioni color caramello.
Il nonno si alzò con fatica, prendendo il bastone al suo fianco e chiudendo il libro, posandolo sul tavolino.
Poi entrarono dentro la propria casa, una villa modesta in piena campagna, piena di fiori e arredata in maniera semplice e classica.
Il sole filtrava i propri raggi attraverso le tendine delle finestre, illuminando le stanze.
Harry andò verso il pianoforte, sedendosi davanti ad esso e increspando le labbra per riflettere.
"Vediamo, cosa posso suonarti oggi?" chiese.
"La canzone dell'amore, la canzone dell'amore!" Esclamò eccitato e sognante il bambino, battendo le mani.
Harry sorrise, rivolgendo il proprio sguardo verso il pianoforte e sospirò, per poi iniziare a muovere le dita delicatamente su di esso, iniziando la dolce melodia che per lui era l'amore sotto forma di musica.
La melodia risuonò a lungo nella stanza, nient'altro ad interromperla, come se qualsiasi cosa fosse consapevole di non poter intervenire in un simile momento, sacro per l'anziano.
Harry piangeva. Lo faceva sempre, quando suonava quella canzone.
Si chiamava Amour,di Jean-Michel Blais. Era la perfetta rappresentazione di quello che lui osava chiamare amore.
Di quello che lui aveva sentito.
"Nonno, tu hai mai provato ciò che trasmette questa canzone?" chiese il bambino, sedendosi accanto a lui.
"L'ho fatto, mio caro, e lo faccio tutt'ora" sorrise lui, continuando a suonare.
"Quanto tempo fa è stato?"
"67 anni fa" rispose lui, chiudendo gli occhi ed immergendosi nel doloroso ma paradisiaco passato.
"Puoi parlarne?" chiese il ragazzino, intimorito. Il nonno non lo aveva mai fatto prima. Si rinchiudeva sempre in sé stesso quando si menzionava l'argomento.
Ma quel giorno Harry sapeva che stava giungendo la sua fine e non voleva andarsene prima di tramandare la propria storia.
Così sospirò e si asciugò le lacrime timidamente, rivolgendosi al nipote.
"Devi sapere caro, che questa è la storia di un grande amore, uno di quegli amori che puoi vivere una volta sola nella vita. È una storia di sofferenza, di crudeltà, di speranza. E credo che tu sia pronto ad ascoltarla"
Il bambino sorrise, contento e aspettò che il nonno iniziasse.
"C'era una volta il numero 484 che non era altro che l'unione di due anime che appartenevano l'una all'altra..."
Quella sera stessa, Harry morì in pace, suonando love of my life al pianoforte e accasciandosi su di esso, chiudendo gli occhi per sempre.
Dove sono? Si chiese, pur sapendo già la risposta. Avrebbe riconosciuto quel luogo tra mille.
Una figura girata di spalle e vestita di bianco lo aspettava, suonando il pianoforte.
Harry tremò, non riuscendo a trattenere le lacrime. Le mani, il cuore, le labbra, le gambe, persino l'anima sua tremò a quella visione celestiale.
"Harry" Disse la figura, per poi alzarsi e girarsi.
Si guardarono a lungo, senza parlare, l'emozione che parlava al loro posto. La figura si avvicinò, posando una mano sulla sua guancia e asciugando le sue lacrime con dolcezza.
"Mi concede l'onore di questo ballo?"
E così ballarono, in eterno, avvolti dal loro amore.

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Through The Nerve [L.S.]
FanfictionHarry Styles è un giovane ragazzo disoccupato e dipendente dal gioco d'azzardo, sommerso dai debiti. Quando viene invitato a giocare ad una serie di giochi tradizionali e contorti, per vincere una grossa somma di denaro, si ritroverà ad affrontare u...