Baker Street, 10:23 am
Sulla porta blu scuro del 221B, stava appollaiato il batacchio decorato da strani ghirigori. Puntava verso destra, invece di cadere sul centro e poté giurare di aver visto il detective scomporlo volontariamente per qualche inusuale motivo la prima volta che mise piede in quel modesto appartamento.
<Ok...> Sussurrò, poi lo raddrizzò e diede tre colpi, attirando l'attenzione della proprietaria che si affrettò a farla accomodare.
<Buongiorno signora Hudson, la vedo in gran forma.> Disse raggiante, abbandonando il giacchetto marrone sull'appendiabiti.
<Tesoro, ero in gran forma quando ballavo in bikini su quell'isoletta dell'America del Sud...>
E cominciò a raccontare di come suo marito vendesse metanfetamina e di come Sherlock la aiutò a confermare le accuse su di lui.
Astrid biascicò qualcosa come sul dover lavorare al caso pur di togliersela di torno e lei cinguettò un "tra cinque minuti vi salgo i biscotti".
Alla fine delle scale la porta era chiusa, ma prima che potesse bussare udì la voce di Sherlock oltrepassare le pareti piastrellate con carta da parati vecchia e sbiadita.
<Astrid, entra!>
Fece come ordinato e sulla poltrona di fronte a quella del detective stava un uomo dal volto sconosciuto. Un'ampia fronte si concludeva con due occhi castani, pochi ciuffi di capelli del medesimo colorito, un naso importante e labbra sottili. Osservò il completo attraversato da esili linee bianche che indossava, roba costosa, pensò. Forse anche più di quelli di James. Cravatta cremisi e una catena d'oro che sbucava dal panciotto.
<Dev'essere stato imbarazzante, agente West.> Esordì dopo una svelta occhiata alla ragazza, la quale si colorì di confusione.
<Come, scusi?> Chiese sperando di avere delucidazioni, mentre posava lo zaino sul divano in fondo alla stanza.
<Il rifiuto di quell'uomo. La cosa gratificante di provare disgusto e apatia nei confronti degli altri esseri umani è che non ne rimani deluso, perché non hai aspettative.>
Astrid puntò gli occhi su Sherlock, che riprese a dare segni di vita appena capì che lei, invece, non stava capendo.
<È l'Holmes uscito peggio. Si riferisce a ieri sera, sei stata rifiutata, no? Ah e non sistemare il batacchio, mi serve a capire quando mio fratello entra. Oggi non ha potuto farlo perché la signora Hudson ha lasciato spalancato per far asciugare il pavimento, dovrei raccomandarle di stare attenta che un rettile con l'ombrello possa intrufolarsi invece che un ladro. Avrei preferito il secondo.>
Il detective fece fluire le parole velocemente, incollate le une con le altre, Astrid si costrinse a scandirle mentalmente posizionando uno spazio nei punti in cui era necessario che ci fosse.
Riconobbe due informazioni che si evidenziarono nella sua testa: l'uomo seduto sulla poltrona era il fratello di Sherlock ed entrambi erano riusciti a dedurre dell'evento della sera prima.
La domanda che stava per porre era piuttosto scontata, ma la curiosità era tale che la lasciò uscire lo stesso.
<Come diavolo lo avete capito?>
<Ormai mi sono arreso con questa domanda tanto tempo fa.>
Sbucò John dalla cucina con un toast in mano intento a fare colazione, un po' tardi per i gusti della falsa agente.<Credo sia molto più interessante sapere da dove tu sia spuntata, Astrid West.>
Si mise in piedi, e ne emerse quasi centonovanta centimetri di eleganza. Lei si sentì investire dall'autorità che sprigionava, era diverso da Sherlock, credeva di trovarsi faccia a faccia con il Governo Inglese.
<Sono stata reclutata dalla polizia metropolitana.>
Rispose ingenuamente, era ovvio che di questo ne era già a conoscenza e per porre quella domanda significava che qualcosa non gli stava tornando.
<Mycroft, sarebbe gradita la tua assenza. Abbiamo un omicidio da risolvere.>
Intervenì il riccio, ora che ci faceva caso i due fratelli non avevano molto in comune fisicamente.
Tuttavia l'altro lo ignorò continuando quello che a lei parve tanto un interrogatorio.
<Mmh, non credo. I tuoi documenti sono nell'archivio, risulta che hai conseguito il diploma con ottimi voti. Se non fosse che non se ne trova traccia, non si sa in quale liceo hai studiato, potresti essere analfabeta ma la polizia non ti avrebbe ammessa. Il tuo nome sembra essere comparso dal nulla, nessun documento escludendo la carta d'identità. Non un certificato di nascita, non una visita medica. O fino ad ora hai vissuto sottoterra...o stai mentendo.>
Astrid elaborò un vago tentativo di mantenere uno sguardo saccente, come se avesse avuto la risposta pronta, mentre invece non era per niente così. James aveva lasciato falle nel piano, non l'aveva informata su come avrebbe dovuto comportarsi se qualcuno avesse sospettato di lei. Doveva inventarsi qualcosa e doveva farlo nel giro di pochi secondi. Ingannò il tempo sorridendo con arroganza e sistemandosi i capelli all'indietro, adesso l'uomo poteva avere visione del suo viso senza che i lunghi capelli compromettessero le sue caratteristiche.
<Molto bravo, ha scavato davvero in fondo, complimenti. Beh devo dirle che non tutti nascono in condizioni perfette, non tutti hanno un cognome che permetta loro di accedere a qualsiasi campo senza pregiudizi. West non è il mio vero cognome, e sa perché? Sono figlia di ladri, crede che con i precedenti dei miei parenti mi avrebbero mai assunta? "La mela non cade lontana dall'albero", ma vaffanculo! Le consiglio di guardare oltre la bolla di vetro in cui nuota senza preoccupazioni e che fuori ci sono persone che devono sgobbare per un po' della sua fottuta acqua.>
Si fece trasportare così tanto da quella bugia che iniziava ad arrabbiarsi davvero, ma un attimo dopo il pensiero di scoppiare in una grossa risata cominciò a pervaderle il cervello. Riuscì a trattenersi.
Si sentì nel 1848, una proletaria in lotta contro un capitalista, una disagiata con un sogno troppo grande da reggere.
Mycroft contrasse le labbra, nessuno aveva mai avuto il coraggio di rivolgersi a lui con tanta presunzione, nel mentre John nutrì per la prima volta una particolare stima e simpatia per la donna. Una donna con le palle, pensò lui, ma si rese conto che poteva risultare una frase misogina.Offeso, afferrò l'ombrello che aveva adagiato sulla poltrona e capitombolò fuori la porta con passi così poco graziati che non gli si addicevano per niente, di sottofondo Sherlock e John che ridacchiavano fra di loro compiaciuti.
La giornata di indagini non diede i suoi frutti. Per quanto Sherlock ci provasse, finiva per perdersi tra i dedali della ragnatela di Jim Moriarty.
Avevano interrogato la sua famiglia, la quale affermava di non aver subito nessun mutamento nella loro quotidianità. Non sapevano che negli ultimi mesi erano stati pedinati da pericolosi sicari e Sherlock li informò di ciò con la delicatezza che lo contraddistingueva.
<Rischiavate di beccarvi una pallottola nel cranio ogni volta che mettavate piede fuori casa, ma guardate il lato positivo, se l'è beccata solo vostro padre!>
Per quanto i figli avevano rifiutato di rivolgergli parola per mesi, scoppiarono in lacrime vicino alla madre, mentre il detective cercava di comprendere perché non fossero sollevati.
Adesso la famiglia era sotto il programma protezione testimoni.
<Owen aveva sottovalutato il potere di Moriarty, pensava si trattasse di un criminale da quattro soldi e che potesse incastrarlo se i giochi gli si fossero rivoltati contro.>
Affermò Sherlock mentre guardava fuori la finestra del primo locale che trovarono dopo aver abbandonato la casa della famiglia della vittima. Astrid e John portarono alla bocca diversi bocconi di cibo, ticchettando con le posate sui piatti, mentre Sherlock rimase a digiuno come era solito fare durante i casi. Si nutriva di tabacco, aria e tè, entrambi si chiedevano come facesse a reggersi ancora in piedi.
<Ho potuto constatare che non agisce in prima linea, usa diverse voci, diversi volti. Probabilmente avrà mandato un tossicomane...sta giocando, non gli importavano i suoi soldi. Vuole dimostrare che è in grado di uccidere pure un investigatore senza farsi scoprire.>
Sentenziò e si concesse una patatina fritta rubata dal piatto del medico militare.
<Un investigatore, come te.>
Disse Astrid, mentre tagliuzzava la bistecca al sangue. Sherlock smise di masticare per qualche secondo dopo quell'affermazione, poi mandò giù il groppo con difficoltà.???, 8:30 pm
🎶Ma tu no lo udisti e il tempo passava
Con le stagioni a passo di giava
Ed arrivasti a passar la frontiera
In un bel giorno di primavera🎶La bionda venne bagnata da una pioggia di parole di cui non riconosceva la lingua non appena varcò la porta principale di casa-Moriarty.
🎶E mentre marciavi con l'anima in spalle
Vedesti un uomo in fondo alla valle
Che aveva il tuo stesso identico umore
Ma la divisa di un altro colore🎶Lasciò il superfluo, zaino e giacchetto, all'ingresso e si addentrò. Cantava una voce calda e placida di un uomo adulto, che strimpellava una chitarra. A questa si aggiunse un'altra voce maschile che questa volta riconobbe.
<🎶Sparagli Piero, sparagli ora
E dopo un colpo sparagli ancora
Fino a che tu non lo vedrai esangue
Cadere in terra a coprire il suo sangue🎶 >
James se ne stava disteso sul divano, gambe incrociate e braccio penzoloni. Sul tavolinetto torreggiava un giradischi con un grande vinile, che roteava come fosse un mare solcato da piccole onde.
Cantava un italiano sporcato da un marcato accento inglese, Astrid sorrise e tossì per far sentire la sua presenza.
<Canti?> Domandò, retoricamente.
Lui si eresse sulle proprie gambe e alzò il braccio della ragazza, facendola volteggiare su se stessa e continuando a cantare. Lei rise e danzò insieme a lui, assorto nella melodia.
<Cosa significa?> La curiosità si fece sentire, quelle parole suonavano così bene per rimanere senza un significato.
<È un brano di un cantante italiano, Fabrizio De André, parla della guerra di Piero. Un soldato qualunque, in una guerra qualunque. Le atrocità come si presentano ai suoi occhi.>
<Una voce così soave per delle tematiche così crude?> Ridacchiò, nonostante non prendesse con superficialità la discussione.
<È questo il bello.> Concluse la strana danza con un casqué, seguito da un urlo divertito della ragazza. Sul braccio di James scoperto dalle maniche della camicia risvoltate, Astrid stava poggiata, con il petto che si innalzava seguendo il ritmo irregolare del suo respiro stanco.

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Il Vento Dell'Ovest
FanfictionAstrid West è una giovane donna vissuta nei peggiori quartieri londinesi, costretta alla prostituzione sin dalla tenera età. La sua vita prenderà una svolta inaspettata quando un noto criminale, James Moriarty, la prenderà in custodia perché una par...