IPMN.

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Pov's Chanel
Ed eccoci qua, al carcere minorile di Napoli, l'IPMN.
Scontato che ci sarei finita prima o poi, strano che non ci sia finita prima. La vita di un mafioso è così, e se non rispetti il codice, muori. Se vuoi essere libero, decidi di sfuggire a questo presente di merda, ma ti lasci la tua famiglia dietro, e così anche il tuo onore.
Mi piace uccidere la gente? No, ma quann chist song nfam sì, allor m piac.
Appena scesa dall'auto della polizia, vengo scortata da una guardia femmina, che si presenta con il nome di Liz.
"Cià nennè, ij song Liz e stong cu voi ragazze. Pe tutt cos c stong.", mi sembra simpatica, ma mai dire mai.
Le sorrido e le rispondo "Ij song Chanel Valletta, fors è megl ricr che pe qualunque cosa tu puoi cercare me, no il contrario."
A sentire il mio cognome vedo un leggero biancore, ma passo avanti; sono abituata a sentirmi il timore della gente addosso, e mi piace essere l'apice di questo.
Finalmente distolgo gli occhi da questa donna e guardo l'IPMN, e noto uno strano silenzio assordante, si sentono addirittura solo le poche cicale che sono rimaste da quest'estate. Grazie u cazz, me stann tutti guardann a me; maschi e femmine. Io non guardo nessuno, specie due occhi neri che conosco fin troppo bene. Lo sento, il suo è uno sguardo quasi indifferente, ma che so essere molto curioso del perché io sia qui, e so che in men che non si dica chiederà a tutti pur di sapere, senza chiedere a me. Orgoglioso del cazzo.
"Avit finit re alluccà?!", pronuncio in modo alterato. Odio essere fissata, pensano che sia una dolce ragazza entrata nella tana del lupo, ma non sanno che io sono nata dal lupo.
"We zucchero filato benvenuta in Paradiso!", urla un rossiccio attaccato alla rete. Una parola? Totalmente squallido, ma accettabile e "divertente". Di certo non il mio tipo, assolutamente.
Gli ammicco un simpatico occhiolino tanto per, mentre Liz mi prende per un braccio e mi trascina davanti alla loro rete, per arrivare alla porta di entrata e andare nell'ufficio della direttrice.
Mentre passo mi sento prendere per un polso, e riconosco subito quel tocco caldo, ruvido e grottesco.
"Pccrè, c rverimm.."
Ciro Ricci. Figlio della seconda famiglia più importante di Napoli insieme alla mia, la famiglia Ricci, in stretti affari con la mia; ma io e lui non ci siamo mai sopportati, soprattutto dopo il motivo per cui lui sta qui.
"Nun m toccà omm e merd.", mi strappo letteralmente via la sua mano dal mio polso.
"Puort rispett pccrè, cà dint cumann ij.", vedo che si scambia un sorrisetto con un suo amico lì vicino, vestito quasi nello stesso modo in cui lo è lui, ossia con una tuta e una maglietta della Versace, e il classico taglio ai capelli con la riga in mezzo.
"Fin a mo aviss cumannat tu, ma fors mo accumincn a cambià tutt e cos. Statt accort, strunz.", e me ne vado.
Non mi giro nemmeno per vedere la sua reazione, ma sento tutto il carcere in silenzio, sicuramente incuriositi da chi io sia per parlare così al loro "boss"; ma non sanno che io questo bulletto lo conosco molto, ma molto bene.
Mentre entro sento la rete vibrare, e poi la sua voce.
"Lo spettacolo è frnut. Facitv nu sfaccim re cazz vostri!"
Poverino, non è abituato a farsi smerdare pubblicamente. Beh, imparerà.
Sento le voci risuonare nel cortile mentre la porta mi si chiude alle spalle.
Liz mi scorta fino all'ufficio della direttrice, dove busso.
"Avanti.", sento.
Entro e subito un'aria calorosa, ma nello stesso tempo struggente, mi avvolge.
"Ciao! Piacere, sono Paola, la direttrice dell'IPMN. Tu sei Chanel, giusto?"
Mi accoglie con un sorriso gentile, che subito fa sorridere anche me.
"Ciao, si, sono io."
"Siediti pure, parliamo un po'!"
Mi invita a sedermi in una delle poltrone in cuoio davanti la sua scrivania, e io lo faccio.
"Bene Chanel, so che hai ucciso 2 uomini oggi. Posso sapere il motivo?"
Classica domanda. Perché uccidi? Perché fai questa vita? Classica risposta: "Direttrì, nun l'agg fatt tanto per, l'agg fatt pe na buona ragione, mi creda."
C'è una ragione se ho ucciso un uomo, due, tre, una donna. C'è una ragione.
Ma qual è? Si, Nazario non si tocca, ma avrei potuto magari ammazzarne uno, non due, o avrei semplicemente potuto vedere come stava Nazario senza uccidere nessuno e perdere tempo necessario per la sua vita.
"Chanel, guarda, voglio essere sincera con te.
Qui abbiamo tante storie diverse, tante ragioni diverse, ma la tua ragione, il tuo motivo, penso sia semplicemente dettato da qualcosa che non sai gestire. Forse la rabbia, forse un brutto ricordo.
Ma voglio che tu sappia che qui non sei sola e che quando vorrai io ci sarò. Va bene?"
Sorrido a queste parole. È davvero una brava donna, a modo, per bene. Lo si nota anche dai suoi meravigliosi occhi azzurri, che questa ha passato l'inferno, ma è riuscita a rialzarsi e a fare il culo persino al Diavolo.
"Vabbuò dirittrì."
"Riguardo la pena da scontare invece.. non penso tu sia stupida, dovrai stare qui un bel po' di tempo, forse uno, due anni. Ma ci sono delle attività che ti permetteranno in base al tuo rendimento di diminuire la pena, quindi ti consiglio di impegnarti."
"C prov, pur pcchè cà nun c vogl sta, preferisco andare a casa mia, ma mi prendo le mie responsabilità e ci sto."
"Fra un mese invece sosterrai il primo processo, e vedremo cosa dirà il giudice. Invece domani mattina potrai vedere i tuoi genitori durante l'ora dei colloqui  e potrai parlare con loro e con il tuo avvocato legittimo."
"Va bene direttrì, grazie."
Con i miei genitori.. non ci voglio manco pensà alla faccia di mio padre, ben che meno a quella di mia madre. Ma l'unico mio pensiero fisso è Nazario.
"Sa qualcosa riguardo mio fratello, ferito durante la sparatoria?", domando con un velo di preoccupazione che tento di celare.
"So solo che ora lo stanno operando, niente di più. Ma penso che potrai parlarne direttamente domani con i tuoi genitori.", mi sorride ancora e si alza.
"Puoi anche andare, Liz ti accompagnerà alla tua cella e ti farà conoscere le altre ragazze."
"Va bene, arrivederci direttrì."
La saluto ed esco, tornando con Liz indietro, dritta verso il dormitorio femminile, e dritta verso la mia cella, la mia gabbia.
"Uà e tu da ro si ascit?", mi si para davanti appena entro una ragazza, con un sorrisone stampato sulla faccia e dei lunghi capelli chiari; sembra una zingara, ma non ne sono certa.
"Piens ra o stess punt da rò si ascit pur tu.", rispondo con un'alzata di spalle. Meglio stare sempre sulla difensiva.
La vedo scoppiare in una grassa risata, insieme ad un'altra ragazza dentro la cella, con i capelli neri scuri e delle labbra carnose bellissime. Direi che se non fosse napoletana a prima vista, le avrei dato dell' asiatica.
"Vabbuò ij vag, fa amicizia Chanel m raccoman nun fa burdell da subito.", si raccomanda Liz.
"Nun t prumiett niente Liz.", le rispondo accennando un sorrisino. La vedo ridere ed andare via, facendomi rimanere sola con queste due ragazze, che intanto mi osservano curiose.

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