chapter 3

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Uscii di casa, le cuffiette nelle orecchie, la tuta da jogging e le scarpe da ginnastica.

Andavo a correre due volte la settimana e in palestra tre; mi era sempre piaciuto fare sport, ed era un ottimo modo per tenersi in forma.

L'aria fresca di prima mattina mi colpì il viso quando cominciai a correre lentamente, riscaldando i muscoli prima della vera e propria corsa.

I miei capelli castani, legati in una coda alta, si spostavano da destra a sinistra, seguendo i movimenti del mio corpo.

Erano passati tre giorni dal concerto e da quell'incontro indesiderato con quei quattro, e ancora non avevo rivolto la parola a Joy.

Ero davvero arrabbiata con lei, che mi aveva abbandonata senza pensarci due volte. Aveva colto un'opportunità, okay, ma mi aveva lasciata indietro.

E questo non potevo accettarlo.

Aveva provato a chiamarmi, era venuta sotto casa mia nel tentativo di farmi aprire bocca, ma ero stata irremovibile.

Ma ciò che non volevo ammettere era che Joy mi mancava terribilmente, perché diamine, eravamo migliori amiche da quando frequentavamo l'asilo, e non avevamo mai passato troppo tempo lontane, arrabbiate l'una con l'altra.

A volte mi chiedevo come una ragazza dolce come lei riuscisse a sopportare la stronza che ero.

Avevo raggiunto il parco di Seattle, madida di sudore per la temperatura che si era alzata velocemente, essendo fine luglio, e mi fermai qualche attimo per bere dalla fontanella.

La musica alta non mi fece accorgere della persona che si stava avvicinando a me, e sobbalzai quando una mano si posò sulla mia spalla.

Mi voltai, rossa in viso, e chiusi la bocca in una fine linea alla vista di Joy.

Indossava anche lei la tuta da jogging, perché come me amava correre, e solitamente lo facevamo insieme.

Continuai a guardarla, le cuffiette ancora infilate nelle orecchie. Mi passai una mano sulla bocca, asciugandomi le labbra bagnate.

"Hey." disse Joy. Avendo la musica alta non sentii la parola, ma lessi il labiale. Mi voltai, ricominciando a correre con un ritmo costante.

Pensai che non mi seguisse, ma la ritrovai accanto a me poco dopo. Non parlò più, e io continuai a sostenere il mio silenzio.

Guardai l'orologio al mio polso. Le 10:45.

Aumentai il ritmo, Joy che mi seguiva. Cercai di non guardarla, tenendo gli occhi sulla strada che stavo percorrendo.

All'improvviso, una delle mie cuffiette mi venne tolta. Mi voltai verso di lei. "Ora tu mi ascolterai."

Sbuffai, continuando a correre. "Allora parla." Joy sospirò, sollevata dal fatto che avessi rotto il silenzio che ci aveva avvolte in quei giorni.

"So che ho sbagliato a lasciarti là fuori, ma cazzo Blair, sai quanto tengo a loro. Non potevo sprecare un'opportunità come quella." disse, passandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore.

"Sì, lo so, e infatti non mi sono arrabbiata per quello. Mi sono arrabbiata perché mi hai lasciata da sola senza pensarci due volte."

Rallentai il passo, vedendo il profilo della mia casa bianca, e Joy fece lo stesso.

"Sono una cogliona." Scosse la testa, e la conoscevo abbastanza bene da sapere che quei pochi giorni passati lontana da me le erano bastati per pentirsi.

"Sì, lo sei." dissi, l'ombra di un sorriso comparve sul mio viso. "Ma è per questo che siamo migliori amiche."

Mi fermai davanti a casa mia e Joy fece lo stesso. "Dio, mi sei mancata così tanto!" quasi urlò, stringendomi in un abbraccio. Ridacchiai, ricambiandolo.

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