Perché?

148 11 2
                                    

-10-

Nonostante gli ultimi giorni, la normalità universitaria mi diede una certa tranquillità che mai pensai di poter trovare.

Dopo aver affidato le cure di Taehyung al suo amico Namjoon, che o riportò senza troppa difficoltà in casa, mi presi un momento per riflettere su tutta la faccenda della profezia.

Fissando ancora il palmo con l'incisione sopra, alzai un sopracciglio, perplesso.

Certo che me le cerco pensai ironico.

Anche se pensavo ed anzi sapevo che quella non fosse di certo la mia battaglia, proprio non mi andava giù l'idea di lasciare Taehyung da solo, data anche la terribile scelta che avrebbe dovuto fare e che, in un modo o nell'altro avrebbe coinvolto anche me.

Sobbalzai al contatto con una mano, sulla mia spalla.

«Jeon, il capo vuole vederti» sussurrò quello che riconobbi essere l'allenatore del gruppo di Judo dell'università.

Accennai un "si" col capo e lo seguii fino agli spogliatoi della palestra, dove i più si stavano già cambiando.

Notai subito l'allenatore parlare con un altro ragazzo, che però lasciò perdere poco dopo, notata la mia figura.

«Ah Jeon, sei qui! Ho notato che negli ultimi tempi stai facendo palestra, sei più... in forma» sorrise, già sapendo dove volesse andare a parare.

«Ti andrebbe di fare il provino per entrare nel gruppo?»




Appena uscito dalla segreteria, raggiante come sole in primavera, camminai per i corridoi affollati, urtando di tanto in tanto casualmente la folla.

Almeno, in tutta questa merda, l'essere diventato così grosso mi ha portato ad avere una borsa di studio nello sport riflettei, ridacchiando compiaciuto, soffermandomi un attimo a pensare a quanto fosse difficile trovare in giro il connubio "artista/sportivo".

Mi avvicinai all'armadietto che velocemente sbloccai, intento a recuperare le cose per "disegno artistico", una materia che comprendeva l'uso di cavalletto, tela e tante altre cose costose che custodivo gelosamente.

Inspirai, ma il respiro si bloccò a metà.

Taehyung.

Espirai ed inspirai con più decisione, l'odore di lavanda e talco mi invase le narici ed i pensieri.

Taehyung, il mio cervello ripeté come un mantra, senza sosta.

Taehyung è qui e questa volta non fui sicuro di essere l'unica voce nella mia testa ad averlo pensato.

Imposi al mio corpo di fermarsi al folle impulso di cercare quella testa castana come un bambino in un negozio di giocattoli che cerca di adocchiare l'ultimo supereroe uscito.

Chiusi gli occhi e li sentii cambiare.

Perché diavolo mi stavo comportando in questo modo.

Perché è tutto così strano? Cazzo! Pensai esasperato.

Ed era vero. Negli ultimi giorni non riuscivo a non pensare ad altro che non fosse quella assurda faccenda della maledizione. Io e lui non ci eravamo nemmeno riconosciuti come "anime gemelle", non che ci fosse stato un qualsiasi chiaro intento da ambo parti di volerlo fare.

Insomma, io non sono gay sussurrai convinto a me stesso.

Eppure, qualcosa non quadrava nell'assurdo desiderio che continuavo a covare, nel volergli stare accanto e risolvere insieme a lui le sue difficoltà.

L'alfa e l'omega - TriskellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora