E pazziam!

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Pov's Ciro.
La mia vita da quel giorno cambiò drasticamente, dal giorno in cui uccisi Francesco, il mio migliore amico.
Lei mi odia per questo, e so bene che non potrà mai perdonarmelo, come d'altronde nemmeno io sono riuscito a farlo. Quindi perché dovrebbe farlo lei?
È scontato dire che mi manca, ma essendo fin troppo orgoglioso non penso che lo ammetterò mai. A me stesso sono riuscito a farlo, ma davanti quei suoi occhi, che ora tanto mi odiano e vedono come il nemico, non ci riuscirei mai.
Sapiss quant m manc pccrè..
"Pazziam a carte fratm?", entrano Pirucchio e Pino, e si siedono prima che io possa dire qualcosa con un mazzo di carte napoletane in mano.
"E ja pazziam nu poc. Vien cà eduà!", dico ad Edoardo, così che potessimo giocare insieme.
"A che pazziam? Scopone?", propone Pino e siamo tutti d'accordo.
Tuttavia questo rimane sempre un carcere, oltre allo giocare a carte e pensare, non fai molto durante la giornata.
"Comm sta Chanel?", domando a Pino in un momento del gioco cruciale per la finale della partita.
"Sta buon Cirù, ma u sacc c sott sott tien qualcosa, ma ess nun mo ric o saij comm è fatt.", sospira.
Eh lo so bene..
"Tu controlla che nun fa strunzat, e si succer caccos ringell a me e c pens ij.", asserisco portando a casa la prima scopa.
Edoardo mi batte la mano per congratularsi del primo punto portato a casa e Pirucchio sbatte una mano sul tavolo perché sta perdendo.
"Ja Cirù ij agg truvà qualcuno c riesc a battet in stu gioc e merd. T giur."
"Impossibile Pirù, so tropp fort.", mi vanto.
Amo essere sempre al centro dell'attenzione, ma questo non fa di me una persona egoista, solo un tantino modesta e con manie di protagonismo, ecco.
Ma non sono l'unico, anche lei è fatta così, per questo fin dall'inizio ci siamo appiccicati, per i nostri caratteri di fuoco. Forse lei anche più di me.
"Parlann re cos serie.. quando arriva il carico Cirù? Aie parlat cu Chiattil?"
Giusto. Fra una settimana arriva a Milano un carico di cocaina a mie spese e mi serve che il Chiattilo, durante il suo permesso di 48 ore, me lo porti a Napoli. Nun m ne fott comm farà, addà fa e bast.
"U caric arriva fra na settiman a Milan, e u Chiattil prim c esc c parl e glie ric tutt cos nun ve preoccupat uagliù.", annuiscono e riprendiamo la partita con una tranquillità che mai prima d'ora si era vista.
E sono sicuro sia anche opera di Chanel. Da quando sta qua i ragazzi sono cambiati, direi quasi "maturati". Edoardo vuole provare a stringere un'amicizia con lei, ma che cap e cazz non vuole per non stare a contatto anche con me, l'unico che è amico suo diciamo è Pino, che rispetto ad una settimana fa, prima del suo arrivo, era molto più iperattivo e meno tranquillo del solito. Ora grazie a lei ha ritrovato quella stabilità che da tempo gli mancava. Le donne.. alcune so na salvezza pe gli uomini.
Ma tu Chanel, tu sij a dannazion fatt person p me.
"C stai Cirù? Tocc a te.", torno al presente e rientro nel gioco, riprendendo a pazzià cu e cumpagn mij.

Pov's Chanel.
Sono in cella con Naditza e Silvia, e mentre parliamo vedo sbucare dentro la mia cella una testa rossa, Viola.
"C vuò mo tu?", domanda Naditza alzandosi dal letto dove era seduta, mentre ci raccontava gli episodi fra lei e o Chiattil, che ho scoperto si chiami Filippo ed era quel ragazzo di ieri in cortile vicino al Di Salvo.
"Non posso passare a fare un saluto alla mia amica Chanel?", domanda sorridendo.
Che donn e merd mamma mij.. accussì disperat p nu uaglion c l'agg sulament usat p chiavà.
Mi hanno raccontato tutto di lei e Ciro, e di cosa facevano prima del mio arrivo. Non so come a lui abbia minimamente potuto interessare lei, perché siamo stra diverse anche solo fisicamente parlando, poi cu chill caratter che tien ess.. figuriamoc prop.
"Che vuoi Viola?", domando alzandomi e posizionandomi a braccia incrociate davanti a lei.
"Come va con Ciro? Ho visto tanti sguardi, ma pochi fatti. Già ha trovato qualcun'altra da scopare in tua assenza?"
Chest sta giocann cu fuoc, ma s'addà sta accort c o fuoc bruc, eccom se bruc.
"Viola, sientm. Ij e te nun c sapimm prop, tu m stai ngopp u cazz ra u prim moment c'aggià mis pied cà rind. Quindi, questo te lo dico in italiano almeno lo capisci chiaro e torno e te lo stampi bene in quella testa di cazzo che hai, se vuoi avere vita facile qua dentro, t'addà mparà a purtà rispett p chi rispett l'agg tenut prim e te. Capì?", sorrido infine e mi risiedo sul letto.
Non sento una sua risposta, quindi deduco se ne sia andata.
"Amo' ignorala, davvero, si stancherà anche lei di darti fastidio prima o poi.", mi dice Silvia, che nel mentre prima che quella entrasse mi ha spiegato il motivo del quale lei stava qua.
Stava con questo, e ne era molto innamorata, ma lui le aveva detto di chiamarsi in modo sbagliato rispetto a come si chiamava realmente e le aveva anche mentito sul suo lavoro. Un giorno, mentre lei lo stava per raggiungere a Capri, mise della cocaina nella sua valigia e le guardie della dogana la sgamarono, portandola qui. Da quel momento in poi non ha più nè visto nè sentito lui, che intanto stava facendo questo sporco lavoro fuori con un'altra delle sue tante vittime, che venivano sbattute in galera al posto suo.
Che uomo di merda.. io tutto ho avuto da Ciro, ma sempre rispetto mi ha portato, con l'ultima cosa che ha fatto mi ha persa, ma mai mi ha trattata male quando stavamo insieme. Anzi, ij er a regin ro cor suo..
È da ieri sera che non vedo Pino, e un po' mi manca parlare con lui, lo ammetto.
Quindi decido di andare a cercarlo nella parte maschile dell'IPM, lasciando le mie due compagne di cella a spettegolare fra di loro.
Mi incammino verso la parte dei maschi, e non appena entro tutti mi accolgono con commenti poco desiderati e carini. Ma c t'aspiett ra l'animal?
"Uè nennè u saij c si tropp bell? Cchiù bel foss ncim u cazz mij."
"Te chiavass comm mai agg fatt."
"Che bel culo che tien pccrè. Chi te lo ha fatto, madre natura?"
E cose del genere.
Alzo gli occhi al cielo, e ignorandoli mi incammino verso l'ultima cella, quella di Ciro, dove vedo lui, Pirucchio, Edoardo e Pino impegnati in una partita di scopa, il mio gioco preferito.
Decido di stare zitta per un po' e di godermi la scena, fin quando loro non si sarebbero accorti della mia presenza.
"Ja Cirù nun val agg barat ammettilo!", sbotta Pino.
"N'ata vot scopon aviss fatt? Ja bast ij cu te nun c gioc cchiù!", dice Pirucchio alzandosi.
Ciro ha un'espressione divertita in viso, so che così facendo il suo smisurato ego starà ballando la salsa con tutte ste adulazioni. Edoardo invece è molto pensieroso, sicuramente starà pensando a quella ragazza che le piace, Teresa mi pare si chiami, come mi aveva detto durante un momento di gossip Silvia.
"Sij nun gioc tu, gioc ij cu iss. Sul ij e iss però.", esordisco.
Tutti si girano verso di me, e Pino sorride venendomi in contro e abbracciandomi.
Anche Ciro sorride lievemente appena mi vede, ma non appena vede Pino abbracciarmi gira la faccia dall'altra parte. Patetico.
"Nennè è impossibile, iss è tropp fort fidate e me!", mi dice Pino.
Rido.
"Ja pazziam allò."
"Vuò pazzià cu me pccrè? E pazziam su. Pirù da' la sedia a Chanel, vrimm nu poc c fa.", dice girandosi una sigaretta che accende subito dopo, porgendomela.
Io la prendo e faccio un tiro, per poi ripassargliela.
"È p te, ij me ne facc un'altra.", mi dice.
Allora la prendo e la tengo in bocca, mentre mischio le carte. Intanto gli altri chiamano tanta gente, che viene a vedere questa fatidica partita fra me e il boss dell'IPM.
"Sij sicur ra chell che fai nennè?", mi dice Edoardo, ridendo.
Lo guardo male, ma non gli rispondo.
"Lascial pierd eduà, sa' chell c fa. A uaglion è svegl e furb.", dice Ciro.
Sorrido interiormente a queste parole, mentre finisce di girarsi la sigaretta per lui e se l'accende.
La partita inizia, e l'aria che si respira sembra l'aria tesa di una partita dove in ballo c'è tutto.
In questo caso c'era la mia dignità sul tavolo, e da parte sua il suo egocentrismo.
O tutto o niente.
Passano i primi minuti e siamo in una situazione di parità, due scope a testa.
Basta che uno di noi due ne faccia un'altra per vincere la partita e portarsi a casa la posta.
"Chanel, a me dispiac, ma nun può pazzià cu me..", risponde sorridendo da stronzo, mentre prende tutte le carte sul tavolo che facevano il numero "8", lasciandone una, il "2" di denari.
"Tu ric Cirù? L'unic cos ca nun aviss mai capit e me è che nun bisogn mai sottovalutarmi. E dico, mai, perché potrei sempre sorprenderti."
Con questa frase, prendo l'ultimo "2" rimasto, con la mia carta uguale in mano, e vinco la partita.
Il suo sguardo si fa nero, e sbatte un pugno sul tavolo, mentre tutti nella stanza mi acclamano come se avessi appena vinto una battaglia invincibile.
"Uà nennè comm si fort!", mi abbraccia Pino, seguito anche da Edoardo, ma più lievemente, dato che teme un mio rifiuto.
Ma oggi sono completamente felice di aver stracciato quell'energumeno che abbraccerei anche lui, o forse no, decisamente no, mi so lasciata prende dalla foga.
Sisi Chanè comm ric tu..
"E brav pccrè, m'aie fatt fess.", mi sorride infine anche Ciro, dopo uno stato di rabbia iniziale.
"Cu te so semp stat brav a fatt fess.", e me ne vado, facendogli un occhiolino.

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