25/11/2021

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Questo è un periodo felice per me.
La verità è che quando sono impegnata sono sempre felice.
Non avere nulla da fare implica pensare. E pensare significa anche fare i conti con la realtà, con le cose negative che rovinano l'umore.
Sono felice perché i bambini di questa classe mi mettono allegria, perché sento forte il profondo legame con le persone che amo, le sento vicine.
È un periodo felice questo. È felice perché non ho tempo di pensare alle cose che mi fanno stare male.
Non vi parlerò di quelle cose. Se prima ero molto brava ad esprimere liberamente i miei dolori, ora non ne sono più in grado e preferisco tenerlo per me, in silenzio, almeno finché non riesco a liberarmene.
Qualche giorno fa è venuta a trovarmi, per qualche giorno, mia cugina. Fino allo scorso anno non andavamo tanto d'accordo, abbiamo avuto anche pesanti litigate, forse dovute alla differenza d'età. Oggi siamo abbastanza unite, anche se non ci vediamo tutti i giorni condividiamo molto. Pur restando spesso ognuna con le proprie idee.

La notte che ha dormito qui abbiamo un chiacchierato, in maniera profonda, di tanti argomenti che riguardano la vita, nello specifico la vita sociale. Parlavamo degli amici per lo più.  Improvvisamente ha letto ad alta voce la frase di un quadro che è appeso nella mia camera: "Circondati di persone che ti diano sempre un motivo per sorridere".

E mi ha chiesto se rispettassi sempre questo consiglio.

La risposta è che ci provo. Ma la verità dietro questa risposta è che ho sempre difficoltà a lasciare andare le persone.

Negli ultimi anni mi sono capitati molti episodi di persone che si sono allontanate da me per svariati motivi e spesso mi sono chiesta quanto fossi responsabile. Zero Calcare direbbe che siamo come fili d'erba e il resto dell'universo non gira attorno a noi.
Eppure questa sensazione di aver lasciato tutto in sospeso, di non aver risolto determinate situazioni, torna non appena ho il tempo di pensare e mi assorbe completamente.
A volte mi stupisco di quanto l'essere umano sia complesso. Quanti dubbi, paranoie e interi film nascono in testa quando sarebbe più semplice dare importanza soltanto a ciò che si vede e che si prova. A volte servirebbe lasciarsi andare, lasciarsi guidare dall'istinto e prendere tutto come viene.

Mia cugina mi ha detto poche parole che mi hanno colpita in un modo che non mi aspettavo. Non condividerò qui la nostra conversazione, quanto la conclusione a cui mi ha portata la serie di riflessioni scaturita da quest'ultima.

A volte mi capita di avere dei pensieri a cui non do importanza e penso che finché rimarranno lì, bloccati nella mia mente, non saranno reali. Ogni tanto rispuntano, ma come se cercassi di convincermi che non esistano li incastro nuovamente in quegli angoli bui della testa.
Non si tratta di pensieri strani, non pensate male. Mi riferisco a cose molto semplici e banali, come ad esempio quando si pensa che sarebbe bello fare un tatuaggio, ma si considera anche il fatto che si ha assolutamente paura degli aghi o che si è estremamente indecisi e la scelta di un disegno che si avrà inciso sul corpo per tutta la vita sembra una decisione piuttosto importante.
Insomma penso abbiate presente quella paura che scaturisce nel momento in cui viene in mente un'idea che però in qualche modo si reputa "pericolosa" o complicata a lungo andare.

Io in genere cerco di scacciare via pensieri simili.
Ma poi mia cugina, in piena notte, in una di quelle conversazioni che dovrebbero durare in eterno, ha espresso quel mio pensiero nascosto e segreto ad alta voce. E nel momento in cui qualcuno pronuncia ad alta voce quelle paure  recondite, che spesso nascondiamo anche a noi stessi, si guarda davvero in faccia la realtà.

Il pensiero non sembra più un'idea di passaggio da poter nascondere come e quando si vuole perché diventa reale.

Da quando abbiamo avuto quella conversazione, non riesco a fare a meno di pensarci.
Per fortuna il mio pensiero nascosto non è così terribile una volta venuto allo scoperto, anche se da una sola persona.

Ora vedo questo pensiero serenamente, seppure in modo cauto e segreto.
E guardare a tutto questo come se fossi una persona esterna non mi dispiace.
Mi sento come un'adolescente che scopre emozioni nuove e procede con il desiderio e la paura di imparare di più.

Forse ho spiegato tutto in modo confuso e complicato, spero mi perdonerete per questo.

Ultimamente percepisco più del solito la difficoltà di mettere su carta il groviglio di idee che mi frullano in testa.

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