Venerdì 17. Un giorno che non so mai se reputare fortunato o sfortunato. Stamattina ho dovuto alzarmi presto per prendere il treno e andare a Roma per una visita medica.
Più puntuale del solito, una serie di sfortunati eventi mi hanno fatta andare a Roma da sola, a differenza dell'iniziale programma di andare insieme a mamma.
L'idea era quella di fare la visita e poi un giro per i mercatini di Natale.
I problemi sono stati il cancello che non si apriva, il parcheggio che non si trovava.
Ed è stato in parte divertente vedere mia madre sulla banchina mentre il treno partiva.Questa passeggiata per Roma mi ha fatta tornare un po' indietro nel tempo. Il treno, i mezzi affollati, strade assurde da prendere e il navigatore che se metto l'opzione passeggiata non funziona.
Strano, snervante eppure necessario. Nonostante fossi al centro di Roma, nonostante i programmi saltati, mi è sembrato come respirare.
Lontana da casa, lontana dalla confusione, lontana dai miei stessi pensieri mentre passeggiavo per una città che ho sempre amato e nella quale mi sembra sempre di tornarci per la prima volta.
È facilissimo ambientarsi, ma è altrettanto facile perdersi.La mia fortuna e sfortuna in questo giorno è stato lo scambio di telefonate tra me e la scuola. Mi ha chiamato mentre andavo a Roma e mi sarebbe piaciuto andare (in fondo una supplenza è sempre un evento fortunato) a tal punto che ho seriamente pensato di rimandare la visita e tornare indietro.
Ma quando ho richiamato la scuola per dare conferma, la scuola aveva già trovato un'altra supplente. Così sono tornata al mio piano iniziale e ho camminato fino al centro medico. Non mi sarei aspettata un'altra telefonata intorno alle 11.00 per andare immediatamente a scuola.Mi sarebbe piaciuto fare una supplenza oggi, ma il problema maggiore dei treni la mattina è che per due ore non passano.
Questo evento di per sé potrebbe essere ritenuto normalissimo eppure mi ha lasciata turbata. Nonostante la sua fortuna, mi è accaduto in un momento sfortunato.
Ma so che non è questo il reale motivo del mio turbamento.
Il mio problema è che cerco sempre approvazione.
Sono cresciuta con l'idea che lo studio fosse la cosa più importante.
E poi che lo studio e corsi formativi fossero la cosa più importante.
E poi che lo fossero anche l'esperienza e il curriculum pieno di cose.
E poi i progetti esterni, il lavoro, il futuro.Sono cresciuta seguendo questi obiettivi che mi sono stati imposti esattamente come vengono imposti a tutti.
Tutti vogliono diventare importanti, tutti vogliono ricoprite un ruolo tale da poter vivere in un certo modo.E per vivere in quel modo bisogna studiare, fare esperienza, lavorare e così via.
Io lo so che è importante.
Sono obiettivi che ho messo esattamente al centro della mia vita eppure mi sembrano lontanissimi e irraggiungibili.
Perché?
Perché ogni volta che ne raggiungo uno mi sento dire le stesse identiche cose. E sono stanca. Stanca quasi da non volerci provare più a raggiungerli.
Per esempio quando provo un esame, lo finisco e so che non è andato benissimo. Le parole dei miei sono: non hai studiato abbastanza; non ti sei impegnata; pensi sempre a uscire o a giocare; stai sempre a perdere tempo.E se invece l'esame va benissimo e prendo un voto buonissimo, la risposta tipo è: "bravissima, ora quando hai il prossimo esame?".
Mi dicono anche di prendermi un giorno di riposo e poi ricominciare.
Se ne prendo due già non va più bene.
Se nel giorno di riposo gioco ai videogiochi, allora significa che non mi sto riposando.Sono stanca. Tanto stanca.
Oggi è saltato fuori che non so parlare al telefono. Sì perché avrei potuto dire tutt'altro alla scuola e invece non ci sono riuscita.
Stavo pensando alla visita che rimando da mesi, nonostante mi dispiacesse dover rinunciare a una supplenza.
E per rimediare a quel dispiacere ho telefonato a mia volta, pronta a tornare indietro il prima possibile. Ma già era troppo tardi.E quindi eccola di nuovo questa fretta che mette il mondo e che mettono i miei.
So che è il loro compito. So che probabilmente mi comporterei anche io allo stesso modo da genitore.
Ma so anche quello che provo e sta diventando insopportabile il peso che mi porto dell'essermi laureata fuoricorso.Ma non è di questo che voglio parlare.
Oggi la mia giornata è iniziata male, ma è finita nel migliore dei modi possibili.
Sì perché da qualche tempo ho iniziato a recuperare i film della Marvel, ho quasi superato mio fratello e oggi sono andata al cinema per vedere l'ultimo film uscito: Spiderman 3.Sinceramente sono uscita più con la voglia di vedere i miei amici e di chiacchierare con loro che di vedere il film. Certo, avevo voglia anche di vedere il film, ma la maggior parte della mia motivazione ad uscire era per vedere loro.
E infatti mi sono aperta. Ho chiacchierato come non mai, da brava logorroica.
Che poi me ne pento sempre quando torno a casa.
Penso di aver parlato troppo e di aver esasperato le persone che ho attorno.È stato bello però chiacchierare con loro.
Ed è stata un'esperienza unica quella nella mia macchina con me al posto del passeggero e un amico alla guida.
È stata una serata magica nel vero senso del termine.
Una di quelle serate che non si dimenticano facilmente.Quasi alla fine del giorno ho colto un dettaglio. Ho colto il sorriso imbarazzato di chi non sa rispondere a una domanda delicata.
Una di quelle domande che vogliono risposte piene di se e piene di forse.Anche se nemmeno io riuscirei a rispondere, mi viene spontaneo ridere.
E ho iniziato a pensare a come potrebbe essere il mio futuro se prendessi determinate strade. A come sarebbe il mio presente se trovassi il coraggio di spiccare determinati voli.
Futuri possibili della mia immaginazione.
Dr. Strange mi ha condizionata particolarmente stasera.
STAI LEGGENDO
Dettagli quotidiani 2
SpiritualeDopo mesi e mesi di pensieri ho deciso di creare una nuova rubrica di dettagli quotidiani. Una rubrica che non ha obiettivi, non ha mete. Ha il solo scopo di condividere quotidianità e riflessioni. Quando dicono che la felicità è fatta di piccole...