Capitolo 18 "Amnesia"

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«Mike... Luke è in coma.»

Iniziai a ridere, dando una pacca sulle spalle ad Ashton.

«dai, lo scherzo è bello quando dura poco, e questo non è un bello scherzo. Ora ditemi dov'è Luke.» dissi, fingendo distaccamento.

«Michael, smettila» mi disse allora Calum, il tono duro.

Le lacrime iniziarono -per quella che sembrava la milionesima volta nella giornata- a offuscarmi la vista, e un senso di stordimento si impossessò del mio corpo, facendomi barcollare.
Il respiro divenne via via più veloce, le lacrime sgorgavano ininterrotte, e dovetti poggiare le mie braccia su Calum per non cadere. Stavo avendo un attacco di panico, dopo anni che non accadeva.

«Ehi ehi ci siamo noi qui, capito?» sussurrò Calum, e Ashton annuì in segno di assenso, per poi abbracciarmi.

«V-voglio vederlo» dissi dopo qualche minuto, separandomi dalle braccia dei miei due amici.

«Mike, sei appena tornato dall'Europa, devi riposare.» rispose Ashton.

«N-non mi interessa, v-voglio s-solo vederlo» singhiozzai.

«Non si può ora. È tardi, e tu devi dormire.» rispose Calum, che decisamente aveva più il controllo della situazione.

Mi arresi, e mi feci accompagnare nel nostro appartamento.

Quando arrivammo davanti alla porta di casa scoppiai di nuovo a piangere.

«Vuoi.. Vuoi che ci fermiamo qui per stanotte?» chiese allora dolcemente Ashton, un sorriso dispiaciuto sul volto.

«No grazie ragazzi, andate pure. Vi voglio bene» risposi, e senza aggiungere altro entrai in casa, chiudendomi la porta alle spalle.

Una sensazione di smarrimento si impossessò del mio corpo, ogni singola cosa mi ricordava Luke.

Il divano per esempio mi faceva pensare a tutte quelle sere nelle quali eravamo troppo stanchi per fare qualsiasi cosa, e allora ordinavamo una pizza e ci mettevamo a mangiarla sul divano guardando un film. Il più delle volte però il film finivamo per non vederlo, perchè Luke posava la sua testa sul mio petto e si addormentava, mentre io piano gli accarezzavo la schiena.

La cucina mi ricordava tutte quelle volte in cui mentre cucinava io mi avvicinavo a lui senza far rumore abbracciandolo da dietro, tenendolo stretto a me.

La doccia mi ricordava la volta in cui ci sfidammo al paintball ed entrambi eravamo sporchi di mille colori diversi, cosí appena arrivati a casa ci buttammo insieme sotto il getto dell'acqua.

Andai in camera, dove trovai una nostra foto che ci aveva scattato Calum qualche mese fa. Stavamo entrambi sorridendo, avevamo i volti così sereni. Sembrava passato un secolo.

Chiusi gli occhi, sopraffatto da tutti quei pensieri.
La sua pelle candida, così morbida sotto il mio tocco. I suoi capelli con cui amavo giocare. Ma soprattutto i suoi occhi, l'unico posto in cui sarei voluto annegare in quel momento. Invece stavo annegando nei ricordi, e sentivo la testa girare talmente tanto che quando mi accorsi della presenza di una busta bianca sul comodino pensai che fosse solo la mia immaginazione.

Mi avvicinai di piú, e capii che non la stavo immaginando. C'era qualcosa sul tavolo, ed era una busta.

La presi, e le mie mani iniziarono a tremare mentre lentamente la aprivo.

Mi aveva scritto una lettera. Sapevo che era stato lui perchè la sua scrittura era inconfondibile.

"Caro Michael,
Ci ho pensato molto prima di scriverti questo, credimi. Non puoi nemmeno immaginare quanto mi costi scrivere queste parole, le lacrime già iniziano a farsi strada, lottando per uscire.
Mi manchi. Ti vedo ovunque, ti vedo nella musica, ti vedo negli occhi della gente, ti vedo nei miei sogni.. Non sai come tutto questo fa male. E vorrei solamente che tu tornassi qui da me, perchè mi sento così terribilmente vuoto e solo.

Voodoo doll ||Muke. [EDITING]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora