Capitolo Sei: Nascondino

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Il sole splendeva ormai alto nel limpido cielo, dando il benvenuto alla quinta giornata di prigionia che li attendeva avidamente.

La notte era trascorsa stranamente tranquilla, tuttavia, considerando i precedenti eventi, chiunque era rimasto in allerta, pronto ad agire nel caso in cui l'aria si fosse inferocita ancora e l'atmosfera si fosse trasformata in un secondo bagno di sangue.

La conversazione tra il numero 456 e il numero 28 procedette in modo piacevole ed interessante. Forse, per la prima volta da quando si trovavano lì, erano stati in grado di conversare senza l'ausilio di nessuna minaccia o avvertimento velato.

E, inevitabilmente, dalla notte precedente, per Harry era stato impossibile smettere di pensare al dialogo avvenuto col suo numero 28, convincendosi sempre di più del fatto che stesse cominciando ad occupare pericolosamente ed implacabilmente la propria mente.

Il riccio, dopo quella notte, era arrivato finalmente alla realizzazione di possedere una specie di cotta per l'affascinante numero 28, o di qualunque cosa essa si trattasse.

Provava un inspiegabile sentimento nei suoi confronti, come un'energia invisibile ed elettrica che lo attirava verso di lui in qualsiasi situazione.

Il fatto è che non sapeva come procedere, non sapeva nemmeno se fosse un qualcosa di reciproco. Anzi, di quello ne era più che convinto. Le sue aspettative, dunque, non erano molto alte, ma nonostante ciò, non riusciva a cacciarlo via in alcun modo dalla sua testa.

Era andato a dormire pensando a lui, quella notte, inebriato dalla sua voce cristallina e al tempo stesso roca, dal suo sguardo paradisiaco e indagatore, dai suoi profondi occhi blu che lo ipnotizzavano ogni qualvolta li ammirasse, e si era svegliato pensando rigorosamente a lui.
Con tutto sé stesso aveva sperato che fosse una sensazione contraccambiata, ma quando aveva visto Occhi di Ghiaccio non degnarlo nemmeno di un misero sguardo, quella mattina, il suo cuore si gelò istantaneamente nel petto.

Non poteva farci niente, forse tutto ciò che era accaduto in quella notte era stato solo uno dei suoi più grandi fraintendimenti. E d'altronde cosa pretendeva? Si conoscevano da pochi giorni, si erano odiati fino a qualche istante prima, o meglio, Louis lo aveva odiato, dunque che senso aveva pensare di poter essere ricambiato? La sua, probabilmente, era un'infatuazione velata, un meccanismo di difesa per proteggersi dalla realtà circostante, probabilmente la propria mente cercava disperatamente di provare emozioni positive, quali l'innamoramento, per non cadere in preda alla disperazione causata dall'attuale prigionia.

Mancavano solo due giorni, d'altronde, alla fine di tutto quello. Pensò che forse, alla fine di quell'odissea, fuori di lì le cose sarebbero state diverse. Ma poi, subito dopo, pensò che non ci sarebbe mai stato nessun "fuori di lì". Solo uno dei due sarebbe riuscito ad uscire vivo da quel posto, forse, nessuno dei due. Gli restavano dunque solo due giorni, e a realizzare ciò, il suo senso d'angoscia si fece così pesante, tanto da scatenargli un attacco di panico.

Non poteva crederci che sarebbe semplicemente finita così. Non avrebbe mai avuto l'occasione di approfondire la loro conoscenza, di amarlo, di immergersi nei suoi occhi blu e viverlo in un contesto che non fosse quello. Non avrebbe mai potuto passeggiare con lui, invitarlo ad un appuntamento, vedere che persona fosse al di fuori, conoscere - eventualmente - la sua famiglia, o in generale, le persone a cui teneva, se vi erano.

Mancavano due giorni, e poi sarebbe finito tutto. Quella stanza, inizialmente asfissiata da centinaia di persone, sarebbe rimasta vuota e silenziosa, macchiata da un sangue invisibile e da cadaveri scomparsi. Quella stanza possedeva l'anima di centinaia di vite, di persone, di storie, di sentimenti diversi e contrastanti, quella stanza possedeva tutti loro, per sempre.

Through The Nerve [L.S.] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora