Rut?

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Sono di nuovo nella radura incantata inondata da papaveri e margherite.
La brezza estiva mi scompiglia i capelli che faticano a tornare al loro posto, coprendomi di tanto in tanto gli occhi da quella meravigliosa e fiorita visuale.

Noto una figura, in mezzo al manto erboso, accoccolata su sé stessa ed immobile.

La trovo vagamente familiare e la curiosità mi spinge a fare qualche passo per avvicinarmi e saperne di più.

Un lupo bianco, di medie dimensioni, sonnecchia beato, non facendo caso alla mia presenza... almeno credo.

Sorrido all'ingenuità dell'animale che non sa del pericolo che corre ad avere un essere umano a pochi metri da lui.

O forse quello ingenuo sono io a non pensare che il lupo potrebbe farmi del male.

Mentre mi avvicino, il rumore che producono i miei passi sembra attirare la sua attenzione.

Ed in un attimo, come risvegliato, volge di scatto la testa verso di me.

Mi guarda e mi perdo nelle sue iridi rosse come l'ardente e scoppiettante fuoco dei falò estivi, che sembra non voglia smettere mai di bruciare.

Rimango immobile sotto quello sguardo attento ed inquisitore, non essendo da meno e scrutando ogni sua più piccola mossa ed espressione, mentre si issa sulle quattro zampe.

Fa per avvicinarsi ma qualcosa lo frena.

Cerco di avvicinarmi ma non riesco, sono di nuovo inchiodato.

Non riesco a parlare, non riesco a muovermi. La mia frustrazione cresce, voglio toccarlo con tutte le mie forze.

D'improvviso ulula.

Un ululato doloroso, che sembra squarciare il cielo e le mie carni, facendomi a brandelli senza pietà.

Provo un immenso dolore, le ginocchia cedono sotto il mio peso mentre tengo strette le mani al petto ed il respiro si fa pesante ed affannoso.

Rialzo il capo e lo vedo contorcersi tra spasmi e singulti che sembrano farlo soffrire almeno quanto me.

La sua espressione non lascia dubbi, ansima, chiude gli occhi ed un secondo ululato, come un coltello dritto sul mio cuore, mi smuove da dentro, mentre un grido liberatorio lascia le mie labbra.

Appena finisce, riapre gli occhi e li punta nei miei.

Piango singhiozzando e tra le lacrime li vedo, un occhio rosso come le fiamme dell'inferno e l'altro color ghiaccio, tumultuoso come una slavina nel periodo estivo.

Qualcosa è cambiato e non tornerà mai più come prima.

Urlo ancora mentre mi dispero per aver perso quella parte di me, così bella e così naturale.

Urlo di dolore, fisico e mentale.

Urlo mentre, avvolto dal bruciore come fiamme, svengo.



Mi svegliai urlando, in preda agli ansimi e madido di sudore.

Faceva ancora male il petto e gli occhi bruciavano come tizzoni ardenti nelle mie orbite oculari.

Mi precipitai al bagno, incurante delle coperte e del pigiama ancora appiccicati al mio corpo, a causa del sudore.

Mi fissai allo specchio retroilluminato e la prima cosa che vidi furono le mie iridi castane invase da una miscellanea rossa e blu che conoscevo ormai bene e che rendeva difficile ricordare quale fosse il colore originale.

L'alfa e l'omega - TriskellDove le storie prendono vita. Scoprilo ora