𝟏𝟑.

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Aziraphale aveva lo stesso nome ma un corpo diverso: era un uomo, con i capelli corti bianchi e gli occhi blu. Era come la sua versione precedente, anche se lui non ne era a conoscenza. Non ricordava di essere stato una femmina.

L'angelo ricordava tutto quello che aveva fatto ma non il demone Crowley.

Sulle mura dell'Eden era sempre stato da solo, e così pure a Pompei, Parigi, Londra e anche in quel momento a Roma.

Gabriele invece era sempre stato un modello da seguire, sempre gentile e disponibile. Secondo Aziraphale non era mai morto, semplicemente era... sparito.

Non aveva mai conversato con Dio e ricordava vagamente un arcangelo dai capelli rossi, con cui aveva scambiato due chiacchiere molto tempo prima ai piedi di una collina.

Il quel momento, l'angelo era nella grande capitale italiana, poco distante dalla sua libreria.

Devo aprire il negozio! Cosa ci faccio in giro?

Erano le 11 del mattino.

La conversazione con l'Altissima era durata qualche minuto, ma lì sulla Terra in realtà era passato un mese. Per l'angelo però, il negozio era sempre stato in funzione fino al giorno precedente.

Aziraphale corse verso la libreria, agitato.

Ma che ho fatto ieri?

Quando l'angelo arrivò di fronte al suo negozio con il fiatone, un signore uscì dalla bottega accanto.

«È venuto alla libreria? Si è scomodato per nulla. È chiusa da un mese e nessuno sa perché. Sa, dovevo venirci per comprare un libro ma alla fine sono dovuto andare in un altro negozio. È un vero peccato, questa era la mia libreria di fiducia. Spero che la ragazza che ci lavorava stia bene.»

Chiusa da un mese? Ragazza? Quel vecchio stava di sicuro dando di matto.

«Scusi ma... ci lavoro io qui, non c'è mai stata nessuna ragazza. E di sicuro non tengo chiuso il negozio per un mese intero! Ieri sera era aperto.» esclamò Aziraphale.

«Signore, lei si sbaglia. Mi creda. Questo posto è chiuso da molto tempo.»

«E io le dico di no!»

Poi però, l'angelo venne assalito dai dubbi. Pensò bene all'ultima volta in cui era stato nella libreria. L'ultimo ricordo del negozio risaliva a una giornata piovosa, quando Gabriele era venuto a salutarlo. Quell'occasione era stata anche l'ultima volta in cui aveva visto l'arcangelo.

«Mi scusi, quando... quando ha piovuto l'ultima volta?» chiese l'angelo.

«Ora che ci penso è da un bel pezzo che non piove. Forse... un mesetto fa, circa.»

Non poteva essere. Qualcosa non andava.

Aziraphale tirò fuori le chiavi della libreria e vi si fiondò dentro, in panico. Cercò di notare incongruenze nella stanza ma non ne vide. Era tutto in ordine, c'era solo un leggero strato di polvere sulle superfici.

Cos'era successo? Se davvero il negozio era rimasto chiuso per un mese, lui dov'era stato? Cos'aveva fatto?

◇◇◇

La stanza era un completo disastro. Sul pavimento vi erano decine di bottiglie di vino vuote, e alcune erano rotte. Le piante erano secche. Le tapparelle delle finestre, semichiuse, lasciavano entrare qualche raggio di sole fastidioso che andava dritto sul viso del demone.

Dalla morte di Aziraphale non si era mai alzato dal divano, se non per uscire a comprare nuove bottiglie da scolarsi. Avrebbe voluto annegarci, nel vino, per non provare più alcun dolore... ma poi l'effetto svaniva e il malessere ricominciava da capo.

Lo sentiva ancora, il rantolo del suo angelo. Lo vedeva ancora, il suo sangue sul pavimento.

Come avrebbe passato l'eternità senza di lei?

Non aveva più la forza nemmeno per provare rabbia, né per Gabriele che l'aveva uccisa né per Dio che non aveva fatto nulla per impedire quella tragedia.

«Quando mai Dio fa qualcosa.» sussurrò con voce rauca il rosso, dando voce ai suoi pensieri.

Cercò con la mano l'ennesima bottiglia di vino, con lo sguardo fisso sul soffitto. Avrebbe tanto voluto andare in letargo e non svegliarsi mai più, ma il dolore era talmente intenso che gli avrebbe tolto pure il sonno.

«Dannazione, è di nuovo finito l'alcool.»

Il demone uscì di casa poco dopo, con i capelli arruffati e gli abiti stropicciati. Per giungere al luogo dove era solito comprare nuove bottiglie aveva sempre cercato di evitare di passare per la libreria di Aziraphale.

Quel giorno però, qualcosa attirò la sua attenzione: due signori che entravano nel suo negozio.

È passato solo un mese e già qualcuno ha preso il posto di Aziraphale, pensò.

Una forza inspiegabile gli fece attraversare la strada, per vedere chi vi lavorasse in quel momento.

Quando entrò in negozio, gli mancò il respiro. Dietro al bancone, vicino alla cassa, c'era un uomo con i vestiti color crema e i capelli bianchi.

«È un fottuto scherzo. Qualcuno si diverte proprio a farmi soffrire.»

Sembra Aziraphale in versione maschile.

Il rosso si avvicinò sempre di più all'uomo, con occhi sospettosi, fino a quando anche l'altro lo notò e gli chiese se desiderasse qualcosa.

«Ha bisogno di qualcosa? Si sente bene?» domandò Aziraphale, notando Crowley farsi sempre vicino.

Quando il demone vide i suoi occhi, quegli occhi, così blu, così grandi... il suo cuore perse un battito.

«SEI TU! AZIRAPHALE!!!»

◇◇◇

A/N: è tenero e daddy allo stesso tempo

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𝐋𝐄𝐆𝐀𝐓𝐈 𝐏𝐄𝐑 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 | 𝐆𝐎𝐎𝐃 𝐎𝐌𝐄𝐍𝐒 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora