Capitolo II: Umiliata e punita a dovere

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Prese il telefono, lo mise in modalità aereo, lo appoggiò sul tavolino vicino al divano e torno a guardarmi. Dovevo essere uno spettacolo indecente: una ragazza di vent'anni ridotta in lacrime dalla promessa di una sculacciata. "È inutile che piangi, non riceverai nessuno sconto. Ora spogliati così alle 4 puoi iniziare a studiare" sibilò la mia amica entrata in modalità istitutrice. Feci quanto richiesto. Mi alzai, mi abbassai i pantaloni alle caviglie e gli slip alle ginocchia, rivelando il mio sesso ben rasato, e mi stesi sulle sue gambe.
"Bene Alison. Eccoci qui. Non sei stufa di ritrovarti sempre in questa posizione?" mi apostrofò.
"Sì Signora." sussurai imbarazzata. "Non sembra però. Se lo fossi ti comporteresti come una ragazza adulta e non come una bambina di 10 anni. Ma non ti vergogni? A vent'anni le prendi ancora sul sedere perché non ti comporti bene."continuò la mia aguzzina.
"Mi scusi Signora." mi sentii costretta a rispondere.
"Non solo mi hai disubbidito, mi hai anche mentito. Direi che possiamo cominciare. Non voglio certo sottrarre del tempo allo studio." disse la donna e dopo aver ricevuto la mia risposta, ovviamente affermativa, colpì il mio sedere con la mano destra.
Era iniziata. Strinsi i denti per non gemere di dolore. Una serie di colpi ritmata e cadenzata si abbatté sul mio sedere mandandolo letteralmente a fuoco. Piansi e la supplicai più volte di smettere ma nulla, non si fermò. Dopo avermi punita a dovere con la mano smise e iniziò ad accarezzarmi la schiena per calmarmi.
"Coraggio piccola mia. È quasi finita. Devi solo portarmi la spazzola di legno e tornare a stenderti sulle mie ginocchia."disse.,  "Sì Signora" replicai alzandomi e andando a prendere lo strumento richiesto. Tornata in salotto però, prima di consegnarle l'oggetto del mio supplizio, la guardai supplicante. "Sai che ti serve. Torna in posizione." fu la risposta alla mia domanda inespressa. Rassegnata tornai sulle sue ginocchia e lei non perse tempo. Le mie natiche vennero colpite entrambe una trentina di volte, riducendomi in lacrime un'altra volta. Quando finì mi fece alzare e mi indicò l'angolo della stanza. "Naso contro il muro e non ti muovere finché non torno". Umiliata come una bambina di 5 anni... Rimasi lì per mezz'ora.
"Richiama i tuoi. Hanno provato a chiamarti."
Feci la chiamata più umiliante di tutta la mia vita. Kate era dietro di me con la spazzola in mano dava dei colpetti sul palmo della mano sinistra, io ero impresentabile con i pantaloni e le mutande calate dissi a mio padre che stavo studiando e per evitare distrazioni avevo spento il telefono poi chiusi la chiamata e la voce della donna mi riportò alla realtà: "Ricomponiti, ti aspetto in cucina, ho già preso i libri. La spazzola ci farà compagnia." Mi avvertì e si avviò verso la cucina.
Quella sera mangiammo cinese guardando un film. Fui riaccompagnata a casa mia e quando entrai in camera crollai sul letto e mi abbondonai ad un sonno profondo.

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