𝟖.

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ROMA (2019)

Roma: la città dell'amore. Qual miglior posto per aprire una libreria?

Quella di Aziraphale era in vecchio stile e quando una persona vi entrava aveva sempre l'impressione di trovarsi in un'altra epoca. Tutti poi, dicevano sempre che il luogo sembrava più grande all'interno rispetto che all'esterno.

In effetti, la libreria era molto spaziosa: c'erano moltissimi libri, talmente tanti che arrivavano fino al soffitto. Vi erano di tutte le tipologie e di tutte le epoche. Alcuni libri erano rari o ne esisteva addirittura solo una copia, perciò l'angelo non ne consentiva la vendita ma solo la consultazione in negozio.

In quel momento la creatura si trovava dietro il bancone, intenta ad osservare la pianta di girasoli accanto alla cassa.

Era una giornata piovosa, la maggior parte della gente si era riparata dentro ai bar o in casa, perciò la libreria era deserta.

«Che giornataccia.» disse l'angelo, guardando il Colosseo dalla finestra.

Ad un tratto, un miagolio squarciò il silenzio: un gattino, vicino alla porta, guardava l'interno del negozio.

L'angelo aprì la porta e lo prese, portandolo poi nell'enorme retrobottega dove dormiva di solito. Avvolse il micio con un panno e lo mise di fronte al caminetto, in modo che si asciugasse dalla pioggia.

«Cosa ci facevi lì da solo? Menomale che ti ho trovato!»

Il micio in risposta miagolò, poi si addormentò poco dopo, proprio quando qualcuno entrò nel negozio facendo suonare il campanello.

«Arrivo subito!» esclamò Aziraphale.

L'angelo uscì dal retrobottega ritrovandosi di fronte Gabriele, grondante di pioggia.

«Ciao.» lo salutò l'angelo.

«Ciao, Aziraphale.» la salutò lui, depositandole un bacio molto vicino alle labbra.

«Cosa ci fai qui?»

«Ti ho percepita in questo posto e sono venuto. Vedo che hai aperto una libreria. È molto bella.»

«Grazie.»

«Lavori qui da sola?»

«Sì... da sola.»

L'arcangelo la abbracciò.

«Fino ad ora sei sempre stata diligente. Sono davvero felice.»

«Quanto ancora starò qui sulla Terra? Non fraintendermi, adoro stare qui, ma mi manca il Paradiso.»

O ti manca Raffaele? Oh, se solo sapessi, ma no, non è ancora il momento, pensò Gabriele.

«Stai bene?» gli chiese il piccolo angelo, notandolo pensieroso.

«Sto bene, Aziraphale.»

I due si sciolsero dall'abbraccio, rimanendo però vicini con i volti.

«Aziraphale?»

«Mhm?»

L'arcangelo strusciò le sue labbra su quelle dell'angelo, poi le diede un bacio leggero, a stampo. Il desiderio di proseguire oltre era forte ma Gabriele si fermò, perché non voleva spaventarla.

All'angelo piacque quel bacio. Nonostante ciò, lo guardò confusa.

Perché lo ha fatto? Cosa significa?

L'arcangelo sembrò leggerle nel pensiero.

«È stato un segno dell'amore che provo per te, che ho sempre provato. Avrei dovuto dartelo già tempo fa, ma ho trovato il coraggio solo ora.» rispose, un po' impacciato.

Era strano, per Aziraphale, vederlo così. Gabriele era sempre stato autoritario e sicuro di sé.

L'angelo, un po' insicuro, mise una mano sulla guancia dell'altro e lo attirò a sé, per un nuovo bacio.

Tutte quelle nuove emozioni per lei erano strane. Quel bacio le sembrò così intimo. A lei piaceva Gabriele, provava amore verso di lui... ma non era sicura di volerlo dare a lui, quel bacio. A lui teneva molto e gli voleva molto bene. Forse ciò che provava per l'arcangelo era un altro tipo di amore.

«Ora devo andare ma ci vedremo molto presto.» le disse Gabriele, prima di sparire.

L'angelo, sospirando, accarezzò un petalo del girasole, poi decise di chiudere il negozio e si ritirò nel retrobottega. Per quella uggiosa mattinata poteva anche non lavorare.

𝐋𝐄𝐆𝐀𝐓𝐈 𝐏𝐄𝐑 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 | 𝐆𝐎𝐎𝐃 𝐎𝐌𝐄𝐍𝐒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora