L’estate era passata troppo velocemente, non potevo crede che fosse già il primo giorno di scuola. Il cielo londinese era invaso dal sole e la luce illuminava la vernice rovinata del cancello dell’istituto. Mi sedetti sulla gradinata ad aspettare Zoey, la mia migliore amica. Con lo zaino sulle spalle e gli occhiali da sole sul naso finì il mio caffè, i pochi tatuaggi visibili sulle braccia attiravano lo sguardo dei passanti,ma non ci feci caso.
“Scusa il ritardo!” era Zoey.
“Per me possiamo anche stare qui fuori” scherzai.
Entrammo con gli ultimi ritardatari, dopo aver chiesto i nostri orari in segreteria ci dirigemmo verso l’aula di geografia della signorina Hool, al terzo piano. Nell’aula c’erano tutti i nostri compagni dell’anno precedente, più qualche new entry. Ci sedemmo ai primi due banchi vicino al muro, gli ultimi liberi. Prima che potessimo parlare con qualcuno entrò la professoressa:
“Salve ragazzi!” era euforica.
“Buongiorno prof!”
“Allora, come avete passato le vacanze?” si sedette sulla cattedra.
“Bene!” urlò qualcuno dal fondo.
“Dato che siete tutti traumatizzati venite con me, guardiamo un film!” grazie al cielo.
Ci spostammo nell’aula video. La proiezione durò due ore, ci ridestammo al suono della campanella del primo intervallo e uscimmo dalla sala buia.
Il corridoio era colmo di gente, gran parte non la avevo mai vista. Stavo per entrare nell’aula di storia straniera, ma qualcuno mi bloccò: “Salve!- salutai la signora Thompson, professoressa di inglese, la mia preferita- Come sta?”
“Bene grazie, e tu?”
“Tutto bene grazie” arrivò Zoey con il cellulare in mano.
“Salve prof! Le siamo mancate??”
“Certo! Ricordatevi che è l’ultimo anno … Spero che darete in meglio di voi!”
“Come sempre!” Zoey sfoderò un enorme sorriso.
“Ha notizie della nostra poesia?” chiesi. L’anno precedente io e Zoey avevamo partecipato, anzi siamo state costrette a farlo, ad un concorso di poesia a coppie. Insolito, lo so.
“Sì! E ho fatto bene a insistere, siete arrivate seconde! Venite, vi do le lettere della commissione”
Si voltò ed entrò nell’ultima aula, la sua.
Rimanemmo ferme sulla porta, ma la prof ci esortò:”Venite pure!” varcammo la soglia.
Nella classe c’era qualche gruppetto isolato di ragazzi che non avevano voglia di buttarsi nella mischia del corridoio.
“Devono essere qui da qualche parte … oh cielo cominciamo- disse voltandosi verso il fondo dell’aula- aspettate un attimo: Hemmings, Styles! Dove credete di essere, al bar? Giù quei piedi! E tu scendi da li, che fai ti vuoi buttare!?” Ci voltammo per osservare i diretti interessati: erano agli ultimi banchi a destra, un biondo era seduto sul davanzale, con le scarpe nere sul banco, l’amico riccio era seduto su una sedia, i piedi sulla superficie legnosa, avevano il telefono in mano ma interruppero la loro azione per rivolgere un occhiataccia alla prof, senza muoversi di un millimetro. Incrociarono il nostro sguardo: un paio di occhi verdi mi squadrarono da testa a piedi con sguardo compiaciuto e un sorrisetto.
“Eccole ragazze. Ancora complimenti davvero. Vi farò sapere quando ci sarà la consegna dei premi” la prof ci consegnò le buste sigillate, le sorridemmo e uscimmo velocemente dall’aula.
“Ma lo hai visto quello biondo?” Zoey si sedette al suo posto e si fece aria con un foglio. Risi alla faccia della mia amica. Provai ad affacciarmi nel corridoio, ma il professore di storia straniera mi si piazzò davanti: riuscì a scorgerli alla sfuggita, erano fermi sulla porta della loro aula e guardavano nella mia direzione.
“Clifford, torna in classe” la voce del prof mi fece alzare gli occhi al cielo, mi voltai sbuffando.
La mattinata passò velocemente, fra i racconti dell’estate appena finita.
“Andiamo allo Strike?” Zoey si riferiva al nostro bar preferito.
“Certo, ho una fame!”
Arrivammo dopo una passeggiata di 10 minuti, ordinammo delle brioches e ci sedemmo al tavolo.
“Ecco le mie clienti preferite!” era il titolare, Peter.
“Salve Peter, come sta?” Zoey sorrise gentile.
“L’età che avanza si fa sentire!” disse sospirando sotto i folti baffi.
“Ma non dica sciocchezze, ha ancora l’aspetto di un ventenne!” dissi io per consolarlo.
“Ragazze venite qui da quando eravate in fasce, datemi del tu, vi prego” ci sorrise.
“Ci proveremo!” disse Zoey.
“Come sta tuo fratello?” mi chiese.
“Michael? Ha finito la scuola, nessuno sta meglio di lui!” scherzai facendolo ridere.
“Ora vi lascio mangiare, ci vediamo!” salutammo l’omone davanti a noi con un abbraccio, poi finimmo di mangiare.
“Che fai stasera?” Zoey si appoggiò allo schienale della sedia.
“Ti va di venire da me? Mio fratello è da un amico e i miei non ci sono per l’ennesima cena di lavoro … facciamo film e pizza?” le sorrisi.
“Ci sto!” esultò lei.
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Take me wherever you want. |Harry Styles|
FanfictionA volte non sono solo gli opposti ad attrarsi. “Quindi se ti baciassi ora non sentiresti nulla?” si avvicinò a me a passi lenti. Una morsa mi strinse lo stomaco, sentì le guance andare a fuoco e ringraziai la scarsa luce, così non avrebbe potuto not...