Torno a casa e trovo mia madre seduta sul divano con in mano una bottiglia di vodka liscia. Mi siedo accanto a lei e le stringo la mano. Se fosse un giorno qualunque le avrei strappato la bottiglia di mano e l'avrei sgridata. Me l'ha ordinato il dottore. Già, mia mamma è un'alcolizzata, e non fa altro che bere. Cerco di impedirglielo, ma è un'impresa alquanto impossibile visto che ogni volta che mi volto me la ritrovo con un'altra bottiglia di birra in mano.
Però stavolta non ho fatto niente.
Devo ammettere che non ho mai avuto um bel rapporto con mia madre, non ci parliamo o confidiamo segreti praticamente mai. Uno me l'ha confessato e cioè che non mi ha mai voluta.
-Sai, non volevo avere figli. Io non ti ho mai voluta, ma sono rimasta incinta di tuo padre e non ho potuto abortire purtroppo. Sei solo un intralcio, io e tuo padre non possiamo neanche far l'amore perché ci sei tu. È tutta colpa tua, sei uno sbaglio, una stupida bimbetta che ha rovinato il nostro amore-, ecco questo e ciò che mi ha detto.
Se fosse stata ubriaca in quel momento avrei potuto pensare che l'abbia detto solo perché aveva bevuto, e invece no, quella volta era sobria e stranamente calma. Non che me ne importi qualcosa ormai, ma all'epoca ho sofferto molto per colpa sua. Subirmi tutti i suoi rimproveri, le sue stupide sgridate, mi hanno resa impassibile. Dopo che una madre ammette con menefreghismo che non gliene può fregar di meno di sua figlia, penso che non sia difficile diventare apatiche. Ed è anche vero che papà era l'unico che mi voleva davvero bene. Povero, mi fa pena, tutte quelle volte che ha visto mia madre ubriaca che urlava o rideva come una pazza. Come fai ad amare una persona così? Secondo me è rimasto con lei solo perché l'aveva messa incinta e non voleva lasciarla sola con una figlia da accudire. Ho voluto davvero bene a mio padre, gliene voglio ancora, e ora che non c'è più, niente ha più un senso. Non sentirsi amati, un sentimento che sconsiglio a tutti. Certo non si può decidere di esserlo o meno.
Decido di non parlarle e di non chiederle niente. Le do un frettoloso abbraccio e mi trascino fino in camera mia. Lancio lo zaino a terra e chiudo la stanza a chiave. Mi precipito alla scrivania aprendo tutti i cassetti.
-Dove cazzo l'ho messa- frugo disperatamente in ogni angolo della camera.
-Eccola- prendo la lametta che avevo nascosto dentro ad una scatolina sull'armadio apposta per non cedere alla tentazione. Alzo la manica della felpa e comincio a tagliarmi. Sfogo tutta la mia rabbia e tristezza sul mio corpo aprendo ferite profonde sul mio polso. Dimentico tutto e mi concentro su quello che ho appena fatto. Adesso l'unica cosa che mi fa davvero male sono le ferite dalle quale esce ininterrottamente il mio sangue. Le vene mi pulsano e gli occhi mi si riempiono di lacrime. Incomincio a piangere non so se per via del male che mi sono provocata fisicalmente o per tutto il resto. Dopo 20 minuti buoni smetto di piangere, ma ho ancora il polso dolente. Alzo la manica. Tutto è cosparso col mio sangue, la felpa, i pantaloni, il pavimento...
-Merda, perché continua a correre?-
Nuove ondate di sangue mi escono dal polso e fa un male cane. Strofino l'altra mano sul polso sporcandola e facendo aumentare il dolore. Prendo il cuscino e ci urlo contro. Prendo la lametta e inizio a tagliarmi tutta. Mani, braccia, gambe. Mi rannicchio a terra e continuo a piangere silenziosamente.
-No basta. Devo smetterla.- mi alzo molto lentamente e apro la borsetta nella quale tengo il disinfettante, le garze e i cerotti. Mi disinfetto tutta soffrendo e mi infilo la maglietta che uso per dormire. Mi distendo delicatamente sul letto per via del dolore e mi addormento.
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DARK PARADISE
RomanceSum, una sedicenne dark che deve affrontare molti problemi come ad esempio l'alcolismo di sua madre,la perdita di suo padre e della sua migliore amica. La ragazza ormai caduta in depressione comincia a tagliarsi e a drogarsi. Ma un giorno trova l'a...