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Era una normalissima sera di giugno, o almeno così sembrava ma normale infondo non lo era perché avevo deciso di uscire e non era una decisione che prendevo tanto spesso dal momento in cui ero completamente sola.
Avevo qualche amica nei paraggi ma non riuscivo sempre ad avere argomenti da proporre in loro compagnia e per questo finivo sempre per rimandare perché restare a casa a guardare un drama era più confortante che uscire con chi non ti guarda neanche negli occhi, con chi neanche sa che fai a botte con dei mostri interiori più grandi di te.
Puntualmente però tu conosci a memoria tutti i loro mostri, sai quanti pensieri, quante lacrime, quante paranoie svolazzano nella loro mente anche quando non te lo dicono e le provi sempre tutte per strappargli un sorriso e molto spesso ti senti dire quel confortante « grazie, non so come hai fatto a sapere che mi sentivo proprio così! » e stranamente ti fa sentire bene per un attimo ma poi ti ricordi che loro non si sforzano neanche di fare lo stesso perché sono così presi dalla loro vita da non accorgersi spesso che esisti anche tu.

Uscire da sola quella sera sembrava la soluzione ad ogni mio problema.

Avevo voglia di un cuba libre, forse due, forse tre per cercare di alleggerire un pò quei pensieri che non mi lasciavano sola neanche per un attimo e bere, molto spesso, sembrava la cosa più utile da fare per cercare di evadere almeno un pò dalla realtà.

Ero astemia. Anche solo un goccino di troppo avrebbe reso la mia testa tra le nuvole ma nonostante ciò continuavo a bere finché non sentivo più il pavimento sotto ai piedi.

Non avevo mai bevuto da sola o forse si, giusto un pò, quel pò che ti lascia ancora in grado di intendere e di volere, quel pò che ti consente ancora di ritornare a casa da sola senza fare danni ma quella sera era proprio una di quelle sere in cui avrei deciso di scordare per sempre anche la strada di casa mia.

Ormai avevo 22 anni e vivevo da sola dall'altra parte del mondo.
Mi ero stabilita nella capitale del sud Corea e di lì a poco sarei tornata in Italia soltanto per riprendere il resto delle mie cose ma soprattutto per prendere il mio cane.

Mi mancava più di qualsiasi altra cosa, era il solo a rendermi più felice e prendermi cura di lui molto spesso sembrava l'unica cura ai miei problemi.

« Questa sera però la mia unica cura sarà il cuba libre. Ho deciso così! » pensai tra me e me frugando nell'armadio qualcosa di rapido da indossare.
Optai velocemente per un pantaloncino di jeans e una camicia nera a mezze maniche, un paio di air force bianche e un accenno di mascara sugli occhi e un pò di rossetto rosato sulle labbra costantemente spaccate per chissà quale motivo.

« Nessuno le troverà mai attraenti da baciare.. » pensai, continuando a fissare quel rossetto che però non aveva fatto chissà quale miracolo per renderle leggermente più carine da guardare e poi decisi di spazzolarmi i capelli, uscendo, infine, di casa lasciando chiudere la porta alle mie spalle.

Le luci di Seoul di sera mi mettevano di buon umore e per me era davvero importante.
Nessun luogo al mondo era mai stato in grado di farmi sentire a casa come Seoul ma soprattutto nessun altro luogo era mai stato in grado di abbracciarmi e di accogliermi facendomi sentire più in pace con quel che ero.

Trovare la pace per me era da sempre stato difficile e nonostante tutto anche quella sera non percepivo poi tanta pace, c'era così tanto caos in me che non sapevo minimamente dove sbattere la testa ma ero sicura di volerla sbattere da qualche parte e perdere i sensi.

Non ce la facevo più a vivere in quel modo.
Sicuramente stare lontana da casa mia era stato un enorme passo avanti, Seoul mi faceva stare bene ma c'erano alcune sere in cui l'umore calava sotto i piedi come una suola che si attacca al pavimento ed io odiavo sentirmi così a terra come l'asfalto che si calpesta ogni giorno.
Ero stanca di farmi calpestare dalle mie stesse emozioni negative.
Ero stanca di pensare al mio passato, a quel che mi aveva cambiata, a quel che mi aveva resa schiva e restia nei confronti della vita.
Ero stanca dei miei continui pensieri, dello stress, dell'ansia.
Volevo scappare dalla gabbia che io stessa avevo creato intorno a me ma non trovavo una via di fuga, un angolo in cui rifugiarmi a respirare lontana da me stessa e quel che ero.

Lungo la strada però qualcosa aveva attratto la mia vista ed era un locale molto particolare o almeno così sembrava.

« Le chamber. » lessi poco più in alto della mia testa.

Forse quello poteva essere il mio posto, il luogo che avrebbe permesso a me stessa di dimenticare chi ero almeno per una sera.
Non esitai ad entrare nutrendo enormi aspettative nella speranza di un angolo di pace.

Eyes | HWANG HYUNJIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora