"Ero lì, in quel banco di scuola, non sola ma come se lo fossi, voci, urla, il caos più totale ma io ero lì ferma con lo sguardo perso, tutto il baccano mi sembrava lontano anni luce da me, come in una bolla fluttuante sopra tutto il resto, non mi importava nemmeno più di far sembrare di essere felice, c'ero solo io con me stessa e non è stato poi così male, non mi ha fatto paura, al contrario di altri che sono terrorizzati da un po' di solitudine, è stata la cosa più bella della giornata"
Ero esattamente così io, di fianco a me tutti urlavano e facevano casino, ma io non sentivo niente. Erano cambiate molte cose da quel giorno. Zayn aveva cominciato a non rivolgermi più la parola, anzi non me la rivolge già dalla terza media.
Tutte le urla non riuscivo a sentirle, solo un male atroce alle braccia, precisamente ai polsi. Eppure mi sentivo bene, quel male mi faceva stare bene, quel male mi faceva sentire viva.
La campanella mi faceva sobbalzare tutte le volte, quello era il segno che dovevo vederlo, era il segno del dolore. Era anche il segno della felicità, vederlo mi rendeva felice, una cosa abbastanza strana dato che mi metteva paura al tempo stesso, anche se ormai la paura non la sentivo più, non sentivo più alcuna emozione.
Quel giorno era solo, non c'erano gli altri ad aiutarlo, solo io e lui, lui ed io. Soli. Era da tanto che non eravamo così. "Malik, che piacere vederti" dissi ironica per stuzzicarlo. Nessuno lo chiamava per cognome, solo io quando ci parlavamo alle elementari e medie, e questo lo infastidiva già all'ora. "Come mai da queste parti?" Lui non disse niente, mi trascinò nello sgabuzzino e questo mi ricordò quell'episodio, quello che mi ha sconvolto la vita. Quell'episodio che girava sempre nella mia testa, mi tornava in mente quella sensazione, taglio dopo taglio, sempre più in profondità con la lametta sul braccio, la sensazione si faceva più forte, ed io mi sentivo più viva. Mi morsi il labbro a quel ricordo.
"Non farlo" sussurrò, come se non volesse che lo sentissi. Io lo feci di nuovo, per stuzzicarlo ancora di più. "Ti ho detto di non farlo!" Urlò sbattendomi contro al muro con una mano.
"Sennò che mi fai?" Gli chiesi facendolo di nuovo. "Mi fai male?" chiesi leccandomi il labbro inferiore.
"Non farlo mai più" ancora. Questa volte prima che potessi aprir bocca sentii di nuovo quella sensazione, una miriade di farfalle, elefanti, rinoceronti, dinosauri, si fecero spazio nel mio stomaco come se stessero facendo una festa. Avrei voluto stare così per, tipo tutta la vita. Misi un braccio dietro il suo collo e lo lasciai appropriarsi della mia bocca. "No, non posso" scosse la testa subito dopo.
"O-oh..." balbettai. "Sembra di essere tornati alle medie..." sospirai. "Adesso tu te ne andrai ed io resterò qui, come una scema a capire cosa possa essere accaduto." Aggiunsi pensando ad alta voce. Mi morsi il labbro per fermare le lacrime pronte a scendere sul mio viso.
Zayn
Era lì, davanti a me, stava per piangere, ed io non potevo fare nulla per impedirlo. Si morse il labbro, dio mio quanto avrei voluto che smettesse di farlo. L'avrei fermata all'istante, se solo non sapessi che era tutto così sbagliato, troppo sbagliato. Io, il classico bullo della situazione. Lei, la piccola vittima indifesa. Non può funzionare, viviamo in due mondi completamente diversi,ma così simili. A tutti e due piacciono due cose particolari del corpo; a me le labbra, a lei le mani. Non me lo sono dimenticato.
Lei non è scema, lei è la persona più forte e intelligente che io conosca. È un muro di mattoni, resiste a tutto, ma crolla anche con la cosa più piccola che esista. È la ragazza più bella che esista.
La picchiavo solo perché se non la potevo avere io, non la poteva avere nessuno, se non potevo esserci io al suo fianco non poteva esserci nessun altro.
*
"Ti va di scommettere, Malik?" Era lui, Styles. Lui voleva Emily tanto quanto la volevo io. "Se vinco io, dovrai trattare male Emily, se vinci tu lo dovrò fare io. Ci stai?" Avevo una buona mano, pensavo che sarebbe stato un gioco da ragazzi, e l'avrei tirato fuori dai rivali di Emily. Da bravo coglione accettai, non potevo pensare che avesse delle carte del genere. Mi ero giocato l'amore di Emily.
Poi cominciai a sentirmi meglio a picchiarla, sentivo che la allontanavo sempre di più da Styles, anche se non ne capivo il motivo: ero io quello che la trattava male, ma in fondo non ero a posto in quel periodo, anzi non lo sono mai stato.
Così eccoci qui. Non potevo averla io? Non la poteva avere nemmeno Styles.
*
Non so perché l'ho baciata, non so neanche perché sono stato così stupido da farmela scappare via. Non so come mai sentivo che volevo stare ancora con lei tra le braccia ma allo stesso tempo volevo allontanarla ancora da Styles e picchiarla di nuovo e di nuovo. Ma qualcosa in me mi diceva di tornare, tutto l'altro invece mi diceva di scappare e di rifugiarmi da qualche parte dove nessuno mi avrebbe potuto vedere. Scelsi la seconda.