14.

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Dovevo smetterla di pensare a Sam, di nascondermi dietro ad un dito e pensare che prima o poi ci saremo rincontrati ancora perché era destino che noi stessimo insieme, dovevo smetterla di fasciarmi la testa con delle idiozie tanto assurde e insulse che non sarebbero accadute mai.
Dovevo capire che ormai Sam non c'era più, mi aveva lasciata sola nell'inverno più freddo che potessi mai vivere e dovevo farmene una ragione per ricercare un'estate per me stessa, per uscire fuori da tutto quello che io stessa avevo creato intorno a me a causa di una mancanza.

Ma poteva fare davvero così male una mancanza?

Così tanto male da rovinarmi un'intera vita?

Era assurdo e dovevo capirlo, prima o poi dovevo essere in grado di andare avanti, di darci un taglio, di camminare e correre da sola sulle mie gambe senza dovermi più appoggiare a qualcuno e così iniziai a correre davvero, senza una meta, senza una direzione, solo con il cuore più leggero che continuava a dirmi di proseguire, di sperimentare, di andare avanti e non fermarmi ma di lì a poco mi resi conto che stavo correndo esattamente nella stessa direzione in cui stava andando Hyunjin.

« Perché cazzo devo complicarmi sempre la vita? » pensai tra me e me cercando di rallentare ma involontariamente diedi un calcio ad una pietra posta a qualche millimetro da me e finì per schiantarsi contro un cassonetto dei rifiuti a pochi centimetri da Hyunjin.
Quel rumore lo colse talmente alla sprovvista che si fermò su se stesso restando immobile e confuso ma dopo un po' decise di voltarsi appena, con ancora quella sua sigaretta accesa tra le labbra e i capelli leggermente arruffati a causa del vento e curioso cercò di capire che cosa fosse accaduto.

Mi resi conto di ciò che stava succedendo e decisi di nascondermi dietro il primo muro di un edificio per non essere riconosciuta ma qualcosa dentro me mi fece capire che mi stavo sbagliando.

« Sono sicura che mi ha vista.. » pensai tra me e me cercando di rannicchiarmi sempre di più nella speranza non mi trovasse ma le mie orecchie stavano iniziando ad udire dei passi provenienti dalla sua direzione.

Improvvisamente vidi la sua ombra diventare sempre più piccola e le sue vans bianche e nere apparirmi a pochi centimetri dal mio naso e quindi a quel punto decisi di alzare lo sguardo verso di lui.

« C-ciao.. » dissi più imbarazzata che mai, continuando a rannicchiarmi su me stessa finendo per sedermi su un piccolo gradino alle mie spalle.

« Ciao. » si sedette subito senza ripensamenti accanto a me.

Quel gradino era così piccolo che non potevamo fare a meno di guardarci negli occhi e sfiorarci quasi il naso a vicenda e tutto ciò non faceva altro che mettermi in imbarazzo.

« Che fai qui? » fece l'ultimo sospiro dalla sua sigaretta gettandola poi poco più lontano.

Non aveva fatto niente di particolare ma i miei occhi non smettevano di fissarlo come se fosse la stella più luminosa del cielo e non riuscivo ad assumere un atteggiamento normale.
Tutto di lui mi travolgeva all'ennesima potenza ma non doveva essere così.
Hyunjin doveva uscire dalla mia testa all'istante anche se in quell'esatto momento non era assolutamente possibile.

« Allora? Non hai voce per rispondermi? » chiese ancora con quel suo fare arrogante che mi dava sui nervi ma che allo stesso tempo non faceva altro che farmi cadere sempre più ai suoi piedi perché ero completamente stupida e rincitrullita.

« Stavo andando a casa. » mi guardai intorno.

« Questo gradino è molto lontano da casa tua però. » mi si avvicinò sempre di più, così tanto che anche l'odore di sigaretta che tanto detestavo stava iniziando a piacermi.

Ma che mi aveva fatto quell'individuo?
Perché continuavo ad essere così dipendente da lui pur non sapendo quasi nulla della sua vita?

« In realtà sono appena uscita da quella ricevitoria lì. » la indicai alzandomi subito dopo ma lui mi prese per mano trattenendomi dall'andarmene.

« Anche io sono uscito da quella ricevitoria propria poco fa, ho comprato le sigarette. » mi guardò con quegli occhi enormi da cucciolo abbandonato.

« Non mi guardare così.. » mi scappò da dire timidamente e nel frattempo cercai di mollare la presa dalla sua mano ma sembrava impossibile.

« Non puoi ottenere quello che non vuoi. » guardò la mia mano che tentava di lasciare la sua e in quel momento persi letteralmente un battito.
La paura che lui potesse aver capito che stavo provando qualcosa per lui mi faceva impazzire. Non volevo lo sapesse, non volevo sapere la sua risposta e neanche che cosa potesse pensare di me.

In quel momento volevo soltanto scappare il più lontano possibile per non mostrare la parte fragile di me ma non potevo dargli torto, davvero non riuscivo a staccare la presa dalla sua mano e dal suo sguardo che sembrava tanto non volesse lasciarmi andare quasi quanto me e come una stupida iniziai a perdere qualche lacrima.
Ormai non riuscivo più a controllarmi, non sapevo più che cosa stavo diventando, perché ero improvvisamente diventata così debole con un cuore che da pietra si era magicamente trasformato in burro e sentivo scioglierlo sempre più ad ogni suo guardo.

In entrambi i casi avrei smesso di avere un cuore o per troppo dolore o per troppo amore e non mi piaceva nessuna delle due strade.

In quell'esatto momento però Hyunjin intravide delle lacrime che stavano uscendo dai miei occhi e improvvisamente si alzò per guardarmi meglio.

« Basta piangere quando sei davanti a me che mi viene voglia di baciarti e non posso. »

In quel momento sperimentai la terza opzione: un cuore ce lo avevo ma stava impazzendo così tanto da rompermi le costole e il respiro e a quel punto avrei davvero voluto non possederlo più.

Non sapevo più che cosa fare, non sapevo cosa dire e neanche sapevo perché Hyunjin avesse detto una cosa del genere, forse stavo dormendo, forse stavo male, stavo avendo un'allucinazione, non poteva essere reale.

« P-perché? » gli chiesi, guardandolo, cercando di capire.

Lui mi si avvicinò e prese a guardarmi in un modo che probabilmente non avrei scordato mai nella vita.

Io non volevo pensare a Sam, davvero, avevo deciso che non ne avrei parlato neanche per sbaglio ma i suoi occhi e quelli di Hyunjin sembravano gli stessi perché solo quegli occhi erano stati in grado di farmi sentire allo stesso modo ma la sua voce interruppe i miei pensieri.

« Jieun.. » esitò.

« Temo di dover andar via, per questo non posso farlo. » aggiunse Hyunjin perdendo tutta la serietà che aveva acquisito qualche attimo prima, sorrise e mi diede un colpetto sul naso con l'indice lasciandomi più confusa che mai.

« Ma sei forse pazzo? » gli urlai.

« Farò tardi a lavoro! » rispose incamminandosi, facendomi poi un saluto come i soldati portandosi la mano destra alla fronte.

« Aish, questo ragazzo.. » farfugliai andando direttamente nella direzione opposta cercando di non voltarmi indietro.

« No, non mi volterò per vedere se sta davvero andando via. Non lo farò. » dissi ad alta voce rendendomi poi conto che dei passanti mi stavano guardando male.

« Aish, meglio che vada a casa a farmi una doccia fredda! » continuai a dire a me stessa incamminandomi davvero senza voltarmi.

Eyes | HWANG HYUNJIN Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora