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Non ci pensai neanche più per un attimo e decisi che il giorno seguente avrei fatto ciò che quell'uomo e i ragazzi mi avevano consigliato di fare, ormai dovevo andare a fondo della vicenda per capirci qualcosa e smettere di essere agitata, però era più forte di me: più cercavo di tranquillizzarmi, più mi prendeva il panico e non potevo permettermi di reagire in quel modo anche a causa di alcuni stupidi numeri e un uomo praticamente inesistente che avevo visto soltanto io.

« Jieun ce la puoi fare. Non sei pazza. Non pensarci. Pensa a lavorare! » pensai, incoraggiandomi, cercando di convincermi che infondo non c'era nulla di anomalo in quella situazione anche se sapevo benissimo che a mancare era qualcosa di normale ma cercai di ricompormi senza dare nell'occhio e ognuno di noi riprese le sue normali attività, consultandoci di tanto in tanto per terminare dei progetti che avevamo in comune e il mio umore cominciò man mano a placarsi pensando soltanto a tutte le mansioni che ancora dovevamo svolgere fino a sera.

La giornata era ancora molto lunga e non potevo permettermi di crollare, dopotutto le 13:13 del giorno seguente erano praticamente dietro l'angolo e sarebbero arrivate più veloce di quel che pensavo e soffermandomici ogni minimo secondo non avrebbe di certo affrettato le cose perché si sa, il tempo non si manipola purtroppo.
Non esistono tasti come replay, rewind, pause, e la vita deve soltanto procedere secondo i piani.

Ma di chi sono questi piani?

Me lo ero sempre chiesta sin da bambina, sin dall'abbandono di Sam, sia da quando ha distrutto il mio cuore o forse da quando ho deciso di strapparmi con forza dal petto quel che ne era rimasto per cercare di non soffrire più.

Avrei capito un giorno chi si stava divertendo a manovrare la mia vita in quel modo?
Avrei mai provato ancora una volta quella stessa spensieratezza, quella stessa felicità o sarei rimasta per sempre imprigionata in quella camera blindata senza fessure, senza uscita, senza finestre per guardare il cielo scuro e freddo che ogni giorno mi avvolgeva sempre di più?

Sarei morta soffocata nelle mie stesse paure? Nei miei stessi temporali? O avrei rivisto cieli rosa? La mia anima sarebbe rimasta sola al buio per sempre, a congelarsi sempre più o si sarebbe sciolta al sole?

Troppi interrogativi continuavano a riempire la mia testa ma era un bene perché più pensavo, più il mio cervello si isolava dal reale problema e più mi concentravo inaspettatamente sul lavoro ma soprattutto la giornata iniziava a scorrere come la sabbia in una clessidra che si avvicina sempre più al termine.

« Ho finito! » esclamai soddisfatta perché al termine era giunta finalmente l'ultima parte dell'ennesimo progetto noioso per gli asilo nido che stavo elaborando da giorni insieme a Jisung.

« Magari questa gara d'appalto la vinciamo! » esultò Jisung.

Era raro che riuscivamo a farci prendere dall'inventiva e finire i progetti prima della scadenza, infatti molto spesso venivamo esclusi a priori perché non riuscivamo mai a completare tutto oppure perché i nostri progetti finiti sembravano belle mele ma senza sapore ma inaspettatamente quella volta sembrava davvero tutto perfetto e soprattutto riuscimmo a caricare tutto sul portale prima della scadenza.

« Spero che mio padre approverà questa volta! » si affacciò Minho verso di noi.

« Ah guarda, deve approvare altrimenti.. » cercò di rispondere Jisung ma poco dopo calò lo sguardo e si volto sulla sedia per non incrociare il solito sguardo malefico e inanimato di Minho quando si parlava di suo padre e di lavoro.

« Ecco Jisung, bravo, zitto e guarda il panorama fuori. » intervenne Changbin scoppiando a ridere.

Jisung cercò di trattenere le risate e si rilassò per qualche momento perdendo davvero lo sguardo tra le nuvole e quel cielo che si stava iniziando a colorare di rosa per abbracciare il tramonto che era ormai alle porte.

« Sai, Jieun, questo cielo un po' ti somiglia. » rimase in silenzio per un po' subito dopo incuriosendomi.

Iniziai a voltarmi anche io verso la finestra e notai tutto quel rosa impigliato tra l'azzurro chiaro e l'arancio ma che ai bordi sfumava in un blu sempre più scuro con l'avanzare della sera e tutto sommato non aveva torto.

Infondo c'era qualcosa di bello in me ma aveva paura e non riusciva a spiccare il volo, quindi si intravedeva per poco, solo in alcuni momenti della giornata ma poi si scuriva sempre di più e infatti il cielo della mia anima diventava notte ogni volta sempre di più ma feci finta di non cogliere al volo quel suo pensiero perché ero curiosa di sentire una sua interpretazione.

« Perché mi somiglierebbe? » mi alzai dalla mia postazione con le braccia incrociate e mi avvicinai ad osservare meglio quel cielo insieme a lui.

« Perché infondo un cuore ce l'hai. » mi guardò con un sorriso un misto tra il commosso e il fiero.

« Non so perché fingi di non averlo oppure qualcuno te lo ha rubato e non te lo ha più restituito. Non so, non ne sono sicuro ma sono certo che potrai riaverlo. » sorrise ancora mettendomi di buon umore.

Avere una persona così solare nella mia vita era una ventata di aria buona e a volte mi sentivo davvero una persona cattiva nei suoi confronti, nei confronti di Minho e Changbin perché non ero mai stata in grado di offrirgli la parte migliore di me ma la realtà è che non sapevo neppure che aspetto avesse o se esistesse quella parte e non volevo mostrarmi per quella che non ero soltanto perché nutrivo sensi di colpa.

Volevo essere me stessa e far conoscere anche i miei mostri, i miei difetti perché in quel momento della mia vita sentivo di essere soltanto un mostro che si nutriva di altri mostri e nulla più ed essere paragonata ad un cielo rosa da Jisung era stato davvero il più bello dei complimenti.

Dopotutto se c'era qualcosa che mi procurava una sorta di malinconia oltre Sam, la luna e le stelle erano proprio i cieli rosa, forse perché infondo lo ero davvero, forse perché era il cielo che mi apparteneva di più, era la mia fase.

« Sarò in grado di recuperarlo davvero il mio cuore? » gli chiesi cercando di trattenere le lacrime.

« Penso che ci stai già riuscendo senza che tu te ne accorga. » mi diede una pacca sulla spalla.

« So che non te lo dico mai però sono fiero di te. » aggiunse, mettendomi una calma inaudita.

« Nessuno me lo aveva mai detto. Sei sicuro di essere fiero di un disastro? » mi asciugai velocemente una lacrima.

« Sei una mia amica, come potresti essere un disastro? »

Eyes | HWANG HYUNJIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora