Scommettiamo? (Prima parte)

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Pov's Chanel
Oggi ci sarebbe dovuta essere questa fatidica "uscita in barca" di cui Pino tanto parlava da tutta la settimana. Non ero più abituata dopo Francesco ad avere un ragazzo, a parte Nazario, al mio fianco 24h su 24, e Pino mi sta facendo ritornare in mente tanti bei, ma dolorosi, ricordi che rimarranno sempre e solo tali, purtroppo. Forse posso fidarmi di Pino, ma non ne sono ancora sicura al 100%, purtroppo song fatt accussì.
"Nennè è or! U cumandant t'aspiett sott cu i uaglion.", mi viene a chiamare Liz.
Noto che mentre attraverso il corridoio, molte ragazze mi guardano male, contrariate dal fatto che io vada, ma loro no. Sfigate.
"Vai a fare la troia, Valletta?", mi rimbecca mentre passo davanti la sua cella, quella cap e cazz di Viola.
"No tesoro, non sto andando a rubarti il lavoro, tranquilla. Quello è tuo da tanto tempo, se vuoi avviso i tuoi clienti che oggi sei in pausa. Dai, lo sai anche tu che aropp nu poc e cosc fann mal a sta semp allargat."
Tutto il carcere scoppia a ridere; compresi i ragazzi che mentre erano giù mi hanno sentita.
Ovviamente la cosa non era voluta eh..
Ma chi vogliamo pià po cul! Ovvio che era voluta.
Quella mi ha rotto il cazzo, addà purtà rispett.
"Buongiorno comandà.", scendo le scale in tutta calma mentre mi dirigo verso i ragazzi, contenti di vedermi.
"Cià Chanè, tien e pall p essr accussì pccrella eh..
Mettiti in fila vicino a Pino va.", mi sorride.
"Grazie eh comandà.", rido e mi metto vicino al biondino, che mi abbraccia calorosamente, ed io stranamente, ricambio subito.
"Ciao nennè, comm stai? Te veg nu poc sciupat.", mi dice mentre mi tocca dappertutto per accertarsi che stia bene. Rido e gli fermo le mani.
"Pinù stong buon, tranquillo. Tu comm stai?", gli sorrido.
Okay questa cosa non va bene. Da quando sorrido così tanto, soprattutto di mattina?
"Sij bell quann rir nennè.", sento dire da dietro, e voltandomi noto Edoardo e.. Ciro.
Ovviamente la frase è pronunciata da Edoardo, che ringrazio con un cenno della testa rigirandomi subito.
"Pcchè nun m rà pur a me sti sorris? U saij ca si bell pccrè, nun serv nemmen c to ric.", sento sussurrare da dietro, scostando una mia ciocca di capelli.
Il suo alito caldo incenerisce nettamente il mio collo, e le mie narici, che sembra trovino ossigeno in quell'alito di menta e erba che lo contraddistingue.
"Nun sorrid a l'infam.", dico.
Me ne vado più avanti per non stargli vicino, ma lui si avvicina di nuovo, imperterrito, mentre aspettiamo fuori il carcere, l'auto che ci porterà al porto, dove prenderemo la barca.
"M'agg rutt u cazz Chanel, ij stong facenn tutt cos ma tu si na cap tost. A vuò capì ca ij c teng a te?! Nun putimm sta nsiem e capisc pcchè, ma ij c teng a te, assai.", mi prende le mani, mentre me le appoggia sul suo cuore, che batte forte.
"U sient pccrè? Sient.", me le preme di più sul suo cuore.
Cirù, chest m fa mal.. ma tu nun o può sapè. M'aie distrutt.
Scuoto la testa e lo allontano spingendolo di poco, ma quel poco si allontana da me e torno a respirare normalmente.
"Ciro, ij e te nun c sapimm, nun sacc quant vot te l'agg ric. Simm stat assiem, anzi, stev p ditt re sì quann me lo chiesi, ma aropp tu agg accis a Francesco. Perdoneresti un infame?", gli pongo l'ultima domanda in italiano, guardandolo dritto negli occhi.
"Facimm na sfida. Famm vrè se sij a stess Chanel ca conosc ij c tien e pall re fa na sfid."

Pov's Ciro.
So che non ho risposto alla sua domanda, non sono pronto a farlo. Ma oggi voglio starle vicino, sento questo bisogno carnale di averla qua, accanto a me.
Quindi ho inventato questa sfida, e conoscendola, i suoi punti deboli sono che quando una persona la sfida, lei non si tira mai mai indietro. Mai.
"Che vuò fa?", infatti domanda subito dopo. E i suoi occhi si illuminano, pieni di sana curiosità. Questa è la mia Chanel..
"Scommett ca nun me support affianc a te tutt oggi. Si vinc tu e m support tutt o juorn, ij t prumett ngopp a mammà c facc tutt chel che vuò tu. Tutto pccrè, tu chiedi e ij faccio. Però tu tien rà sta affianc a me tutt o juorn. Che ric?"
La vedo riflettere, assente. Ho anche un poco di ansia, è molto orgogliosa, quindi da una parte sicuramente è tentata a non accettare, ma dall'altra.. dall'altra c'è la sua vena di combattente che non muore mai.
Allunga la mano verso di me.
"C stong. Ma tu nun me tien ra tuccà, almeno che non lo faccio io."
Strunz.. però vabbuò.
Stringo la sua mano e le sorrido con fare da stronzo, avvicinandomi e mettendole le mani sui fianchi.
Lei ride e alza gli occhi al cielo, spostandomi le mani.
"Aiaia Cirù, nun capisc propr eh.."
Quanto sei bella Chanel..
"Sij tropp bell pccrè.", esclamo facendo un primo sorriso vero, il primo forse che faccio da quando sono rinchiuso qui.
Vedo che le sue pupille si dilatano leggermente, e le sue guancie si tingono di un leggero rossore.
"Ricci, Valletta, volete restare qua?", domanda il comandante, mentre tutti sono già saliti sul pullman arrivato da ben 5 minuti, tutti tranne Edoardo e Pino che stavano aspettando me e Chanel.
Le prendo la mano mentre camminiamo, ma nemmeno 2 secondi che lei la strattona.
"T'aggià ricuordà a scommess?", dico con un sorriso da stronzo, senza nemmeno girarmi a vedere la sua espressione. Sicuramente avrà alzato gli occhi al cielo, come suo solito.
Mi prende il braccio e lo avvolge intorno alle sue spalle.
"Sij prop tien ra fa caccos, u saij c man a man nun m piac, aropp divent tropp sdolcinat e nuje nun simm accussì.", esclama.
Mi ha sorpreso, lo ammetto. Sorpreso in modo positivo ovviamente.
Saliamo sull'auto e noto che Pino le ha riservato il posto, e lei mi guarda come per chiedermi se potesse o meno stare affianco a lui. Le faccio cenno di sì con la testa e lei si siede accanto a Pino, mentre io prendo posto due file dietro di lei, vicino ad Edoardo.
"C'aie cumbinat Cirù? Agg vist te e Chanel eh..", sorride e sembra quasi un bambino al quale è stato regalato un uovo di cioccolato a Pasqua.
Rido e mi giro una sigaretta, una per lei, e una per me.
"Tien na penn?", gli domando, ignorando le continue battute che fa su me e Chanel.
"Na penn? E arò a tir for ij na penn?", si domanda in modo retorico. Scuoto la testa.. e a pensare che sto scem addà dvenì pur padr..
"Cardio, a tien na penn?", domando allora girandomi verso Cardiotrap, che di solito scrive sempre e ha sempre delle penne con se' per comporre i suoi pezzi.
"Sì Cirù, tien pur.", me ne passa una nera con i bordi bianchi.
Gli faccio un cenno per ringraziarlo e mi giro, prendendo la sigaretta per Chanel.
"C vuò scriv sopr? Uà ma come siamo dolci, piccolo Ricci!", esclama di nuovo quella cap e cazz. Per certi versi mi ricorda tanto lui..
Rido e gli tiro uno scappellotto dietro la testa, mentre lui si unisce alla mia risata. Sembriamo due adolescenti a gli ultimi posti di un auto pronto a portare in gita una scuola, che fa casino e canta canzoni a squarciagola durante tutto il tragitto.
Nun sacc c scriver.. ma guardandola, forse cosa scrivere lo so già.

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