La cerimonia

214 12 0
                                    

-2-

«E da qui la storia si fa complessa, perché noi sappiamo più di quanto sanno loro» disse Jimin, con voce più alta di un'ottava.

Eravamo al parco, seduti distribuiti tra le panchine fisse e la superficie di un tavolo da pic-nic malmesso. Mi sentivo osservato e scrutato dalle occhiate dei passanti, sia ragazze che ragazzi, che mi perforavano maglietta e pantaloni.

«Smettila Jimin, è una storia vecchia ormai» lo riprese Namjoon, sorridendogli.

«Ma... è la storia del nostro branco, della nostra famiglia! Non smetterò mai di raccontarla» disse con aria da finto cucciolo bastonato, proseguendo «e non capisco ancora perché viviamo nascosti dagli umani, se siamo più forti, più veloci e...» si diede un'occhiata scorrendo la sua, per poi passare alle nostre figure «...più belli di loro» disse ridendo di gusto.

Una risata argentina, contagiosa, che fece sorridere anche me.

«Domani c'è la cerimonia, giusto?» intervenne Namjoon per intavolare un discorso più serio, prima che il precedente lo mettesse in difficoltà, data la sua timidezza e difficoltà ad approcciare con le donne.

"La cerimonia" pensai, sbuffando e spostandomi i capelli mossi e neri.

Certo che loro la fanno facile. Alfa, beta, omega, a loro non interessa. Perché rivelare la propria natura non cambia ciò che sei, non cambia l'essere se stessi, ma soprattutto non cambia la posizione sociale.

Sfortunatamente questo non valeva per me, Kim Taehyung.

Primo in linea di successione per la dinastia dei Kim.

In futuro, colui che sarà seduto al tavolo delle più grandi dinastie della storia della Corea: Min, Kim, Jeon e Park.

Insomma, un omega non può guidare mezzo paese.

«Si terrà a Seoul questa volta» disse Jimin «Nell'Università Nazionale di Seoul, per dare meno nell'occhio, durante gli esami d'ingresso» concluse.

I due si zittirono e mi fissarono.

Sfoderai il mio miglior falso sorriso e parvero calmarsi un po'.

«Tae non essere così nervoso, sono sicuro che sarai un alfa con i fiocchi» Disse Jimin, non bevendosi la mia smorfia rassicurante, da bravo migliore amico.

«Anche tu Jimin!» Gli dissi, incoraggiandolo, mentre entrambi sapevamo che sarebbe stato un miracolo far risultare Jimin un alfa.

La sua struttura esile e femminile sembrava fatta per essere dominata.

Lui mi elargì uno strano e consapevole sorriso, mentre elegantemente si alzava dal legno sul quale era poggiato.

Con un piccolo balzo poggiò i piedi a terra, perfettamente dritto.

«Chi ha fame?» disse con sguardo furbo mentre, incantati dalla sua figura, ci apprestavamo a seguirlo.


L'alfa e l'omega - TriskellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora