II

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Traumatico, ecco, questa è la parola perfetta per descrivere il nostro arrivo a Beacon Hills, e voi vi starete chiedendo, perché? Beh ve lo spiego subito.

In precedenza avevo già sentito parlare di questa città, e delle cose che erano accadute, ma non essendo stato rilevato più nessun tipo di incidente da ormai una decina anni, non mi avrebbe fatto di certo male traslocare in questa città.

Ma i problemi arrivarono quando finalmente ammettemmo piede  in quella che sarebbe dovuta essere effettivamente la nostra casa.

Una volta aver oltrepassato il cancello, un tremendo olezzo ci pervase le narici, facendoci tossire tutti quanti. Il problema qual era? Ah, questo non lo sappiamo ancora.

In seguito sono successe una serie di disavventure che eviterò di raccontare, per non dare di me una brutta impressione, e ora eccomi qua nel mondo dei sogni, ancora per poco però...

E rieccoci, il rumore assordante della sveglia inizia a inondare tutta la stanza, facendomi sobbalzare per lo spavento, il problema però non si pone, allungo di poco il braccio e con un gesto abbastanza goffo la spengo.

Neanche il tempo di richiudere gli occhi, che la porta viene spalancata da mio padre, che con una voce non troppo soave dice poche parole in grado di farmi spalancare gli occhi in una frazione di secondo:"Taylor, forza, svegliati, oggi è il tuo primo giorno di scuola".

Con uno scatto che potrebbe essere paragonato a quello di Flash, mi alzo dal letto e in men che non si dica mi ritrovo a scendere le scale in modo frettolosissimo, dirigendomi verso la cucina.

Noto con mio stupore, che mio padre ha già apparecchiato la tavola, preparato la colazione e ha addirittura preparato il caffè, -forse questa città non è poi così male-, penso tra me e me.

Addento uno di quei pancake che erano stati messi a tavola da poco e dopo averne finito uno sorseggio il caffè, rischiando anche di ustionarmi la lingua per quanto fosse caldo.

Una volta aver finito la colazione, sparecchio la tavola, lavo i piatti e rimetto tutto apposto per non far mettere in ordine mio padre uscito da casa poco prima, salutandomi con un semplicissimo bacio sulla testa.

Dopo aver controllato l'orario e aver costato che era ancora troppo presto per prepararmi, pur non sapendo dove dovessi andare, decido di fare una chiama veloce a Jackson, nella speranza che fosse già sveglio e che quindi mi avrebbe risposto.

Sentivo notevolmente la sua mancanza, come quella delle mie due migliori amiche, che non si erano risparmiate qualche consiglio, che forse dirò più avanti.

Digito il suo nome nella rubrica, e una volta aver cliccato la cornetta del telefono, risponde subito la segreteria telefonica, segno che molto probabile avrà messo la modalità aereo e che quindi stia ancora dormendo.

Dopo questo fallimentare tentativo, decido di salire in stanza e di prepararmi per questo primo giorno di scuola, non vi racconterò tutto passaggio per passaggio, perché sono le cose normali che farebbe qualsiasi ragazza, quindi mi sono lavata, truccata e infine vestita con un semplice jeans e una maglietta bianca con una scritta nera di cui non so il significato.

Spengo tutte le luci e esco di casa, assicurandomi di chiudere la porta a chiave per evitare spiacevoli visite al suo interno. E con questo mi inizio ad incamminare verso quella struttura che avrebbe figurato per me come l'inferno sulla terra, non sono mai andata bene a scuola, con una media discreta del sei in quasi tutte le materie, tranne matematica, quella era l'unica che avevo sotto e che ho tutt'ora, non ci posso fare nulla se non la capisco!

E dopo neanche dieci minuti, sbatto contro una persona e mi ritrovo al suolo, con lo zaino buttato da qualche parte sull'asfalto,
"Scusa, non mi sono accorto che ci fossi tu sulla strada, stavo guardando il telefono", una voce maschile mi riporta alla realtà, facendomi alzare di poco lo sguardo per poter finalmente analizzare la persona che mi ritrovavo davanti.

"No, non ti preoccupare è anche colpa mia, stavo pensando e non mi sono resa conto ci fossi tu", e dopo aver detto questo, mi tende la mano, probabilmente per aiutarmi a rialzarmi, gesto che non rifiuto, perché goffa come sono sarei ricaduta un'altra volta.

"Comunque piacere mi chiamo Mieczyslaw Stilinski, ma mi puoi chiamare semplicemente Stiles che sicuramente è un nome più facile da ricordare, e tu invece come ti chiami?"

"Ah sì certo, io sono Taylor, mi sono trasferita da pochissimo qui", Stiles annuisce con la testa e noto con piacere che anche lui porta lo zaino sulle spalle, quindi si starà dirigendo verso la scuola, magari mi potrebbe aiutare lui visto che non so minimamente dove si trovi.

"Si ti aiuto, ti accompagno a scuola", beh ecco come non detto, si capiva così tanto che avevo bisogno di aiuto?

E senza riferire più alcuna parola lo seguo, facendo attenzione alla strada che stiamo percorrendo così da potermela ricordare domani.

E dopo neanche dieci minuti mi ritrovo davanti a quella che sarebbe stata la mia scuola per i prossimi anni, di certo dall'esterno sembrava qualcosa di fantastico, campi da lacrosse, giardini, tavoli dove mangiare all'esterno, insomma quella classica scuola americana che si vede in tutti i film.

"Vieni, ti faccio conoscere i miei amici" e senza neanche aver avuto il tempo di controbattere, mi prende per mano, costringendomi a seguirlo,facendomi spingere alcune volte alcune persone, ma che ci posso fare io? L'avevo detto che sono abbastanza goffa.

"Lei è Taylor, si è trasferita da poco qui loro sono: Scott il capob-,ehm volevo dire il mio migliore amico, Lydia la mia ragazza, Malia, Kira, Isaac"

Beh dai un bel gruppo di amici, e dopo aver stretto la mano a tutti e essermi presentata come si deve a ognuno di loro, in disparte noto una coppia di ragazzi che si tengono la mano, scambiandosi qualche gesto affettuoso ogni tanto, come baci o robe simili,-che carini- pensai nella mia testa.

E poi riecco la voce di Stiles, "ah si vero, loro sono Theo e Liam, sono fidanzati da poco, ma possiamo ammetterlo un po' tutti che sono carinissimi insieme"

"Già davvero carini insieme", ed era la verità, sotto il punto di vista estetico si poteva benissimo dire che fossero anime gemelle senza neanche averli conosciuti, e poi devo dire che provo un'amore spassionato per loro, sembrano usciti da una specie di film, tanto per cambiare.

E mentre sono immersa nei miei pensieri, il suono della campanella che segna l'inizio della prima ora mi riporta alla realtà, e poi con un sorriso incoraggiante Styles mi fa cenno di entrare con loro, e che questa avventura abbia inizio allora...

 dance of wolvesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora