Mi svegliai con la luce del mattino che filtrava dalla tenda. Come al solito avevo dimenticato di impostare la sveglia. Poco male, ormai il danno era fatto. Spostai la mano- con molta fatica- da sotto il piumone, tastando il comodino alla ricerca del mio telefono. Una volta trovato lo presi in mano, immaginando di essere in netto ritardo a lavoro. Mi stupii quando mi accorsi che erano solo le otto. Ero comunque in netto ritardo sulla mia tabella di marcia (che non ho mai rispettato) ma molto in anticipo rispetto al solito. Con un sorriso compiaciuto scesi dal letto, recandomi davanti all'armadio. Mi preparai lentamente scegliendo accuratamente cosa indossare, per quanto la scelta fosse alquanto limitata, visto la presenza di capi prevalentemente neri. La vera causa della mia lentezza era non solo la pigrizia, ma la scarsissima intenzione di andare a lavoro. In fondo ero già in ritardo, quindi che fretta c'era?
Ad ogni modo, dopo essermi vestuto e lavato il viso, giusto per non crollare a dormire durante il tragitto verso il negozio, presi le chiavi di casa e mi incamminai. Fortunatamente non era poi così lontano, una decina di minuti al massimo, o come preferisco misurare le distanze io quattro o cinque canzoni dalla mia playlist mattutina. Arrivai davanti al negozio con la mia solita mezz'ora di ritardo, e prima di aprire la porta finsi un po' si fiatone, giusto per far vedere alla mia direttrice che avevo perlomeno corso per cercar di far prima. Così feci il mio ingresso all'interno, facendo tintinnare la campanellina appesa proprio sopra la porta.
«Alla buon ora eh» mi salutò Kate con un sorriso ironico sulle labbra.
«buongiorno anche a te» risposi con altrettanta ironia, sorridendo divertito.
Trovavo estremamente simpatica quella donna, la sua figura sottile e tagliente mi aveva sempre affascinato, mettendomi in una posizione di inferiorità ma nella quale mi trovavo comunque a mio agio.
«almeno oggi cerca di essere collaborativo, vai subito a metterti la divisa» mi intimò, tornando seria.
«la divisa? Cosa succede di tanto importante?» Infattu non indossavo mai la divisa, la trovavo ridicola e incredibilmente scomoda. Spesso e volentieri mi accontentavo di una maglia nera sgualcita con la scritta "STAFF" sul retro, ma quella orrenda maglietta arancione su quegli altrettanto orrendi pantaloni color cachi.. Assolutamente no.
«Hai sentito bene. Hai un vuoto di memoria? Oggi arriva il ragazzo nuovo. Oppure vuoi continuare a lavorare il doppio?» mi chiese sarcastica. Dannazione, avevo completamente rimosso che sarebbe arrivato oggi il nuovo ragazzo. Sbuffai, un po' infastidito. Certo che mi faceva piacere dividere le mie fatiche con qualcun altro, ma l'idea di dover fingere di essere socievole e gentile non mi andava per niente. Kate, che ormai mi conosceva da due anni, sapeva come ero fatto e lasciò correre l'occhiataccia che le mandai prima di girarmi e recarmi nel retro senza degnarla di una risposta, per andare ad indossare l'adorata divisa arancione.
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*spazio autrice*Ok, questa è la prima fan fiction che scrivo. Immagino che questo capitolo faccia abbastanza schifo, ma ehi, è la prima volta che provo a scrivere qualcosa al di fuori dei temi a scuola,ew.
É abbastanza corto come capitolo, non so se saranno tutti così oppure più lunghi, vedremo.
(Per i nuovi lettori) secondo voi, la storia sotto il punto di vista di chi è raccontata?
Un abbraccio (punto punto punto).
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Voodoo doll ||Muke. [EDITING]
FanfictionMichael Clifford e Luke Hemmings sono due perfetti sconosciuti che lavorano nello stesso negozio di musica. Ma le loro vite in qualche modo sono già intrecciate, e nessuno dei due ha idea di cosa li aspetta.