chapter 9

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Il suono insistente proveniente dal mio cellulare mi svegliò, e la prima cosa che feci quel giorno fu maledire il coglione che aveva interrotto il mio riposo.

Ancora coricata, con la testa contro il cuscino, allungai un braccio, tastando il comodino fino a trovare il mio telefono, che ancora squillava.

"Odio il genere umano." sospirai, rassegnata, e senza leggere il numero risposi. "Chiunque tu sia, sei pregato di andartene a fare in culo."

"Buongiorno anche a te." Ashton ridacchiò, e potei immaginarlo seduto sul suo letto d'hotel con un sorriso sul volto.

Mi passai una mano sul viso, strofinandomi gli occhi per recuperare un po' di lucidità. "Ashton, sono le..." Guardai l'ora sul mio telefono, allontanandolo dal mio orecchio per un attimo. "...10:34 e spiegami per quale assurdo motivo mi hai chiamata nel bel mezzo della notte."

"Scusa, qui è mezzogiorno passato, e ti ho chiamata per sapere cosa hai intenzione di fare per il tuo compleanno."

"Tu, razza di babbuino australiano, hai disturbato il mio sonno per chiedermi cosa farò al mio compleanno?" chiesi, acida. "Non potevi semplicemente chiamarmi oggi pomeriggio?"

"No, ho bisogno di saperlo ora." rispose, sottolinenando l'ultima parola. "Quindi? Che farai?"

Mi alzai dal letto, posando i piedi nudi sul pavimento fresco, e mi avvicinai alla finestra. Scostai le tende, lasciando che i raggi del sole d'agosto illuminassero la mia stanza. "Non ho ancora deciso niente, in verità. Magari io, Joy e Taylor potrem-"

"Ti andrebbe di venire ad Atlanta con me e i ragazzi? Ovviamente l'invito è anche per Joy e quell'altra ragazza che hai nominato, e pure per Oceane."

"E' Oceania," lo corressi, "e comunque non credo che i miei genitori mi lascerebbero." mentii.

In realtà, sapevo che se avessi chiesto loro di andarci mi avrebbero dato il permesso senza problemi, avevo già fatto alcuni viaggi da sola e loro, essendo abituati a viaggiare, potevano assicurarsi che arrivassi a destinazione senza intoppi, ma non ero sicura di voler rivedere quei quattro.

"Dai Blair, saranno solo un paio di giorni. Starete con noi il 5 e rimarrete nel backstage del concerto, poi il 6 non abbiamo impegni, quindi a parte il volo fino a Dallas avremo il giorno libero. Potremmo visitare la città, passare del tempo insieme, conoscerci meglio."

"Chi ti dice che io voglia sapere di più su di te?" chiesi, risedendomi sul letto.

"Ti prego. Ho voglia di vederti, e non attraverso uno schermo."

E sentii il mio cuore fremere a quelle parole, così tremendamente dolci, ma cercai di riprendermi.

"Potrei... Potrei provare a chiedere ai miei." sussurrai, incerta, e potei immaginare Ashton sorridere e sospirare.

"Grazie. Allora, mi dici qualcosa stasera? Ti chiamo io quando finisco il concerto." disse, felice.

Annuii, distrattamente, riflettendo poi sul fatto che non potesse vedermi. "Va bene, a stasera." risposi allora, aspettando una sua risposta.

E mi meravigliai del mio gesto, perché solitamente non lo facevo, attaccavo le chiamate prima di sentire la risposta della persona con cui stavo parlando.

"Ciao, Blair."

E staccò lui.

Sospirai, passandomi una mano sul viso; ormai non mi sarei più riaddormentata, perciò decisi di andarmi a fare una doccia, e a pranzo avrei chiesto ai miei se avessi potuto andare da Ashton.

*

Sentii la porta di casa aprirsi e mi voltai verso l'entrata, salutando mamma e papà. Ero seduta sul divano, a guardare per la centomillesima volta American Horror Story - Murder House. Trovavo che il carattere di Violet mi rispecchiasse, e Tate era così tremendamente dolce con lei...

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