𝟔.

292 25 5
                                    

VENEZIA (1628)

Camminava strascicando i piedi, ricevendo spinte brusche dall'uomo alto e robusto dietro di lei. Attorno a loro due, centinaia di persone gridavano inferocite.

«Strega!»

«Muori!»

«Maledetta!»

Scappare è impossibile.

Così pensava Aziraphale, guardando il rogo farsi sempre più vicino.

L'uomo la legò al palo e, aiutato da altra gente, accatastò vicino all'angelo dei blocchi di legna. Aziraphale si guardò intorno, con le urla che le rimbombavano in testa. Avrebbe potuto volare via ma l'accordo dall'alto era sempre stato quello di non mettersi troppo in mostra e lei non avrebbe disobbedito.

Alcuni si avvicinarono alla legna e con la torcia le diedero fuoco.

«Che sciocchi! Perché non capite? Perché siete pieni di superstizioni? Mi condannate solo perché ho i capelli bianchi!»

Fatto stava che, se dovevano andare così le cose, lei lo avrebbe accettato anche se non le sembrava giusto.

Quanto ancora devo stare sulla Terra? A quale scopo poi? Perché non mi richiamano in Paradiso?

Ma ormai non aveva senso farsi domande. Sarebbe stata discorporata e avrebbe dovuto cercarsi un altro corpo, o almeno così le aveva detto un giorno Gabriele nel caso in cui lei avesse dovuto morire.

Trovare un corpo in grado di ospitare un angelo però era alquanto difficile, poiché avrebbe dovuto rispettare certi canoni.

Il fuoco intanto le arrivò ai piedi e il fumo si fece sempre più intenso.

Morire bruciati sarà doloroso.

Il fumo l'avvolse tutta, tanto che nemmeno la gente riusciva più a vederla.

«Muori strega!»

Aziraphale pensò a Raffaele, poi a Crowley ed infine a Gabriele.

Il fumo le invase i polmoni, facendola urlare, e il fuoco cominciò a bruciarle la pelle. Respirare ormai era impossibile.

All'improvviso, dietro di lei, comparve una figura incapucciata che la slegò e la prese in braccio. L'angelo in quel momento perse i sensi, non prima però di aver sentito l'aria fresca sulla pelle.

Quando il fuoco si sarebbe spento ed il fumo si sarebbe disperso, la gente avrebbe trovato di fronte a sé solo un palo vuoto.

◇◇◇

Quando l'angelo riprese i sensi, si ritrovò su un letto. Notò subito che sulla sua pelle non vi erano più bruciature.

Chi mi ha salvata?

Pensò a Crowley.

È forse stato lui?

«Crowley?» chiamò.

Nessuno.

«Crowley?» provò ancora.

«Aziraphale.»

Quella voce improvvisa la fece sobbalzare.

Sull'uscio della porta della casa vi era la stessa figura incapucciata che l'aveva salvata. Quando la figura si tolse il cappuccio, Aziraphale notò con gioia che era Gabriele. Per un breve momento, però, aveva sperato che fosse il demone.

«Gabriele!» esclamò, gettandogli le braccia al collo.

L'arcangelo fu il primo a sciogliersi dall'abbraccio. La guardò intensamente, prendendole il volto tra le mani.

«Sono arrivato appena in tempo, avrei potuto perderti.» disse, con voce spezzata.

«Hey. Sono qui, grazie a te.»

«Te l'avevo detto che ti avrei guardata da lassù. Sai, non volevano che intervenissi per un semplice angelo ma tu sei speciale e sei importante per me.»

«Ti ringrazio.»

L'arcangelo le diede un bacio sulla guancia.

«Ora che so che stai bene, posso andare.»

«Ci rivedremo presto, vero?»

«Certamente.» rispose lui, sparendo.

Quando l'angelo rimase solo, una domanda si fece largo nella sua testa.

Come fa Gabriele a non sapere di Crowley, se mi osserva sempre? Perchè non mi ha rimproverata per aver parlato più volte con un demone?

𝐋𝐄𝐆𝐀𝐓𝐈 𝐏𝐄𝐑 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 | 𝐆𝐎𝐎𝐃 𝐎𝐌𝐄𝐍𝐒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora