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Decisi di entrarvi e di proseguire lungo una scala che conduceva al piano terra di un corridoio circondato soltanto da poche poltrone con di fronte ad esse una libreria ben fornita di libri d'autore, così tanto che mi feci prendere dall'indecisione e curiosa iniziai a toccare piano quasi ogni libro presente sulla prima fila del lato destro della libreria.
Toccando il primo libro della fila però accadde qualcosa di strano: la libreria si spostò come per magia, come se fosse un passaggio segreto che mi lasciò letteralmente allibita.

Era davvero un passaggio segreto, stavo iniziando a pensare potesse racchiudere qualche segreto e che addirittura avrebbe condotto a qualcosa di mistico ma pochi passi più avanti la luce soffusa iniziò a mostrarmi vividamente l'ingresso di un bar molto elegante e lussuoso riempito da gente altrettanto elegante.

Io che cosa avevo di elegante? Praticamente un bel niente ma nonostante ciò mi feci forza e cercai di farmi strada lungo il locale venendo poi accolta da un ragazzo a me sconosciuto ma che allo stesso tempo mi richiamava qualcosa alla mente, anche se non capivo cosa.

Ci fissammo per un attimo e il mondo intorno sembrò bloccarsi per qualche istante.
Esistevamo soltanto noi e i nostri sguardi che non smettevano di cercarsi in ogni angolo come per scrutarci, come per conoscerci o meglio per riconoscerci.

Una strana sensazione invase tutto il mio intero organismo e non capivo che cosa mi stava succedendo.

Perché quel ragazzo mi era familiare anche se non lo avevo mai visto sin dal mio primo giorno a Seoul?
Era tutto così strano e anche lui non smetteva di fissarmi, tanto che iniziò a farfugliare qualcosa.

« Posso esserti utile? » osservò per bene il mio sguardo confuso e perso.

Non ricevette alcuna risposta da me perché rimasi qualche secondo buono a fissare il vuoto, anche il suono della sua voce mi era familiare ma ancora non riuscivo a riconoscerlo.

Il ragazzo continuò a fissarmi.

« Vuoi accomodarti? » aggiunse, diventando leggermente più arrogante nel tono della voce, quel poco che bastava a farmi rendere conto che mi stava fissando in quel modo soltanto perché ero di intralcio agli altri clienti che volevano accedere al bar.
Mi voltai leggermente e mi resi conto di aver creato una coda di clienti in attesa che volevano entrare ma il mio perdermi negli occhi di quel ragazzo stava risultando loro impossibile, così decisi di incamminarmi da sola senza che il ragazzo mi indicasse una postazione stabilita.

Rimase immobile a fissarmi più confuso e perso di me qualche istante prima ma non potevo farci molto, ormai ero totalmente imbarazzata. Avevo addirittura pensato che lui mi stesse fissando in quel modo per lo stesso motivo in cui avevo iniziato a fissarlo io ma mi resi conto di sbagliarmi.

« Aish Jieun, sei proprio una povera illusa! » pensai tra me e me torturando il menù che era posto sul tavolo a pochi millimetri dalle mie mani e da una candela aromatizzata alla vaniglia.

Quel profumo inebriante però riuscì a tranquillizzarmi per metà ma ogni qualvolta inopinatamente riuscivo a percepire gli occhi di quel ragazzo su di me iniziavo a tremare e a disconnettermi dalla realtà.

Ma perché mi stava facendo sentire in quel modo se neanche sapevo chi diamine fosse?

A dirla tutta non mi interessava più neanche saperlo, o almeno stavo iniziando a convincermene, così chiamai un altro ragazzo che nello stesso momento aveva deciso di avvicinarsi al mio tavolo.

« Ciao, posso esserti d'aiuto? » chiese molto più sorridente e genuino di quello screanzato arrogante dai capelli neri!

Il solo pensiero di aver udito quella sua voce stizzosa stava iniziando a darmi sui nervi.
Non volevo minimamente pensarci ma era più forte di me.
Sicuramente la colpa era stata mia però tutta quell'arroganza non la tolleravo.

« Aish! » ripresi a sbuffare guardando nella sua direzione, picchiettando poi nervosamente con le unghia sullo strato di vetro del tavolo al quale ero seduta ma mi ricordai presto dell'altro ragazzo che era appena giunto dinanzi a me.

« Oh, scusami! » dissi con un tono palesemente soprappensiero.

« Non preoccuparti! » mi sorrise amichevolmente quasi rassicurandomi.

Aveva davvero un'aria tenera e rassicurante che non potei far a meno di rispondergli con la stessa gentilezza, calmandomi quasi del tutto.

« Vorrei un cuba libre, oggi la testa non mi aiuta. » gli risposi perdendomi poi a scrutare ogni singolo angolo intorno a me.

« Va bene, e cuba libre sia! » appuntò sul suo taccuino digitale.

« Per qualsiasi cosa mi troverai lì! » indicò un bancone posto poco più lontano dalla mia postazione.

« Il mio nome è Chris. » sorrise ancora.

Gli sorrisi a mia volta, feci un cenno di si con la testa e risposi rivelandogli altrettanto il mio nome.

« Io sono Jieun. » dissi finalmente rilassata ma dopo qualche istante il ragazzo arrogante si avvicinò imperterrito al mio tavolo con passo svelto.

Chris si allontanò e quindi la mia tranquillità iniziò di lì a poco a svanire e fui travolta da un immenso panico inspiegabile che quasi mi metteva i brividi.

Non ero dell'umore adatto per prendermi una ramanzina da qualcuno quella sera, né tantomeno da quel ragazzo, per cui presi velocemente il telefono dalla tasca facendo finta di rispondere ad una telefonata inesistente ma notai con stupore che il ragazzo si accomodò addirittura sulla poltroncina di fronte alla mia, allo stesso tavolo, nella speranza riattaccassi subito ma iniziò a sbuffare, appoggiandosi poi una mano sul fianco in modo impaziente.

Riposi il telefono in tasca e lo fissai.

« Ma sei incinto o cosa? » indicai la mano appoggiata al suo fianco che tolse subito dopo imbarazzandosi.

« Ma che modi! Sono venuto qui per scusarmi ma forse non dovevo. » si alzò di scatto e andò via.

« Si sarà mica offeso per così poco?! » esclamai tra me e me, notando poi Chris che stava ritornando nella mia direzione con l'ordinazione che avevo richiesto.

Forse aveva udito, forse aveva capito, per cui iniziò a ridere mentre posava il tutto sul tavolo.

« Non preoccuparti, è proprio così, è ultra drammatico. » si voltò guardando ormai la sua sagoma in lontananza.

« Un pò lo avevo notato sai?! » risi a mia volta.

« Ma come si chiama? » aggiunsi.

« Si chiama Hyunjin. Può sembrare anche stupido a primo impatto ma è davvero una bella persona. » sorrise con aria fiera.

« È uno dei miei migliori amici. » aggiunse, poggiandosi il vassoio ormai vuoto sotto al braccio destro.

« Capisco. » dissi, non sapendo cosa dire, facendo poi un sorso enorme al mio cuba libre estremamente ghiacciato.

« Vai piano, Jieun che è molto freddo. » mi raccomandò prima di andare.

« Ah, un'ultima cosa. Gradisci un libro da leggere? » si voltò aspettando un mio cenno e dopo poco ritornò con un libro di Brian Weiss intitolato molte vite un solo amore.

« Spero ti piaccia. Buona lettura. » mi salutò, lasciandomi sola con quel libro, il cuba libre, i miei pensieri e lo sguardo di quel Hyunjin impresso nei pensieri.

« Basta, leggi, non pensare e dì alla tua mente di stare zitta! » pensai, perdendomi poi, finalmente, tra le righe del libro dinanzi a me.

Eyes | HWANG HYUNJIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora