Lacrime e sangue.

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"La cosa più brutta mentre stai piangendo è che l'unica persona che può renderti felice è il motivo per cui stai piangendo."

Le lacrime scendevano veloci sul mio volto, veloci quasi quanto il sangue che usciva dal mio braccio. Eppure sorridevo, piangevo e sorridevo non sapendone nemmeno il motivo. Le sensazioni di quel giorno si facevano strada nella mia mente, facendomi sorridere. Il dolore che ho provato quando se ne è andato era impresso nel mio cuore, rompendolo sempre di più, facendolo faticare per il sangue che usciva, facendomi piangere per tutto quello che stavo provando, per quello che ho provato. Ed era proprio così, l'unica persona che poteva farmi felice in quel momento era Zayn Malik, il mio incubo e la mia felicità, il mio dolore e la mia salvezza, la mia malattia e la mia cura, la mia droga e la mia disintossicazione.

Cominciavo a vedere sfocato, stavo per svenire da un momento all'altro, ma sorridevo, sorridevo perché mi sentivo viva e non c'era niente di meglio. Non mi ricordo chi mi trovò e chi mi portò all'ospedale, so solo che mi svegliai in un lettino abbastanza familiare per i miei gusti. Ormai ero conosciuta da tutti in quel reparto e sapevo come si metteva anche una flebo tra poco. "Buongiorno" semtii sussurrare, quella voce l'avrei riconosciuta tra mille, era la mia infermiera preferita.

"Hey" dissi debolmente cercando di sorridere. "Sai chi mi ha portata qui per caso?" Chiesi.

"Non so il suo nome, era riccio con gli occhi verdi" disse soltanto per poi uscire dalla stanza. So chi era, era Harry Styles. Non mi andava molto a genio anche se ci ho parlato rare volte, ho solo capito che voleva qualcosa da me. Ci rimasi male, anche se non ne avevo motivo, volevo sentire il nome di Zayn, come tutte le volte in fondo. Volevo sentire che mi aveva portata lui qui, invece ogni volta sentivo il nome dei miei genitori, di mia sorella e quella volte potevo aggiungere il nome di Harry Styles alla lista.

"Tutto bene, piccola?" Come si permetteva di chiamarmi piccola? Se non fossi stata in quello stato sarei subito scesa dal letto e lo avrei preso a pugni seduta stante. Nessuno può chiamarmi 'piccola'.

"Non chiamarmi 'piccola', mi da sui nervi." Cerco di sembrare almeno un po' minacciosa, ma dovevo solo fare pena ai suoi occhi. Fare pena era l'ultima cosa che avrei voluto in quel momento.

"Non agitarti, piccola." Sussurrò. Prova ancora a chiamarmi 'piccola' e te la vedrai con me, pensai. Cercò di prendermi la mano, ma io lo scansai.

"Non chiamarmi 'piccola' e vattene da questa stanza." Dissi a denti stretti.

"Sarai mia prima o poi, Wilson." Disse andandosene arrabbiato. Non mi avrebbe mai avuta, nessuno mi avrebbe mai avuta. Era già tutto pronto per quel giorno, data, ora e biglietto da lasciare erano già stati decisi. Dovevo solo aspettare.

Sprofondai la testa nel cuscino, ma la rialzai quando sentii la porta aprirsi er una voce inconfondibile. "Stai bene?" Chiese quasi spaventata. Era la mia piccolina, la mia sorellina. Le feci cenno di venire di fianco a me, alzando debolmente le coperte. Non mi bastò dire niente che lei era già al mio fianco. "Perché sei così spesso in questa stanza?" Chiese guardando il suo orsacchiotto, era la cosa più dolce che io abbia mai visto.

"Mi piace" scrollai le spalle. "È un posto bello e silenzioso, proprio come piace a me." Lei mi guardò confusa.

"Ma qui ci vengono le persone malate, tu non sei malata"quasi non mi vennero le lacrime agli occhi. Non mi guardava ancora, era concentrata nel far muovere il suo orsacchiotto.

Mi ricordai quando anche io ero così, quando ero sempre felice e solare. Pensai a quello che avrei voluto sentirmi dire. Le presi l'orsacchiotto e ci giovai un po'. "Non lo so se sono malata sai?" Dissi. "So solo che a volte ho il bisogno di tornare in questo posto per pensare." Cercai di sorridere.

"Da grande voglio diventare come te" sorrise. In quel momento sentii il naso bruciare, come la gola. Notai solo in quel momento che aveva un foglio in mano. "La maestra ha detto che ti sarebbe piaciuto" mi porse un foglio ed io le ridiedi l'orsacchiotto.

'Mia sorella è fantastica, voglio diventare come lei un giorno. Mi fa ridere e sorride sempre con me, mi vuole molto bene ed io ne voglio molto di più a lei.

Molte volte però la sento litigare con mamma e papà, quando dovrei essere a letto. Dice che vuole stare da sola, che non vede l'ora di andarsene anche se io non capisco dove. Se ne va sempre sbattendo la porta e se per sbaglio le stringono un polso si ritrae e sembra che le faccia male, vorrei tanto sapere quello che nasconde sotto le maniche.

Porta sempre delle felpe larghe e d'inverno non porta mai le laniche corte, non fa mai vedere i polsi ed io vorrei tanto sapere perché. Molte volte torna da scuola e resta in camera sua senza scendere a mangiare. Mi dice sempre che ha già mangiato fuori e ormai mamma e papà non apparecchiano più per lei.

Vorrei sapere quello che fa in camera sua, lei mi dice che fa i compiti, ma torna sempre con le note per i compiti non fatti. Vorrei aiutarla quando sento dei singhiozzi dalla sua camera, ma devo starmene nella mia stanza a cercare di non pensarci, anche se è difficile.

Mia sorella avrà pure questi difetti, ma ha anche tanti pregi che se li scrivessi non ci basterebbe un foglio intero per scriverli tutti. Se scrivessi i suoi pregi dopo tutti vorrebbero una sorella come lei, ma lei è solo mia, mia e di nessun altro.

Voglio diventare come mia sorella da grande, così da fare invidia a tutti per la mia bellezza e simpatia. Tutti mi vorrebbero bene se fossi come lei. Non importa quali brutti momenti passino, lei sorriderà sempre e sarà sempre la miglior sorella maggiore di tutto il mondo.'

La abbracciai immediatamente piangendo, questo era un pianto di gioia, uno dei pochi della mia vita. "Ti voglio bene" la strinsi forte.

Pain. Z.M.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora