Capitolo 1

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St Bartholomew's hospital, Londra 2010

In una mite giornata di gennaio, un reduce di guerra passava il suo cellulare ad uno strambo, ma elegante, anonimo. Ciò che non sapeva l'ex soldato era che lo strambo aveva osservato una serie di dettagli che la gente comune di norma trascura. Quel semplice gesto aveva fatto in modo che l'altro notasse la linea sulla pelle del reduce che segnava un'abbronzatura, non tipica di una persona che in vacanza si rilassa sotto il sole. Il riccio collegò i dettagli fino ad arrivare ad una conclusione che a parer suo avrebbe potuto raggiungere chiunque, se solo avesse usato un minimo il cervello.
<Afghanistan o Iraq?>

In un luogo il cui nome non ci è dovuto sapere, viveva il criminale con il quale pure i peggiori malati di mente sperano di non collaborare. Eppure, in qualche modo, James Moriarty giocava a scacchi su Londra e ogni singolo cittadino era collegato alla sua straordinaria ragnatela.
Spacciatori, avvocati, senzatetto, architetti o poliziotti, James non aveva risparmiato nessun ceto sociale. E pensare che tutto ciò iniziò da un piccolo omicidio. Credeva che uccidere lo stronzetto che faceva il bullo al liceo non fosse così grave, non lo avrebbe reso malato e che in fondo doveva essere diritto di tutti far fuori chi metteva a repentaglio la serenità altrui. Da quel giorno le persone che pensavano di poter controllare la vita del piccolo James iniziarono a sparire in strani incidenti. Nessuno si spiegò mai la morte di quei giovani ragazzi, ricordati come "bravi", "educati", "studiosi", ma James non pensava che fossero aggettivi ben attribuibili a persone che trovavano divertente ficcare la testa nel cesso ad un ragazzino più piccolo.
Sarebbe stato gratificante far incidere sulla loro lapide "I più grandi stronzi d'Inghilterra", ma a quei tempi non era egocentrico a tal punto.

Abbandonò una delle sue tante abitazioni per dirigersi nel buco peggiore di Londra. James si addentrava in strade i cui muri erano imbrattati da spray scadenti con una felpa nera, cappuccio che copriva quasi interamente il volto e mani dentro le tasche. Mossa anomala da parte del criminale, noto per non agire mai in prima linea e per i suoi completi firmati.
Una porta in ferro arrugginito gli fece intuire di trovarsi nel posto giusto. Bussò per due volte e subito venne fatto entrare senza domande, qualcuno sapeva già del suo arrivo e si era preoccupato di munirsi di beretta 92fs.
James da uno sguardo veloce capì che non avrebbe voluto trattenersi a lungo in quel posto. Vi era una sala grande, con un palo da pole dance nel mezzo e qualche divanetto in cui gli spettatori potevano accomodarsi. Ma ciò che avrebbe messo i brividi a chiunque era un lungo corridoio che immetteva a parecchie stanze. Le pareti erano sudice, l'odore malsano, in un posto del genere poteva trovarsi solo la peggiore feccia: era il covo della prostituzione illegale londinese. Tuttavia era ancora troppo presto per essere gremita di gente, la quale era solita arrivare durante la tarda notte, ad eccezione degli anziani.

James percorse le stanze con ribrezzo, desiderava solo prendere ciò che voleva e tornare al suo lavoro, la chiave da cui dipendeva il suo piano si trovava dietro una di quelle porte. Il criminale tirò fuori da una delle tasche le chiavi che potevano aprire ognuna delle serrature e, appena intuì quale fosse quella giusta, entrò trovando lo scenario che si aspettava.
Un uomo sulla sessantina stava per iniziare il suo servizio con una ragazza. Lei aveva lunghi capelli biondi, che tuttavia non brillavano come dovrebbero, e occhi azzurri spenti ma intrisi della falsità che sfruttava qualsiasi donna in quel campo.
<Chi cazzo sei tu?>
James non rispose e ciò fece alterare l'uomo, che ripeté la domanda con più arroganza. Non poteva permettere che qualcuno lo disturbasse durante un servizio, aveva pagato per stare con una donna e la sua presenza lo infastidiva ogni secondo di più.
<Ascoltami frocetto vedi di andare da un'altra parte se cerchi qualcuno che te lo metta nel culo.>
Stava adorando vedere l'uomo diventare così sfrontato di fronte ad una presenza maschile. Arrivato al limite, il sessantenne si alzò e avanzò verso di lui, ma si congelò sul posto appena James cacciò fuori un coltellino. Si fece avanti mentre l'altro indietreggiava fino a quando sbatté la schiena sul muro e i suoi capelli vennero afferrati dalla mano del criminale, il quale portò l'arma alla gola.
<O-ok senti, puoi avere tu la biondina. Basta che mi lasci in pace, eh? Ci stai?>
Parlava come se fosse un bambino da convincere a non fare qualche monelleria, James era così divertito dalla sua codardia che si lasciò sfuggire un ghigno.
Il coltellino dal collo passò più in basso in un tempo così veloce che l'uomo sentì prima il dolore insopportabile dei suoi testicoli lacerati che il movimento della mano di James.
<Ora nemmeno potrai portarti a letto tua moglie, bastardo depravato.>
La ragazza era impietrita dalla scena, nessuno aveva mai ferito in tal modo un cliente davanti ai suoi occhi, portavano soldi quindi era abituata a dover accontentare ogni loro richiesta. I suoi occhi di ghiaccio si incontrarono con quelli folli di Moriarty, che aveva lasciato l'uomo agonizzante a terra. In quel momento smise di sentire le urla e iniziò a domandarsi cosa sarebbe capitato a lei.
<La via è libera, possiamo andare.>
Annunciò il ragazzo che precedentemente aveva lasciato entrare James, facendo capolino dallo stipite della porta.
<Ottimo lavoro, Moran.>
<Aspetta, lavori con lui? Cosa sta succedendo? Lawrence ti ucciderà!> Replicò la bionda, con le mani che le tremavano e gli occhi che scattavano dal cliente ai due criminali in pochi millesimi di secondo.
<Non è il tempo delle domande...benvenuta in squadra Astrid.>

<Non ho idea di cosa stia succedendo, ma io non posso uscire da qua. Lawrence è un uomo pericoloso, non vi immaginate in che guaio vi siete cacciati!>
Nonostante le obiezioni, Astrid seguiva i due che ad ampie falcate si dirigevano verso l'uscita, incuranti delle conseguenze. Moriarty probabilmente nemmeno era a conoscenza del significato di "conseguenza" dato che pensava di poter fare ciò che voleva e fino a quel momento gli era riuscito bene.
Il Lawrence di cui tanto vociferava la ragazza era il magnaccia che si occupava di lei e delle altre prostitute in quella gabbia lurida e senza sentimento in cui era costretta a stare.
<Capo, il signor Lawrence sarà qui tra quindici minuti.> Affermò Moran, ma subito dopo aver varcato la porta in ferro dovette voltarsi indietro. Astrid non capiva se si stava trovando davanti la libertà o un incubo ancora peggiore, come poteva fidarsi di quei due squilibrati?
<Non hai sentito? Tra non molto la persona che ti sfrutta da quando sei bambina sarà qui.> James non era bravo con i sentimenti umani e a provare empatia, quindi mise fretta alla ragazza che non si decideva a mettere piede fuori.
<Cosa siete? Poliziotti?>
<Quando i poliziotti staccheranno le palle ai maniaci sarà un mondo migliore.>
<Ci sono altre ragazze, le lascerete qui?>
Moriarty, esausto dalle sue domande, fece un cenno con la testa al suo collaboratore più fidato, che senza battere ciglio caricò Astrid sulle spalle e si avviò verso la macchina, seguito dalle proteste di lei che scalciava.

Angolo autrice
Ehy ehy ehy!
Chi si rivede, pensavate fossi scomparsa dopo un anno di inattività eh? ;)
Rieccoci con una nuova fanfiction, per me e spero anche per voi una nuova avventura.
Fatevi sentire con dei commenti, mi piace sempre leggere le vostre reazioni.
Buona giornata🤎

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